Le Monde: Pechino spia l’Unione Africana

Un recente servizio del quotidiano francese Le Monde ha rivelato che il regime cinese avrebbe trasferito segretamente dei dati, dalla sede dell’Unione Africana (Ua) verso un server di Shanghai.
L’articolo cita fonti anonime interne all’Ua, secondo le quali nei computer della sede sarebbero state installate delle porte di uscita, che ogni notte trasmettevano dati (comprendenti anche informazioni classificate) a un server cinese. A far suonare il campanello di allarme, un fenomeno insolito: tutte le notti tra mezzanotte e le due del mattino il livello di utilizzo dei sistemi aumentava in modo considerevole, nonostante l’edificio fosse praticamente vuoto.

L’edificio della sede dell’Unione Africana, si trova ad Addis-Abeba in Etiopia, è costato 200 milioni di dollari, ed è stato finanziato e costruito dal regime cinese, quale ‘dono’ allo Stato africano. La struttura è diventata operativa nel gennaio del 2012, e Le Monde sostiene che «secondo numerose fonti interne all’istituzione, tutti i contenuti sensibili potrebbero essere stati spiati dalla Cina dal gennaio 2012 al gennaio 2017».

 

Riunione dei capi di stato africani presso la sede dell’Unione africana il 21 dicembre 2017. (Solan Kolli / AFP / Getty Images)

In seguito a questa scoperta, nella sede dell’Unione Africana sono stati cambiati i server e il personale ha iniziato a utilizzare comunicazioni in codice. Nel luglio 2017 inoltre, esperti algerini sono stati incaricati di ‘ripulire’ l’edificio dai microfoni, che erano stati nascosti nelle scrivanie degli uffici e all’interno dei muri.

Secondo Reuters, durante il vertice annuale dell’Ua tenutosi ad Addis Abeba il 29 gennaio scorso, i responsabili cinesi e africani riuniti per l’occasione, hanno smentito le notizie riportate dal giornale francese: Kuang Weilin, ambasciatore cinese presso l’Unione Africana, le ha qualificate «ridicole e assurde».
Il presidente ruandese Paul Kagame, che quest’anno ricopre l’incarico di presidente dell’Unione africana, ha dichiarato di non essere a conoscenza di alcun controllo da parte del regime cinese: «Non penso che ci siano cose fatte qui, che noi vorremmo nascondere alla gente. Non mi preoccupa essere spiato qui dentro».

A partire dagli anni 90, il regime comunista cinese ha fatto enormi investimenti nei Paesi africani per approvvigionarsi di materie prime, e le Nazioni Unite hanno ripetutamente sollevato degli interrogativi sul fatto che gli investimenti di Pechino possano realmente portare benefici a questi Stati. Il regime cinese ha infatti tentato anche di influenzare le politiche dei Paesi africani ricorrendo a iniziative del cosiddetto ‘potere sottile’, per esempio disseminando il continente di istituti Confucio, uno degli strumenti più efficaci per la promozione del programma geopolitico di supremazia globale che il regime cinese sta perseguendo ormai da diversi anni.

Per approfondire: 

 

Articolo in inglese: China Spied on African Union Through Headquarters Building It Constructed, According to French Newspaper

Traduzione di Francesca Saba

 
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