Le ‘infinite vie’ dei ladri del Pcc

I dirigenti del Partito Comunista Cinese hanno la storica abitudine di rubare enormi quantità di denaro. Non è un mistero, se non altro per la guerra alla corruzione che Xi Jinping combatte da quando è salito al potere. Il ‘segreto’ è semmai dove vada a finire questo mare di denaro sottratto alle tasche dei cinesi e all’economia del Paese.

Poiché si tratta di fondi di provenienza illecita, i funzionari corrotti ovviamente sanno che è sconsigliabile depositarli in banca, e danno quindi grandi prove di creatività nell’individuazione di nascondigli sicuri per i propri malloppi.

La questione dei ‘nascondigli creativi’ cinesi è emersa in seguito a una notizia diffusasi recentemente su internet: un abitante di Harbin, nel corso della ristrutturazione della propria abitazione, ha scoperto una considerevole quantità di banconote nascosta nei muri. Il precedente proprietario aveva ammassato nelle pareti l’astronomica cifra di 140 milioni di yuan (circa 18 milioni e 300 mila euro). Alla diffusione della notizia, il popolo di internet cinese ha ovviamente pensato all’ennesimo funzionario del Pcc ladro.

Nel settembre 2017, la Commissione centrale per l’ispezione disciplinare (l’ente anticorruzione del Pcc) si è servita della Tv di regime Cctv per divulgare un caso specifico di corruzione, rivelando come Xu Jianyi (dirigente del Partito ed ex Amministratore delegato della casa automobilistica cinese Faw Group) abbia nascosto il proprio ‘tesoretto’ alla perquisizione della polizia: quando ha saputo che gli agenti dell’anticorruzione gli avrebbero fatto visita, ha infilato orologi e lingotti d’oro nelle scatole di tè. Dopodiché, Xu ha tentato di nascondersi in un albero del giardino della sua villa.

(Liu Jin/AFP/Getty Images)

Ma i media cinesi riportano anche numerosi altri casi: un vicecommissario corrotto della provincia di Shandong ha intascato 5 milioni e 580 mila yuan (circa 730 mila euro) di fondi pubblici (depositando i soldi in 37 banche diverse, e sotterrando ricevute ed estratti conto nel giardino di casa); il vicepresidente di un’azienda di Tianjin invece, ha nascosto i soldi rubati dietro gli specchi, nel frigorifero e nei contenitori del riso (i Rolex invece erano custoditi nei pacchi degli spaghetti); un altro boiardo di Stato corrotto ha occultato un numero imprecisato di portafogli nelle spaccature di alberi, in una risaia, sotto le tegole del tetto e perfino sotto dei cumuli di letame (in questo caso, sì: pecunia olet!).

Chi invece non riesce a trovare dei buoni nascondigli, se li inventa: Li Guoyu, direttore dell’Ufficio autostradale di Ganzhou, ha fatto astutamente trasformare diverse bombole di gas butano in modo da potervi infilare le banconote (per evitare sospetti, le bombole potevano essere utilizzate normalmente).
Altri hanno fatto le cose molto più in grande: hanno affittato/comprato interi appartamenti al solo scopo di trasformarli in caveau: nella città di Hohhot, il vicedirettore dell’Ufficio ferroviario Ma Junfei ha comprato una serie di ‘seconde case’ a Pechino e a Hohhot, e le ha imbottite rispettivamente con: 88 milioni di yuan (circa 11 milioni e mezzo di euro), 300 mila euro, 4 milioni di dollari americani, 270 mila dollari di Hong Kong (circa 28.500 euro) e più 43 chili di oro per un valore di circa un milione e 700 mila euro. E ancora: quando nel 2014 il dirigente del Pcc della provincia di Guangdong Zhu Minguo è stato incriminato, le autorità gli hanno trovato in casa contanti e oro in quantità sufficiente a riempire perlomeno dieci automobili (alcuni pacchi di banconote erano nascosti da così tanto tempo da essersi ormai ammuffiti).

Altre sanguisughe del denaro pubblico, hanno invece preferito la tradizionale ma sempre valida strada del trasferimento fisico di fondi all’estero. Nel 2014, un inserto economico del Quotidiano Popolo citava i dati di un ricercatore del Centro di ricerche per l’introduzione dell’onestà nella politica (il nome di questa organizzazione vale più di un trattato di educazione civica) dell’Università di Pechino, secondo cui più di 10 mila funzionari cinesi sarebbero fuggiti all’estero, portando via nelle proprie valigie circa mille miliardi di yuan in contanti, cifra pari a oltre 130 miliardi di euro.

 

Articolo in inglese: Chinese Corrupt Officials Get Creative With Ways to Hide Their Embezzled Cash

Traduzione di Francesca Saba

 

 
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