Le ideologie non sono morte, vengono camuffate appositamente

Di Gigi Morello

L’autore dell’articolo, Gigi Morello, è nato a Torino e ha vissuto diversi anni negli Usa. Musicista, didatta e regista televisivo musicale, ha scritto per diverse testate specializzate nel settore musicale. Ha fondato e diretto progetti umanitari no profit e riceve dalla Croce Rossa Italiana encomi per tre diverse iniziative. Ha pubblicato nel 2020 due libri dal titolo ‘Alleanza Anti Casta’ e ‘Illuminismo Illuminato per Tempi Oscuri’, editi da Amazon. Il 4 luglio 2020 ha Fondato ‘Sogno Americano’ il primo Movimento Americanista Italiano.

Sono passati ormai quasi ottant’anni dal termine della seconda guerra mondiale: una guerra che ci ha insegnato molto sotto il profilo politico, sociale, umano. Tuttavia, sono pochi ormai i viventi che erano all’epoca già abbastanza grandi da avere osservato quello che avveniva in prima persona.

Pertanto è un liberi tutti per cambiare la Storia e disegnarla nel modo in cui è più congeniale a chi detiene in mano le redini dell’informazione: tutti i partigiani diventano ora improvvisamente comunisti, come se fosse dei soli comunisti il merito di avere combattuto Hitler e Mussolini.

Personalmente ho avuto due nonni che durante il conflitto furono internati in un campo di prigionia tedesco: il mio nonno materno, carabiniere per tutta la sua vita a Gelsenkirchen, e mio nonno paterno, contadino, a Cefalonia in Grecia. Nessuno dei due fu mai iscritto al partito fascista o al partito comunista. Inoltre, molti dei loro amici e conoscenti si unirono ai moti partigiani, e nemmeno questi, a loro conoscenza, erano appartenenti alle due fazioni politiche.

All’epoca le cose erano molto più chiare, le ideologie avevano una funzione precisa che rappresentava un netto delineare delle posizioni politiche in Italia.

Era chiarissimo che i comunisti fossero dichiaratamente atei e contro la chiesa, e a parte le varie dicerie secondo cui  ‘mangiassero bambini’, anche in un Paese di contadini si sapeva che le loro posizioni erano contro chi cercava di costruire qualcosa con le proprie mani; perché, ai loro occhi, se eri un piccolo proprietario eri un ‘padrone’ con tutti gli annessi e connessi dispregiativi che ne derivano; questo anche se per fare andare avanti la tua attività ti svegliavi alle 4 di mattina, ancora prima dei fattori che lavoravano il tuo campo.

E dall’altro lato c’erano i fascisti, portatori di un pensiero unico incontrovertibile, con i quali dovevi accuratamente pesare ogni parola che dicevi, perché se non eri d’accordo con il pensiero unico che imponevano ricevevi violenza. Su diversi gradi, forse, ma sempre semplice e pura violenza.

Era molto semplice capire che sia il comunismo che il fascismo non erano la soluzione: lo avevano provato sulla loro pelle milioni di mister nessuno, come i membri della mia famiglia.

I moti partigiani furono generati dalla volontà di libertà di persone che davanti ad un grande nemico comune decisero di ignorare le loro differenze per combattere insieme, contro l’oppressione. Ma gli italiani scelsero l’America come loro partner al termine della Seconda Guerra Mondiale: un’America che rappresentava una terza via rispetto alle due ideologie opposte, ognuna portatrice di un pensiero unico troppo stretto per il cuore dell’italiano medio. L’America proponeva uno Stato liberale ma risoluto, con una costituzione libertaria, che del resto aiutò l’Italia a non finire sotto la Russia grazie al Piano Marshall.

Ma abbiamo sentito dire che oggi le ideologie sono morte, che non ha più senso parlare di comunismo o fascismo al giorno d’oggi… Lo ripetono in continuazione i media e diversi personaggi pubblici.

Certo, è più comodo così.

Perché la stessa salsa viene di nuovo riproposta con nuovi mezzi e con nuove definizioni. Definizioni che la gente non capisce perché non riesce più a collegarle con qualcosa che la storia ha insegnato ai nostri nonni.

Ci si può dichiarare ‘antirazzisti’, sposando naturalmente quello che è un principio sacrosanto, ma inserire dentro il proprio messaggio politico le stesse frasi prese dal Capitale di Marx. Tanto pochi se ne accorgeranno.

Nessuno, per esempio, fa caso alle dichiarazioni di Patrisse Cullors, co-fondatore di Black Lives Matter, che dice testualmente: «We do have an ideological frame. Myself and Alicia in particular are trained organizers, we are trained Marxists» [Noi abbiamo una cornice ideologica. Io e Alicia, in particolare, siamo organizzatori addestrati, siamo marxisti addestrati, ndt].

I movimenti antirazzisti quindi vengono usati come un cavallo di troia per inserirci dentro un ideale comunista che le persone non riconoscono più come tale. Perché pochi si ricordano che l’essenza del comunismo marxista sta in questa semplice dichiarazione tratta dal manifesto del Partito Comunista: «In questo senso i comunisti possono riassumere la loro dottrina in quest’unica espressione: abolizione della proprietà privata».

I miei nonni lo sapevano. Anche se erano un contadino e un carabiniere. Perché allora le ideologie non venivano camuffate come ora.

E ora ci si può dichiarare ‘patrioti’, cosa nobilissima, ma inserire in modo occulto nei propri discorsi una ‘soluzione’ che richieda pene sommarie e la risoluzione violenta di un problema, tappando la bocca a tutti quelli che non la pensano allo stesso modo.

I miei nonni sapevano riconoscere anche questo: era il principio osservato nel fascismo e in qualsiasi altro regime totalitario non occidentale.

E cos’è la lotta alle ‘Fake News’ da parte delle Big Tech, se non un ridefinire la possibilità di cancellare l’opinione di qualcuno, libertà sancita precisamente dalla Costituzione Italiana?

Ma se si fosse chiamata ‘censura’ le persone se ne sarebbero accorte, quindi secondo il pensiero contorto di chi ridefinisce le ideologie totalitarie per poterle riproporre, lottando per bandire le ‘fake news’ tu ottieni libertà. Libertà tramite la censura.

I miei nonni avrebbero fiutato l’imbroglio. Noi abbiamo perso la capacità di farlo.

Le ideologie non possono morire, e devono essere mantenute in vita in modo che i nostri figli possano paragonare quello che è accaduto quando le si è concretizzate socialmente con quello che viene riproposto ora.

Imparando dalla storia. Riconoscendo i cavalli di Troia che cercano di riproporre in salse nuove e accattivanti le stesse ideologie che hanno fallito e che hanno creato gravi disagi all’umanità intera.

I nostri figli devono sapere quali sono gli effetti collaterali di ogni ideologia, devono saperli riconoscere quando si manifestano nella dichiarazione del personaggio di turno che sembra non essere coinvolto direttamente in una di esse.

Devono potere riconoscere che quando qualcuno, in qualsiasi campo operi, mette in dubbio la proprietà privata, sta sposando la teoria di Marx, e che quando un altro propone di tappare la bocca o usare la violenza e la coercizione per imporre un pensiero unico sposa i principi del fascismo.

A volte frammenti della stessa ideologia si trovano in gruppi apparentemente agli antipodi.

E solo conoscendo le ideologie possiamo impedire che i nostri figli continuino a ripetere gli stessi errori dei loro avi.

 

Le opinioni espresse in questo articolo rappresentano il punto di vista dell’autore e non riflettono necessariamente quello di Epoch Times.

 
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