Le illusioni perdute, apprezzare la bellezza prima che salpi via

Le arti tradizionali come viaggio interiore nelle nostre anime

Di Eric Bess

A volte lasciamo che le opportunità scivolino via, dimenticando che la nostra vita scorre e finisce in un batter di ciglia.

Spesso parliamo con gli amici del ‘senno di poi’. Chi non ha mai pensato: «Se potessi tornare indietro, lo farei in un altro modo», oppure «se avessi saputo allora quello che so adesso»?

Addentrarsi in questi pensieri può lasciarci sia preparati a un futuro più ponderato, o renderci malinconici del nostro passato.

Il dipinto di Charles Gleyre Le illusioni perdute (chiamato anche La sera) illustra quella malinconia e quella riflessione che possono derivare dalle opportunità mancate.

Le Illusioni perdute', (1865 - 1867), di Charles Gleyre
‘Le Illusioni perdute’, (1865 – 1867), di Charles Gleyre e Léon Dussart. Olio su tela, 34 x 59 pollici. Walters Art Museum. (Pubblico dominio)

Charles Gleyre e ‘Le illusioni perdute’

Gleyre è stato un artista svizzero del 19esimo secolo che ha dipinto soprattutto in Francia. Ha impiegato la sua formazione accademica per produrre dipinti romantici, uno dei quali è il suo più famoso, Le illusioni perdute.

Le illusioni perdute è stato dipinto in seguito a una visione che l’autore ha avuto da giovane sulla riva del Nilo, durante i suoi viaggi in Egitto. Nel 1843, all’età di 37 anni – quasi 10 anni dopo quella sua allucinazione – Gleyre ha dato vita a Le Illusioni perdute, per poi presentarlo al Salon dell’arte a Parigi, ricevere una medaglia d’oro e vedere il suo dipinto acquistato dallo Stato francese.

La versione qui raffigurata è una riproduzione dipinta nel 1867 da Gleyre e dal suo allievo, Léon Dussart, su richiesta dell’uomo d’affari americano e collezionista d’arte William Thompson Walters.

Il quadro mostra un uomo alla destra della composizione, che abbassa la testa e le spalle in segno di tristezza. La luna nel cielo che appare violaceo e dorato suggerisce che è il crepuscolo, e la luce del sole al tramonto contorna la sagoma dell’uomo, rendendolo quasi un’ombra nel buio. Ha posato la sua lira a terra al suo fianco, mentre siede sul molo e guarda una barca che porta via una dozzina di figure.

Le altre figure, a differenza dell’uomo, sono illuminate in modo tale che tutte le loro caratteristiche risaltino e siano visibili; è come se una fonte di luce distinta le illuminasse.

Tutte le figure sulla barca sono donne, tranne Cupido, che guida la barca. Le donne appaiono attive, suonano strumenti musicali, leggono poesie e battono le mani. Quelle meno attive ascoltano e guardano le altre. Cupido lascia cadere petali di fiori nell’acqua mentre la barca lentamente si allontana.

Apprezzare la bellezza

Ci sono alcuni aspetti di questo dipinto e dei suoi significati che appaiono ovvi.

L’uomo guarda tristemente queste donne artiste che si allontanano. Potrebbe semplicemente simboleggiare l’essere umano che osserva i suoi desideri giovanili mentre vengono trasportati via dalla corrente della vita, quando il crepuscolo della sua esistenza stessa si avvicina?

Cupido, una tipica rappresentazione dell’infatuazione e dell’amore appassionato, sta gettando petali nell’acqua come se questi petali rappresentassero opportunità di relazioni romantiche mancate.

Un altro livello di significato è che le donne, simili a muse, sono tutte rappresentazioni delle forme d’arte che trasmettono la bellezza: si allontanano come se l’uomo si fosse perso le bellezze della vita, una perdita che lo avvolge nella malinconia che ora sperimenta.

E cosa gli avrebbe causato questa grossa perdita? Potrebbe essere stata la sua lira, che ora ha messo al suo fianco? È possibile che abbia passato così tanto tempo a inseguire il virtuosismo con la sua lira che si è dimenticato di vivere? Si è così tanto distratto da non notare la bellezza intorno a lui, bellezza che solo ora riconosce mentre fugge nella notte della vita?

Tutto questo potrebbe essere vero, ma questa interpretazione sembra lasciar da parte una prospettiva diversa suggerita dal titolo del dipinto. Non dimentichiamo infatti che Gleyre si riferisce a tutto quel che è «perso» come «illusioni».

Per gli artisti romantici, l’illusione era fondamentale, un peso necessario per bilanciare quella ricerca estrema della verità scientifica nei secoli 18esimo e 19esimo. La fantasia, l’immaginazione e le cose belle che affascinano lo spirito umano erano state sacrificate per lasciare spazio a uno studio scientifico oggettivo e razionale.

Forse la malinconia provata dall’uomo non si limita alla sua personale perdita. Forse è emblema di un’epoca che ha perso l’accesso alle cose belle, che un tempo rinvigorivano lo spirito umano.

Queste cose belle – la poesia, la storia e la musica – che una volta erano incarnate dalle muse e che hanno caratterizzato grossa parte della storia dell’umanità, sono forse state gettate via dall’avvento di una fredda e calcolata ricerca delle verità scientifiche? Oppure, queste muse, sentendo che non c’è più posto per loro, stanno salpando per un luogo, un tempo, un’epoca che le apprezzerà di nuovo?

È per questo che l’uomo posiziona la sua lira al suo fianco? È perché forse c’è una mancanza di interesse o apprezzamento per le sue attività musicali e la sua arte, in un mondo che sta diventando sempre più freddo, analitico e scientifico? È questo estremo scientifico la fonte della sua malinconia?

Ed è quasi in ombra perché le verità scientifiche, percepite come universali, oscurano la sua individualità unica, intrinseca al suo apprezzamento della bellezza e delle attività creative? Oppure è messo in ombra perché la creatività non riguarda tanto l’auto-espressione, quanto la bellezza in sé e per sé, da cui l’illuminazione sulle figure nella barca?

In effetti forse questo dipinto non è un attacco alla scienza di per sé, ma una testimonianza della perdita causata da quell’estrema oggettivazione fredda e calcolata causata dallo scientismo: una perdita alla quale guarderemo indietro con l’adagio: «Se avessi saputo allora quello che so ora…».

Infine, forse questo dipinto serve invece come incoraggiamento a guardare il futuro con attenzione e una maggiore riflessione, con una ritrovata consapevolezza e apprezzamento per la bellezza incorporata nello spirito umano, una bellezza le cui ‘illusioni’ servono a bilanciare gli estremi scientifici.

Il messaggio e il suo avvertimento sono toccanti e incoraggiano la riflessione su come potremmo bilanciare la nostra era scientifica, le nostre vite e i nostri sforzi con un maggiore apprezzamento per la Bellezza della vita, prima che questa salpi oltre l’orizzonte e sparisca per sempre.

 

Le arti tradizionali spesso contengono rappresentazioni e metafore spirituali il cui significato può andare perduto in preda alla nostra mentalità moderna. Nella nostra serie ‘Le arti tradizionali come viaggio interiore nelle nostre anime’, interpretiamo le arti visive da una prospettiva morale e profondamente spirituale. Non abbiamo la presunzione di fornire risposte assolute alle domande con cui le diverse generazioni hanno sempre lottato, ma speriamo che le nostre domande ispirino un viaggio riflessivo verso il nostro diventare esseri umani più autentici, compassionevoli e coraggiosi.

Articolo in inglese: Appreciating Beauty Before It Slips Away: ‘Lost Illusions’

 
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