Le promesse di Xi Jinping a Donald Trump

Il 10 aprile, Xi Jinping – al Forum per l’Asia della città di Boao – ha tenuto un discorso di notevole apertura nei confronti degli Stati Uniti. Al quale Donald Trump ha risposto, con uno dei suoi tweet, ringraziando il leader cinese. Lo scambio di messaggi tra i due presidenti sembra proseguire le discussioni sulla lotta commerciale tra i due Paesi, ma lasciano anche spazio a un possibile negoziato nel prossimo futuro.

Durante il Forum, Xi ha delineato tre punti importanti per l’apertura del commercio cinese, che riguardano lo standard da raggiungere per le società straniere che vogliano entrare nel mercato cinese: l’ampliamento delle importazioni, il tema della proprietà intellettuale e l’ambiente favorevole agli investimenti.
Anche se nei quaranta minuti di discorso il leader cinese non ha menzionato direttamente il conflitto commerciale con gli Usa, ha toccato proprio i temi più cari al presidente americano, come l’aumento delle importazioni e sopratutto la protezione della proprietà intellettuale per fornire un ambiente più trasparente, con regole e norme chiare per gli investitori stranieri: «Incoraggiamo le collaborazioni tecnologiche tra le aziende cinesi e quelle straniere. Proteggiamo la proprietà intellettuale delle compagne straniere in Cina».

A queste parole il presidente Trump ha twittato ringraziando ed esprimendo fiducia per una prossima collaborazione con Pechino.

LA CASA BIANCA VUOLE DA PECHINO AZIONI CONCRETE

Lo stesso giorno, alla Casa Bianca si è tenuta una conferenza stampa di apertura rispetto all’impegno assunto da Xi: Sarah Sanders, portavoce della Casa Bianca, ha detto: «Certamente siamo incoraggiati dalle parole del presidente Xi. Lo consideriamo un buon segno per andare avanti nella direzione giusta […] Speriamo che non siano soltanto belle parole. Stiamo aspettando procedure e azioni concrete».

L’amministrazione Trump ha proposto 150 miliardi di dollari di tasse per gli articoli importati dalla Cina come contromisura al furto di proprietà intellettuale. Quando è stato chiesto quale azione il regime cinese potesse intraprendere per evitare di pagare questa multa, Sarah Sanders non ha dato una risposta chiara, commentando solo che «questo farà parte dei negoziati privati tra gli Stati Uniti e Cina».
Alle domande sull’andamento dei negoziati Usa-Cina la Sanders ha ribadito che il focus è che gli Usa devono essere sicuri delle fine dei comportamenti commerciali scorretti e dannosi finora tenuti dal regime comunista cinese.

PIU’ NEGOZIATI IN FUTURO?

Il 10 aprile 2018, le tre borse americane hanno chiuso con notevoli rialzi: il Dow Jones è aumentato di 400 punti, e ha chiuso con +1,79 percento ; lo S&P è salito a 43,71 punti con +1.67 percento; il Nasdaq composite è arrivato a 143,96 punti con il + 2,07 percento.
Kit Juckes, uno stratega macro globale di Société Générale, ha dichiarato che dalle cifre delle borse, si vede bene che la guerra commerciale non è arrivata ad alti livelli ancora.

L’economista cinese David Qu, presso il gruppo della banca di Australia e Nuova Zelanda, sostiene che il discorso del presidente Xi non sarebbe tanto una risposta diretta sulla tassa proposta dagli Usa, ma più una conferma del desiderio di instaurare ulteriori negoziati nel prossimo futuro.

Sean Yokata, responsabile strategico di Singapore Seb Asia, commenta dicendo che prima giravano delle voci che sostenevano il Pcc volesse svalutare lo Yuan come arma nel conflitto commerciale con gli Stati Uniti. Ma sembra si trattasse solo di ansia momentanea diffusasi sul mercato: Yakota non crede che il Pcc voglia davvero svalutare lo yuan e causare così un’escalation nel conflitto commerciale con la Superpotenza.

Altri opinionisti sono più cauti: Chaoping Zhu, esperto di strategia del mercato globale di JP Morgan, crede che il Pcc abbia proposto tante misure, ma non per questo la sua politica sarebbe cambiata: «servono più negoziati per risolvere il conflitto commerciale tra la Cina e Stati Uniti».
Il commentatore Heng He spiega come il Pcc probabilmente abbia già fatto molte promesse simili, quando la Cina è stata ammessa nell’Organizzazione Mondiale del Commercio: «il punto è metterle in atto concretamente. Non aggiungere altre promesse».

 
Articoli correlati