Le infiltrazioni deI Pcc in Occidente

Di Alessandro Starnoni

L’ombra nera del Partito Comunista Cinese arriva a soffocare la libertà del popolo cinese perfino in Occidente.

Esempio emblematico arriva dal New York Times, che recentemente ha riportato come una mattina di settembre del 2016, Zhuang Liehong, un cinese trasferitosi a New York, abbia ricevuto una telefonata inquietante da un prigione cinese. A chiamarlo era il padre che, dopo avergli spiegato di essere stato arrestato per aver partecipato a una manifestazione di protesta nella città di Wukan, sotto minaccia della polizia gli diceva: «Figlio mio, ferma tutto quello che stai facendo […] potresti danneggiare gravemente la tua famiglia».
Ma la telefonata del padre era solo l’inizio: nei mesi successivi Zhuang Liehong ha continuato a ricevere chiamate minatorie del Pcc, mentre tutti i suoi amici in Cina venivano pedinati e perseguitati dai poliziotti. Ogni volta che Zhuang chiamava un amico, questo finiva nel mirino della polizia.

Zhuang Liehong, 5 anni fa era il leader delle manifestazioni di protesta nella città cinese di Wukan, durante le quali i contadini lottavano per riavere la propria terra, che era stata di fatto rubata dai funzionari locali del Pcc, a loro volta collusi con gli appaltatori delle terre che comprano e vendono appezzamenti per conto del governo (di solito per edificarvi).
Nel 2014 Liehong è riuscito a fuggire a New York, e da allora pubblica su Facebook le foto che riceve da amici e parenti in Cina per denunciare la repressione dalla polizia contro le manifestazioni dei contadini di Wukan.

Il Pcc non ha mai smesso di tentare in ogni modo di mettere a tacere ogni voce di dissenso: arresta avvocati dei diritti umani, attivisti per i diritti delle donne, giornalisti e attivisti pro-democrazia e chiunque non si uniformi al dogma del pensiero unico comunista (il budget della cosiddetta ‘Sicurezza interna’ cinese è più alto di quello per l’esercito).
Aumentando la pressione della persecuzione in Cina, il Pcc ha allungato i suoi tentacoli ben oltre i propri confini, per controllare e imbavagliare i suoi cittadini o ex cittadini anche quando vivo all’estero in nazioni democratiche. Nulla di strano: la priorità per il Partito Comunista Cinese è eliminare ogni categoria scomoda, che non si allinei ai suoi diktat: intellettuali, uomini d’affari fuggiti all’estero, ex-magistrati e attivisti dei diritti umani.

I casi sono numerosi. Come l’ex giudice cinese esule in Canada Xie Wendong, che ha denunciato l’arresto della sorella e del figlio dalla polizia in Cina: il Partito ha persino mandato un avvocato in America per convincerlo a ritornare nel suo Paese, e ha minacciato di arresto la sua ex moglie se non fosse riuscita a convincerlo a tornare.
Altro caso è quello della madre di un altro ‘esule’ cinese in Finlandia, Jin Zhaoyu: l’anziana donna è stata arrestata a Zhengzhou per il solo fatto di essere praticante del Falun Gong (o Falun Dafa) una via spirituale improntata ai principi di verità compassione e tolleranza, che in Cina è sanguinosamente perseguitata dal Pcc fin dal 1999.
Jin ha fatto varie manifestazioni in Finlandia per chiedere il rilascio di sua madre. Il 22 settembre 2010, ha ricevuto una lettera dalla polizia di Zhengzhou in cui lo si minacciava che se avesse «continuato cosi», sua madre «avrebbe fatto una brutta fine». Era stato anche informato che la madre si trovava in gravi condizioni di salute. Inoltre gli agenti dell’Ufficio 6-10 (la Gestapo cinese istituita dall’ex leader del Pcc Jiang Zemin per reprimere e annientare, in spregio a ogni legge, il Falun Gong) hanno sequestrato anche il ricavato dalla vendita di due case di proprietà nella città di HaiKou e usato un suo amico per fargli sapere che nel caso «volesse sapere dove si trovasse la madre, doveva contattare immediatamente e direttamente l’Ufficio 6-10».

Il Laboratorio del cittadino dell’Università di Toronto ha pubblicato un rapporto a gennaio 2018, in cui ha annunciato di aver registrato con prove concrete il risultato di 19 mesi di tentativi di phishing a opera del Pcc, dirette contro vari gruppi di tibetani, contro Epoch Times e contro i membri della comunità uigura ( etnia cinese minoritaria generalmente di religione musulmana). Il phishing è stato attuato nel tentativo di ottenere informazioni sensibili (accesso agli account, password, carte di credito) creando siti falsi che replicavano quelli di vari tipi di organizzazioni ritenute di solito affidabili.

Non pochi studiosi americani hanno confermato che il phishing e i virus informatici sono due modi comuni che il Pcc usa abitualmente contro i propri ‘nemici’ al di fuori della Cina, insieme a metodi striscianti quali ad esempio la manipolazione degli studenti cinesi all’estero.
Gli studenti cinesi sono infatti uno dei mezzi preferiti per allungare le mani sugli altri Paesi: in marzo 2018 la rivista Foreign Policy ha svelato la misteriosa relazione fra l’associazione studentesca cinese Cssa (Chinese Students and Scholars Association) e il Pcc. Uno studente cinese ha detto a Radio Free Asia di aver ricevuto una chiamata in cui gli veniva chiesto di diventare un infiltrato del Partito Comunista Cinese allo scopo di spiare gli altri studenti cinesi e gli attivisti.

Un altro esempio di queste manovre, è stato Il 18 settembre 2017, quando alcuni praticanti della Falun Dafa hanno manifestato vicino all’Università della Georgia per chiedere di fermare la persecuzione della Falun Dafa in Cina: il consolato cinese locale ha cercato di interferire con l’attività proprio tramite i ‘volontari’ del Cssa dell’Università della Georgia.

Il governo americano ha messo in guardia a più riprese sul pericolo di queste infiltrazioni mimetizzate da parte del Pcc. I funzionari dell’Fbi confermano in questo senso lo stato di massima allerta, e che sono pronti a colpire le spie infiltrate dal Pcc come studenti.
Il Washington Post ha a sua volta riportato le parole di un funzionario di alto livello del governo Trump, il quale ribadiva che il governo americano sta agendo contro le attività di infiltrazione del Partito Comunista Cinese negli Stati Uniti.

 

 
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