Le future guerre spaziali Usa-Cina e le estrazioni sulla Luna

Di Antonio Graceffo

La corsa allo spazio tra Stati Uniti e Cina non è come nei film, ma è estremamente importante.

«Negli anni ’30 [2030-39, ndr] potremmo avere una compagnia cinese sulla Luna che rivendica un territorio che contiene una risorsa, allo stesso modo in cui i cinesi hanno rivendicato l’intero Mar Cinese Meridionale», ha avvertito Malcolm Davis, un ricercatore di politica spaziale presso l’Australian Strategic Policy Institute, in un report pubblicato il 17 maggio.

In Star Wars, Star Trek, Buck Rogers, Flash Gordon e altri film di fantascienza, le armi spaziali sono cannoni laser, pistole ioniche, blaster e phaser che sparano impressionanti raggi di energia luminosa che distruggono qualunque cosa venga colpito.

Tuttavia, la realtà delle guerre spaziali è composta di «satelliti robotici per rendez-vous a basso movimento, jammer elettronici a terra e armi informatiche e laser progettati per disabilitare i satelliti senza produrre detriti spaziali», viene spiegato nel rapporto del gennaio 2022 del Bulletin of Atomic Scientists.

A differenza di quanto avviene nei film, gran parte della minaccia nello spazio proverebbe dal suolo, grazie ai centri di controllo terrestri che emetteranno ordini alle risorse spaziali. Probabilmente non comporterà battaglie tra veicoli spaziali governativi, ma tra hardware utili, di proprietà e gestiti da società private, con missioni pacifiche. A un satellite per lo sgombero dei detriti, di proprietà di un’azienda a Palo Alto o Shenzhen, potrebbe essere comandato dalla Terra di danneggiare, togliere carburante o interrompere la traiettoria o il funzionamento di un satellite di un altro Paese. Invece di sparare con un cannone a ioni, una risorsa spaziale cinese potrebbe disabilitare un satellite statunitense o giapponese, rendendo difficile la navigazione o il fuoco efficace per gli eserciti alleati sulla Terra. E la difesa contro questi attacchi consisterebbe nell’usare satelliti ‘guardia del corpo’ per allontanare delicatamente i trasgressori.

Il 30 maggio, due astronauti della Nasa sono stati lanciati nello spazio nell’ambito del Commercial Crew Program dell’agenzia, segnando il ritorno a un’epoca in cui gli Stati Uniti trasportavano la loro gente nello spazio senza dipendere da Paesi stranieri come la Russia. Le aziende private statunitensi possono ora effettuare lanci verso orbite basse della Terra a prezzi competitivi. Di conseguenza, oltre a non dipendere più dai Paesi stranieri per l’assistenza spaziale, la Nasa può ora concentrarsi sul suo obiettivo a lungo termine di lanciare gli americani nello spazio più profondo.

Nel 2020, la missione lunare cinese Chang’e-5 ha scoperto una nuova variante minerale ora chiamata Changesite-(Y). Il cristallo contenente elio-3 potrebbe rivelarsi incredibilmente prezioso in quanto potrebbe offrire una nuova fonte di energia. Gli scienziati ritengono che i minuscoli cristalli possano essere in grado di alimentare i reattori nucleari e che siano abbondanti sulla luna. Per mettere in prospettiva la potenza dell’elio-3, circa tre cucchiai di elio-3 potrebbero sostituire 5.000 tonnellate di carbone.

Di conseguenza, il Partito Comunista Cinese (Pcc) ha annunciato piani per altre tre missioni lunari nei prossimi 10 anni e la costruzione di una base lunare permanente.

L’agenzia spaziale cinese finisce spesso sui titoli dei giornali. A parte l’atterraggio di Chang’e-5 sulla luna, la Cina è riuscita a far atterrare un rover chiamato Zhurong su Marte nel 2021. Tuttavia, la Cina è lenta. Gli Stati Uniti hanno inviato la loro prima missione senza equipaggio sulla luna nel 1962, seguita da una missione con equipaggio umano nel 1969. Le navi cinesi senza equipaggio hanno raggiunto Marte nel 2020, un’impresa che la Nasa aveva raggiunto con Mariner 4 nel 1964, mentre la prima nave statunitense ad atterrare su Marte fu la Viking 1 nel 1975. Attualmente, con 2.944 satelliti, gli Stati Uniti hanno quasi sei volte più satelliti in orbita attorno alla Terra rispetto alla Cina con 499.

Molti degli articoli dei media pubblicati dal Pcc pubblicizzano grandi piani per dei lander cinesi, lanciatori spaziali, una base lunare e missioni con equipaggio sulla luna e su Marte. Per ora, queste sono solo aspirazioni. A parte il fatto che gli Stati Uniti torneranno sulla luna con una missione con equipaggio nel 2024 o 2025 con il programma Artemis, gli Stati Uniti intendono avere una presenza continua sulla luna entro il 2028.

Inoltre, gli Stati Uniti hanno bloccato la partecipazione della Cina alla Stazione Spaziale Internazionale. Una legge statunitense del 2011 vieta inoltre alla Nasa di collaborare con la Cina. Gli Stati Uniti vogliono istituire un’organizzazione simile alla Nato per regolamentare l’uso dello spazio e delle risorse spaziali. Allo stesso tempo, i funzionari statunitensi hanno delineato l’Accordo Artemis, un’espansione del Trattato sullo spazio esterno del 1967. Finora, né la Russia né la Cina sono state disposte a firmare l’accordo, sebbene Giappone, Corea del Sud, Australia, Regno Unito, Arabia Saudita e molte altre nazioni lo abbiano fatto.

Tuttavia, anche se gli Stati Uniti sono molto avanti in alcuni ambiti, la Cina possiede già la capacità di condurre una guerra spaziale. I satelliti nello spazio potrebbero venire utilizzati per sorvegliare l’hardware militare a terra, in mare o persino per rilevare sottomarini nell’oceano. E le risorse spaziali potrebbero anche aiutare Pechino a coordinare gli attacchi missilistici sulla Terra.

La militarizzazione cinese dello spazio è coerente con il Libro bianco del Pcc del 2019 sul ruolo spaziale in espansione dell’Esercito popolare di liberazione. A parte le entrate che il Pcc potrebbe guadagnare dall’estrazione mineraria della Luna, uno degli usi principali delle armi spaziali cinesi potrebbe essere quello di aiutare la marina cinese a prendere il controllo del Mar Cinese Meridionale o invadere Taiwan.

 

Antonio Graceffo, Ph.D., ha trascorso oltre 20 anni in Asia. Si è laureato all’Università dello Sport di Shanghai e ha conseguito un China-Mba presso l’Universitò Jiaotong di Shanghai. Antonio lavora come professore di economia e analista economico cinese, scrivendo per vari media internazionali. Alcuni dei suoi libri sulla Cina includono «Beyond the Belt and Road: China’s Global Economic Expansion» e «A Short Course on the Chinese Economy».

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times

Articolo in inglese: US-China Space Wars and Moon Mining

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