Le 5 cose che il regime cinese teme di più

Di Alexander Liao

Il 16 aprile, un tribunale di Hong Kong ha ufficialmente emesso la sentenza contro gli attivisti per la democrazia che erano stati condannati il ​​mese precedente. La maggior parte delle loro pene vanno da un anno a 18 mesi di carcere. Il «crimine» per il quale sono stati giudicati colpevoli è stata l’assemblea illegale senza permesso, in riferimento a una protesta su larga scala alla quale hanno partecipato centinaia di migliaia di hongkonghesi nell’agosto 2019.

Il crimine sembra non avere alcun collegamento diretto con la legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong, anche se in molti ritengono le due cose indirettamente legate.

In ogni caso, se è vero che la paura costituisce la motivazione di gran parte delle aggressioni interne e straniere da parte del Pcc, allora il recente comportamento del regime cinese a Hong Kong rivela alcuni dei suoi maggiori timori.

Disaccoppiamento economico

Sulla scena mondiale, la legittimità del regime comunista negli ultimi tre decenni si è basata principalmente sulla sua crescita economica e sul potenziale economico della sua vasta popolazione, usato poi come esca per manipolare governi e società straniere che bramano una fetta del mercato cinese.

Le tre principali forze trainanti della crescita economica sono gli investimenti, i consumi e le esportazioni. Il consumo interno della Cina continentale contribuisce poco al suo Pil, rappresentandone solo poco più del 40%, molto meno del solito 70%, nella maggior parte degli altri Paesi. Invece, il commercio estero attraverso le esportazioni è una leva enorme per il Pil cinese.

Il sistema del Pcc è autoritario e guidato dal governo. Il regime controlla la società in molti modi, ma negli ultimi due decenni questo controllo si è riflesso nelle operazioni economiche della Cina. Più soldi hanno le autorità, più forte è il loro controllo sulla società.

Lo sviluppo economico della Cina continentale si basa sul modello dell’Asia orientale, orientato all’esportazione. Il modello dell’Asia orientale si basa sul consumo nei mercati esteri per promuovere la crescita economica. Questo è precisamente il motivo per cui il lancio di una guerra commerciale Usa-Cina da parte dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stato terrificante per il Pcc.

Ciò non è semplicemente dovuto alla possibilità di limitare la dipendenza del mercato americano dai prodotti cinesi: questa azione ha costretto i funzionari in Cina a riconsiderare il proseguimento del modello dell’Asia orientale nella Cina continentale, il che a sua volta pone una sfida alla struttura del Paese e al suo modello di crescita economica.

Alla luce della guerra commerciale di Trump e dell’effetto della pandemia sull’economia mondiale, il Pcc ha dovuto prendere precauzioni per il suo futuro sviluppo economico. Questa è la ragione principale per cui il Pcc ha iniziato a promuovere l’autosufficienza e la circolazione interna del capitale cinese. Una volta che l’economia si contrarrà, le entrate del governo del Pcc saranno sotto pressione e il suo budget per il ‘mantenimento della stabilità amministrativa’ ne risentirà. Senza abbastanza soldi per la propaganda e incentivi per legittimare la leadership autoritaria in Cina, il regime si troverà su un terreno instabile.

Interruzione dello scambio tecnologico con l’Occidente

Questa paura è principalmente legata all’economia, perché l’economia cinese orientata all’esportazione ha raggiunto il suo limite: si possono esportare merci solo fino a un certo punto. Con lo sviluppo dell’economia mondiale al limite, l’esportazione di beni semplici ed economici non può aumentare al ritmo degli ultimi decenni. Pertanto, la Cina deve migliorare la qualità dei suoi prodotti per continuare ad aumentare la sua quota di mercato. Ciò richiederà alla Cina di aggiornare seriamente la sua tecnologia e innovare i suoi design.

Uno schermo mostra i visitatori ripresi da telecamere di sicurezza con intelligenza artificiale, con tecnologia di riconoscimento facciale alla 14a Esposizione internazionale cinese sulla sicurezza pubblica presso il China International Exhibition Center di Pechino il 24 ottobre 2018. (Nicolas Asfouri / Afp / Getty Images)

Il progresso tecnologico è anche un fattore importante nel controllo del Pcc sulla società e nel mantenimento delle sue forze armate. Per esempio, la Cina è famigerata per il suo uso draconiano dell’intelligenza artificiale (Ai) allo scopo di monitorare e rintracciare i suoi cittadini.

Ebbene, se gli scambi scientifici e tecnologici con l’Occidente verranno interrotti, il Pcc subirà un grave impatto, soprattutto per la perdita della possibilità di rubare la proprietà intellettuale da Paesi stranieri.

Del resto, un gran numero di studenti stranieri provenienti dalla Cina continentale studiano e si impegnano nella ricerca scientifica e tecnologica nelle università europee e americane: nel 2020 c’erano oltre 370 mila studenti cinesi che studiavano negli Stati Uniti. Per il Pcc, questo è un inestimabile canale e metodo di «scambio» con la scienza e la tecnologia americane. Ma ora gli Stati Uniti non solo hanno interrotto vari scambi accademici di alto livello, ma stanno anche valutando come ridurre il numero di studenti cinesi di scienze e ingegneria.

Sebbene la Cina abbia molti professionisti scientifici e tecnologici di spicco, la cultura attuale inibisce la vera creatività e innovazione, perché innovazione e creazione sono intrinsecamente incompatibili con i sistemi autocratici e totalitari. Se è impossibile continuare a «scambiare» scienza e tecnologia con Paesi stranieri, il progresso della scienza e della tecnologia sotto il governo del Pcc ne sarà fortemente influenzato.

Indipendenza di Hong Kong, Taiwan, Tibet e Xinjiang

Il Pcc ha iniziato con il marxismo e il comunismo e lo ha sempre utilizzato come valore fondamentale per governare la Cina continentale.

Ma in realtà, dalla rivoluzione culturale sotto Mao Zedong, la pura ideologia comunista è scomparsa nel continente. Solo pochi alti dirigenti del Partito credono veramente nell’ideologia marxista e comunista, cosa che ha portato una crisi di legittimità senza precedenti al Pcc.

Per affrontare questa crisi, il Pcc ha adottato un nazionalismo aggressivo nel tentativo di affermare il proprio controllo. Questo è il motivo per cui il nazionalismo cinese ha continuato a crescere negli ultimi due decenni.

Ad esempio, nelle precedenti generazioni di propaganda, il Pcc ha parlato deliberatamente della sua vittoria contro i nazionalisti cinesi per legittimare la presa del potere da parte del Pcc. Ma di recente, il Pcc ha iniziato a sottolineare le guerre storiche della Cina contro il Giappone, affermando con audacia che il Pcc ha guidato le vittorie della Cina sul Giappone. È risaputo, in realtà, che all’epoca furono i nazionalisti cinesi a guidare la guerra contro il Giappone. Per oscurare questo fatto, il Pcc ha cambiato la durata storicamente registrata della guerra della Cina contro il Giappone da 8 a 14 anni, includendo la pacificazione del Manchukuo, un’insurrezione contro il Giappone da parte della Manciuria, guidata congiuntamente dal Partito Comunista Sovietico e dal Pcc, nella metà degli anni trenta.

Il fervore per il nazionalismo della Cina continentale continuamente promosso dal Pcc è continuato senza sosta. Il popolo cinese ha iniziato a vedere il Pcc dalla prospettiva del nazionalismo e dell’identità cinese,  piuttosto che dalla prospettiva dell’ideologia comunista.

Nel 2016, Xi Jinping ha avuto il coraggio di affermare pubblicamente: «Non consentiremo mai a nessuna persona, gruppo, partito politico, in nessun momento, in alcun modo, di separarsi dalla Cina, o da qualsiasi parte del suo territorio».

Questa dura affermazione è un perfetto esempio di carburante per la crescente ondata di nazionalismo aggressivo nella Cina continentale.

Di conseguenza, di fronte agli affari di Hong Kong, Taiwan, Tibet e Xinjiang, il Pcc non può scendere a compromessi o mostrare alcuna debolezza tramite concessioni. Nella sua evoluzione, il Pcc ha involontariamente assunto la causa del nazionalismo ultra-cinese per giustificare il suo governo, liberandosi ormai di qualsiasi suo ideale comunista originale.

Libertà religiosa

Nell’ultimo decennio o giù di lì, il Pcc ha intensificato la soppressione di tutte le religioni e credenze spirituali, con un obiettivo molto chiaro: eliminare qualsiasi autorità ideologica diversa dal Pcc. Per rimanere al potere, esso esercita il controllo su ciò che i cinesi possono vedere, fare e credere.

Il pilastro di una chiesa cattolica demolita a Puyang, nella provincia centrale dell’Henan, il 13 agosto 2018. La chiesa è stata demolita per far posto a uno sviluppo commerciale. (Greg Baker / Afp / Getty Images)

Il Pcc ha demolito chiese, arrestato i capi di chiese clandestine e costretto i leader cattolici a seguire le direttive del Pcc che violano i principi cristiani.

In Tibet, la principale strategia del Pcc per distruggere il movimento per l’indipendenza è stata quella di prendere di mira il buddismo tibetano. All’interno dei monasteri tibetani sono state allestite stazioni di polizia, e i lama tibetani sono stati costretti a studiare l’ateismo, il materialismo e il «pensiero di Xi Jinping». Coloro che dissentivano venivano arrestati e imprigionati senza processo.

Nello Xinjiang, più di un milione di uiguri e altre minoranze islamiche sono stati arrestati e messi in campi di concentramento per il lavaggio del cervello collettivo. Il punto focale qui è ancora l’ideologia religiosa. Un gran numero di imam musulmani è stato arrestato e vari libri religiosi sono stati distrutti. Qualsiasi discorso online sulla fede e la religione viene trattato come «estremismo religioso» e censurato.

Il nucleo della soppressione sia dello Xinjiang che del Tibet è la religione. Nello Xinjiang, le autorità comuniste hanno cercato di eliminare tutte le culture religiose. Questi sforzi includevano costringere i suoi aderenti a bere alcolici, mangiare carne di maiale, combinare matrimoni tra donne musulmane con uomini cinesi Han e compiere aborti forzati e sterilizzazioni, che violano gli insegnamenti di base dell’Islam. Ma agli occhi del Pcc, queste pratiche musulmane tradizionali sono manifestazioni di estremismo religioso.

Per i praticanti della disciplina spirituale del Falun Gong, è stato creato uno speciale corpo extragiudiziale, molto simile alla Gestapo della Germania nazista, chiamato Ufficio 610. Negli ultimi due decenni, i praticanti del Falun Gong sono stati arbitrariamente arrestati e sottoposti a ogni sorta di tortura fisica e mentale. Coloro che cedono sono costretti a rinunciare alla loro fede e a dichiarare lealtà solo al Pcc e alla dottrina dell’ateismo. Coloro che resistono devono affrontare torture continue e persino i loro organi vengono prelevati e venduti  – sul mercato dei trapianti illegali – a residenti e stranieri alla disperata ricerca di un trapianto.

La religione e il credo personale spesso detengono un’autorità morale che va al di là dell’ideologia nazionale e politica, ponendo quindi una seria minaccia a qualsiasi regime totalitario.

Staccare l’etichetta del Pcc dall’identità cinese

Ciò che il Pcc teme di più è la verità che il Pcc non è la Cina e che esso non rappresenta il popolo cinese.

Il 4 settembre 2020, Xi Jinping ha pronunciato un discorso per commemorare il 55° anniversario della vittoria della guerra di resistenza cinese contro l’aggressione giapponese. L’apertura del discorso ha introdotto con orgoglio le cinque «promesse» del regime cinese. Secondo i media statali Xinhua, sono le seguenti:

«Il popolo cinese non permetterà mai a nessun individuo o forza di distorcere la storia del [Pcc, ndr] o di diffamare la natura e la missione del Partito.

Il popolo cinese non permetterà mai a nessun individuo o forza di distorcere e alterare il percorso del socialismo con caratteristiche cinesi, o di negare e diffamare i grandi risultati che il popolo cinese ha ottenuto nella costruzione del socialismo.

Il popolo cinese non permetterà mai a nessun individuo o forza di separare il [Pcc, ndr] dal popolo cinese o di contrapporre il Partito al popolo cinese.

Il popolo cinese non permetterà mai a nessun individuo o forza di imporre la propria volontà alla Cina attraverso il bullismo, cambiare la direzione del progresso della Cina o ostacolare gli sforzi del popolo cinese per creare una vita migliore.

Il popolo cinese non permetterà mai a nessun individuo o forza di mettere a repentaglio la loro vita pacifica e il diritto allo sviluppo, ostacolare i loro scambi e la cooperazione con altri popoli o minare la nobile causa della pace e dello sviluppo per l’umanità».

La quinta promessa evidenzia la riluttanza del Pcc a disaccoppiarsi dalle economie internazionali.

Inoltre, i partiti politici non sono uguali al governo e il governo non rappresenta assolutamente il popolo di nessun Paese. Il Pcc non è uguale alla Cina e il regime comunista non è uguale al popolo cinese.

Nella serie editoriale di Epoch Times, «Nove Commentari sul Partito Comunista», il comportamento del Pcc è descritto come quello di uno spirito possessore.

La non separazione del Partito e del Paese, del Partito e del popolo, del Partito e del governo, sono i prerequisiti e le basi per l’esistenza del Pcc in Cina.

Internamente, il Partito e i suoi membri hanno tutto chiaro: i dipendenti pubblici devono essere membri del Partito e le promozioni devono essere offerte solo ai membri del Partito. Molti lavori hanno la priorità per i membri del Pcc. I cinesi sanno benissimo che i membri del Pcc sono l’élite.

Il giorno in cui tutti capiranno che il Pcc non rappresenta il popolo cinese sarà il giorno in cui sarà finita. Il Pcc non è la Cina e il Pcc non rappresenta il popolo cinese.

Questa intesa è stata avanzata per la prima volta in termini ufficiali dall’ex segretario di Stato americano Mike Pompeo in un discorso. Da allora il Pcc ha avuto un profondo odio per Pompeo. La sua dichiarazione ha colpito il tallone d’Achille del Pcc e ha il potere di delegittimare completamente il regime comunista cinese.

 

Alexander Liao è un editorialista e giornalista di ricerca sugli affari internazionali negli Stati Uniti, in Cina e nel sud-est asiatico. Ha pubblicato un gran numero di articoli, commenti e programmi video su giornali e riviste finanziarie cinesi negli Stati Uniti e a Hong Kong.

Le opinioni espresse in quest’articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

Articolo in inglese: The 5 Things the Chinese Regime Fears Most



 
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