No Tap: con le Forze dell’ordine è scontro

Si potrebbe dire che non sia cambiato niente, ma in realtà è cambiato tutto: dopo il parere del Ministero dell’Ambiente e la delibera del Consiglio di Stato, le forze dell’ordine hanno usato la forza per sgomberare il presidio dei No Tap a San Foca (Lecce). Ma per gli attivisti, dal punto di vista legale non è cambiato nulla.

I No Tap ritengono che la rimozione dei 211 ulivi da trapiantare per dare il via ai lavori di costruzione del Gasdotto Trans Adriatico sia illegale. Il progetto del gasdotto ha superato la Valutazione di Impatto Ambientale (Via), ma con 58 punti da ottemperare. La Regione Puglia aveva fatto ricorso al Consiglio di Stato sull’effettivo superamento della Via, che però ha respinto il ricorso, riconfermando la Valutazione, ma anche i suoi 58 punti da ottemperare. Tra questi il più cruciale è il numero 44, la cui ottemperanza dev’essere giudicata dalla Regione Puglia e dal Comune di Meledugno, e solo dopo di questa, si può procedere al trapianto degli ulivi.

Ma, sotto la pressione internazionale – che richiede tempi più veloci per la costruzione del gasdotto – il governo è intervenuto scavalcando Regione e Comune. Sia il parere del ministero dell’Ambiente che la decisione del Consiglio di Stato non cambiano le carte in tavola: alla prescrizione a.44, secondo Regione e Comune, non è stato ottemperato.

Governo e Tap ritengono invece che sia stata ottemperata in parte: in quella utile a dare il via alla Fase 0 del progetto, che consiste nella preparazione del terreno (quindi, nella rimozione degli ulivi). Ma per Graziano Petrachi, consulente legale dei No Tap, nemmeno a quella parte è stato del tutto ottemperato: per esempio mancherebbe il parere della Commissione tecnica per la tutela degli alberi monumentali («tale commissione era stata nominata organo consultivo per la a.44 con delibera di giunta regionale»), mancherebbe il progetto esecutivo dell’area di stoccaggio, «e altro ancora».

In ogni caso, il governo non sembra essere d’accordo, e le forze dell’ordine hanno sgomberato la protesta e gli attivisti, che comunque non mollano: «Dopo aver spintonato sindaci e consiglieri comunali – racconta Petrachi – hanno circondato un gruppo di manifestanti tra cui donne e ragazzi e li tengono circondati […] La polizia ha fatto un cordone e consentono il passaggio di mezzi con gli alberi espiantati. Il prefetto fa finta di non vedere la nota della Regione che non consente gli espianti. La manifestazione è pacifica […] É una scena assurda. Mi vergogno di essere italiano».

 
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