Le autorità cinesi nascondono la reale portata dell’epidemia

Di Simin Chen

Il 3 febbraio due media statali cinesi hanno pubblicato informazioni contraddittorie circa le forniture di kit diagnostici per il nuovo coronavirus.

Un primo articolo recita: «Durante la conferenza stampa del Consiglio di Stato del 3 febbraio, Tian Yulong, ingegnere capo del Ministero dell’Industria, ha annunciato che il primo febbraio la produzione giornaliera dei kit diagnostici ha raggiunto le 773 mila unità, che è 40 volte superiore al numero dei pazienti sospetti. Quindi adesso le strutture sanitarie cinesi ne hanno a sufficienza».

Tuttavia, il secondo articolo afferma, citando un importante medico, che a Wuhan c’è una forte carenza di kit diagnostici: «Li Lanjuan, professore dell’Accademia di ingegneria cinese, nonché esperto medico della Commissione sanitaria nazionale, ha condotto una squadra a Wuhan per aiutare i soccorsi. E il 3 febbraio in un’intervista con la China Central Tv (Cctv), Li ha dichiarato che attualmente a Wuhan c’è una carenza di kit diagnostici. Pertanto, non tutti quelli che presentano i sintomi del nuovo coronavirus possono essere identificati».

Queste due affermazioni apparentemente contraddittorie indicano con ogni probabilità che il numero dei pazienti potenzialmente infetti da coronavirus è in realtà molto superiore rispetto ai dati ufficiali.

Inoltre, il problema è che i soggetti potenzialmente infetti non vengono accettati dagli ospedali senza una diagnosi confermata. Coloro che non vengono ricoverati non risultano nei dati ufficiali, e anche quando muoiono non vengono inclusi nel computo delle vittime, né incidono sul tasso di mortalità.

In effetti, molti pazienti sono morti prima di ricevere una diagnosi confermata. L’ex sindaco di Huangshi, Yang Xiaobo è uno di questi. Si dice che sia deceduto per «una grave polmonite». Yang era un funzionario di alto rango in pensione: se i medici non si sono preoccupati di confermare la sua malattia, i comuni cittadini hanno ancora meno probabilità che venga diagnostica la loro.

Un utente di Wuhan ha rivelato online che a uno dei suoi parenti è stato diagnosticato il coronavirus in ospedale, poi due giorni dopo è morto a casa. Controllando i dati ufficiali dei decessi da coronavirus, ha scoperto che il nome del suo parente non era sulla lista. Questo significa che, anche quando un individuo è un paziente confermato, se muore a casa e non in ospedale, non sarà incluso nella cifra ufficiale.

Il 2 febbraio la Commissione sanitaria nazionale ha reso pubbliche le linee guida per lo smaltimento dei cadaveri dei pazienti infetti dal coronavirus. Si afferma che i cadaveri devono essere cremati in una struttura vicina e che il trasporto in altre aree è vietato. Sono inoltre vietati la sepoltura o altri metodi di conservazione del corpo. Durante il processo, il cadavere deve essere sigillato in un apposito sacco e ai familiari non viene permesso di vederlo.

Queste direttive hanno suscitato molte preoccupazioni e interrogativi tra i cittadini cinesi, come: «E se il paziente non fosse morto?», o «Temo che quei pazienti gravemente malati non ricevano alcuna cura – afferma un altro – È possibile che nei reparti di isolamento attendano semplicemente che muoiano».

Sebbene molti cinesi stiano chiedendo alle autorità di Wuhan di rendere pubblico il numero di cadaveri cremati a gennaio, è certo che i funzionari non riveleranno questa cifra, poiché hanno nascosto la vera portata dell’epidemia fin dall’inizio.

Nei giorni precedenti alla riapertura delle borse cinesi, il 3 febbraio, i dati sono stati manipolati anche per stabilizzare il mercato azionario. Le cifre pubblicate tra il primo e il 3 febbraio dalla Commissione sanitaria nazionale cinese mostravano infatti una forte diminuzione dei nuovi casi confermati. Inoltre, il numero di pazienti dimessi è stato superiore a quello dei decessi.

Dopo la riapertura delle borse cinesi anche il Ministero degli Affari Esteri cinese si è rimesso a lavorare. Il suo portavoce, Hua Chunying, ha dichiarato che sebbene a partire dal 3 gennaio la Cina abbia inviato 30 notifiche agli Stati Uniti, mettendoli al corrente delle azioni preventive intraprese dalle autorità per arginare l’epidemia, gli Usa hanno comunque deciso di evacuare i propri cittadini da Wuhan. Il portavoce ha quindi criticato gli Stati Uniti per non aver mostrato «gentilezza» nei confronti della Cina.

Perché invece Hua non ha criticato il regime comunista cinese per aver coperto l’epidemia, scatenando il caos tra la popolazione cinese e causando la diffusione del virus in tutto il mondo? Perché non ha espresso gratitudine nei confronti del produttore di disinfettanti statunitense che ha chiesto ai dipendenti di fare gli straordinari e ha raddoppiato i siti di produzione da tre a sei per aiutare la Cina a controllare il virus?

Tuttavia, nella sua assurda presa di posizione contro gli Stati Uniti, Hua ha rivelato inavvertitamente che il regime fosse pienamente consapevole, fin dall’inizio, che «l’epidemia da coronavirus era molto grave».

Il Partito Comunista Cinese pone sempre il suo potere prima della vita del popolo. I cittadini cinesi sono bombardati da bugie e insabbiamenti. Tutti i dati ufficiali dalla Cina – numero di casi confermati, tasso di mortalità, come anche il numero dei pazienti dimessi – sono distorti.

Innumerevoli persone sono state infettate o sono morte a causa del nuovo coronavirus ma non vengono conteggiate nelle statistiche ufficiali. I numeri rilasciati dal regime sono solo una piccola parte delle cifre reali di Wuhan.

 

Le opinioni espresse in quest’articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di The Epoch Times.

Articolo in inglese: Chinese Officials’ Statements Show Authorities Are Hiding Real Scale of Coronavirus Outbreak

 
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