L’Australia, la rete 5G e le interferenze cinesi

È stato scoperto che due tra i potenziali costruttori della rete 5G in Australia hanno legami con il Partito Comunista Cinese (Pcc), il che potrebbe costituire un rischio per la sicurezza della nuova rete.

Un’inchiesta pubblicata da Fairfax il 13 agosto, ha ridestato le preoccupazioni su Nokia ed Ericsson (che hanno già dei contratti con il governo australiano), a causa dei legami con il regime cinese. Sebbene il quartier generale della Nokia sia in Finlandia e quello della Ericsson in Svezia, entrambi i Paesi producono gli apparecchi in fabbriche cinesi e hanno fondato delle joint venture dirette da funzionari del Partito Comunista.

Secondo Reuters, due fonti interne al governo australiano hanno dichiarato che il governo di Turnbull si sta preparando a impedire formalmente alla Huawei – azienda rivale di Nokia e Ericsson, nonché leader mondiale nella produzione delle reti di telecomunicazione – di fornire l’attrezzatura per la costruzione delle rete 5G. Ren Zhengfei, fondatore della Huawei e tuttora presidente della società, era ufficiale dell’esercito cinese.
Per anni, i servizi segreti occidentali hanno espresso preoccupazione per i legami tra la Huawei e il regime cinese, e per la possibilità che i suoi prodotti possano essere utilizzati nell’ambito dello spionaggio. Tuttavia, non sono state ancora rese note prove che confermino questi sospetti. Inoltre, i legami del regime cinese con Nokia ed Ericsson sono in qualche modo simili a quelli con la Huawei.
Nokia e la China Huaxin Post & Telecommunication Economy Development Center hanno creato una società mista a maggio 2017, la Nokia Shanghai Bell, che mostra apertamente il simbolo del Partito Comunista nella propria pagina internet. Il presidente della Shanghai Bell, Yuan Xin, è anche segretario del Comitato del Partito Comunista interno all’azienda. Infatti, le organizzazioni governative, così come le aziende private, sono obbligate a istituire delle organizzazioni del Partito Comunista al loro interno, per implementare la politica del Partito in tutti gli ambiti della società.

Similmente, a marzo 2014, la Ericsson ha dato vita a una joint venture con la Nanjing Panda Electronics, la Nanjing Ericsson Panda Communication. Secondo un sito web del regime cinese, la nuova impresa è «responsabile della fornitura e del supporto dei sistemi di comunicazione mobile della Ericsson nella regione Asia-Pacifico». Secondo il sito web dell’azienda, molti responsabili della Nanjing Panda Electronics ricoprono una carica all’interno del Partito Comunista, compreso il presidente Guofei Xu.

In un’intervista a Epoch Times, un portavoce del ministero degli Interni australiano ha dichiarato che «per il bene della sicurezza nazionale e della riservatezza commerciale, non sarebbe appropriato» rispondere alle domande sulle due aziende di telecomunicazione legate al regime cinese. Ha dichiarato infatti: «Il governo australiano è consapevole delle opportunità che il 5G offre per lo sviluppo della nostra economia. Il governo vuole favorire un ambiente che consenta all’Australia di poter beneficiare della rete 5G. Ma il settore delle telecomunicazioni è cruciale per la nostra sicurezza nazionale e il governo deve prendere le dovute precauzioni per garantirne la sicurezza».

Huawei tenta di mitigare le preoccupazioni sulla sicurezza

Nei mesi scorsi, Huawei ha tentato di attenuare il timore del governo federale sul fatto che i legami dell’azienda con il Pcc rappresentino una minaccia per la sicurezza. John Lord, direttore del dipartimento australiano della Huawei, ha dichiarato di ritenere che «interdire la Huawei non renderebbe il sistema telefonico australiano più sicuro». L’azienda di telecomunicazioni ha garantito che Canberra avrebbe il totale controllo degli apparecchi della rete 5G, che potrebbero comprendere stazioni fisse, torri, e altre attrezzature per le radiotrasmissioni. Questo modello di supervisione è stato accettato da altri Paesi, come il Regno Unito, dove un laboratorio speciale, diretto da funzionari dei servizi segreti studia tutti i prodotti della Huawei.

Tuttavia alcune fonti, che affermano di essere state informate dall’intelligence britannica, hanno dichiarato ad Asia Times che in alcuni processori installati recentemente dalla società di telecomunicazioni, è stato rilevato un funzionamento sospetto: pare che stessero inviando e ricevendo dati verso una terza parte. Ma queste indiscrezioni non sono ancora state confermate.

Il governo federale deve ancora decidere se escluderà o meno Huawei dalla costruzione della rete 5G. Nel 2012, l’azienda era già stata interdetta dal partecipare alla realizzazione del National Broadband Network. I servizi segreti australiani avevano dichiarato che esistevano «prove tangibili» del legame tra la Huawei e il Terzo dipartimento dell’Esercito di Liberazione del Popolo, che secondo Clive Hamilton, autore di Silent Invasion: China’s Influence in Australia, sarebbe un corpo militare cinese dedito allo spionaggio informatico.
Hamilton sostiene che la Huawei ha fatto numerosi sforzi per crearsi una credibilità, fondando anche un dipartimento in Australia, ma che «sebbene non si tratti di un’azienda statale, sarebbe estremamente ingenuo pensare che una società, che grazie al sostegno del governo è diventata la seconda produttrice al mondo di apparecchi di telecomunicazione, […] non intrattenga rapporti quotidiani con l’intelligence cinese».

Articolo in inglese: Key Australian 5G Network Suppliers Have Ties With Chinese Communist Party

 
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