Le fake news pagate dall’estero hanno già influenzato le prossime elezioni europee

Di Nick Gutteridge

Metà della popolazione europea potrebbe essere stata influenzata dagli account di social network che disseminano disinformazione per conto di Stati esteri. Lo denunciano degli esperti informatici in vista delle imminenti elezioni dell’Unione.

L’azienda di tecnologia SafeGuard Cyber ha infatti rivelato, in un recente studio, che circa 6 mila e 700 account ‘malintenzionati’, legati al governo russo, hanno postato contenuti sufficienti a raggiungere 241 milioni di utenti all’interno del blocco europeo.

I ricercatori hanno sottolineato che la rete di ‘bot’ atta a diffondere fake news sta diventando più sofisticata: ha iniziato ad utilizzare messaggi su misura per ogni Paese europeo, scritti naturalmente nelle rispettive lingue.

Inoltre, gli account legati al Cremlino hanno fomentato la confusione legata alla Brexit all’interno del Regno Unito, e hanno simultaneamente «spinto e amplificato, negli altri Stati membri, contenuti che incoraggiano l’uscita dall’Unione».
Lo studio raccomanda che l’Ue finanzi un nuovo «centro di eccellenza» per difendersi dalle minacce legate all’aumento della disinformazione.

Julian King, commissario europeo per la sicurezza ha dichiarato: «Lo studio mette in evidenza i pericoli della disinformazione online. I malintenzionati, che siano o meno finanziati dagli Stati, non esiteranno a usare internet per tentare di influenzare e interferire con il nostro processo democratico».

I politici europei hanno ripetutamente espresso il timore che le elezioni che si svolgeranno tra il 23 e il 26 maggio siano vulnerabili alle interferenze su vasta scala da parte della Russia e di altri rivali globali come la Cina.

Fake news e social media

I funzionari dell’Ue sono impegnati da tempo in una battaglia con i giganti dei social network, inclusi Facebook, Google e Twitter, per la loro risposta, ritenuta inadeguata, alla grande diffusione di fake news e contenuti terroristici.

Guy Verhofstadt, leader del gruppo liberale paneuropeo, ha avvertito che ci saranno ripercussioni legislative per i giganti della tecnologia, qualora la disinformazione influenzasse i risultati delle elezioni europee.
Dopo aver letto lo studio, l’ex primo ministro belga ha aggiunto: «La disinformazione è parte della guerra di Putin contro le democrazie europee, la nostra sicurezza e il nostro stile di vita. Il perverso assalto ai nostri valori non può continuare. Le grandi piattaforme di internet devono essere ritenute responsabili per ogni ripercussione sulle elezioni europee del 2019».

A marzo, il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione che richiede nuove leggi per «realizzare una risposta concreta» alla propaganda finanziata dagli Stati, che includa severe punizioni per i social network che non rimuovono tempestivamente questi contenuti.
Nelle loro relazioni, gli eurodeputati hanno criticato apertamente Russia, Cina, Iran e Corea del Nord per l’aumento dei tentativi aggressivi volti a «minare le fondamenta e i principi delle democrazie europee».

D’altra parte alcuni politici conservatori, e i sostenitori della libertà di espressione, hanno sollevato il timore che la corsa contro la proliferazione della disinformazione generi cattive legislazioni che apriranno la porta alla censura di alcune opinioni.

Alberto Alemanno, professore di diritto europeo alla Hec di Parigi, ha infatti dichiarato, secondo il Guardian, che «troppo spesso, le legislazioni si concentrano sull’albero e non sulla foresta. È probabile che alla fine non produrranno alcun effetto, o potrebbero persino esacerbare le cause all’origine del fenomeno delle fake news».
Il politico britannico Nigel Farage, tra le figure chiave della campagna per la Brexit, ha sottolineato che la discussione sulle fake news viene sfruttata per mettere a tacere le opinioni della destra all’interno dei social network.

Rivolgendosi al presidente di Facebook Mark Zuckerberg, durante una seduta del Parlamento europeo del 2018, Farage ha affermato: «Sto parlando di persone che hanno opinioni condivise dalla maggioranza delle persone, e francamente, penso che stiano venendo pesantemente discriminate».
«Quello che mi interessa sapere è chi decide cosa è accettabile? […] Non sono solito richiedere normative internazionali. Ma sto cominciando a chiedermi se sia necessaria una carta dei diretti dei social network, per proteggere la libertà di espressione».

 

Articolo in inglese: Disinformation May Have Influenced Half of Voters in Upcoming EU Elections, Researchers Say

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