L’asse tedesco-francese verso l’isolamento

Di Principe Michele di Liechtenstein*

Angela Merkel ed Emmanuel Macron hanno adottato una politica secondo cui le loro nazioni dovrebbero assumere la guida dell’Europa. Peraltro, nonostante i due governanti siano politicamente e filosoficamente vicini, i loro Paesi intendono percorrere strade diverse.

Un punto in comune tra i due leader, è la posizione critica nei confronti dell’amministrazione Trump. Ai due non piace il ‘protezionismo’ di Washington e la preferenza per le relazioni bilaterali rispetto al multilateralismo. Tuttavia, non parlano del fatto che la loro Unione Europea è più protezionista degli Stati Uniti del presidente Trump. Non dimentichiamo che il progetto del Partenariato transatlantico di commercio e investimento (Ttip), era già destinato a fallire molto prima delle elezioni americane del 2016, a causa principalmente dell’opposizione europea.

La Merkel e Macron concordano sulla necessità di riformare l’Ue, per renderla più centralizzata e «armonizzata». Questa è anche la politica del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Ma, nello stesso tempo, i «grandi» dell’Ue accusano i governi democratici dell’Unione di essere illiberali e autoritari, soprattutto quelli dell’Europa centrale. Lasciano capire, tra le righe, che i cittadini di questi Paesi eleggono governanti che Merkel, Macron e Juncker non gradiscono, perché non sarebbero pronti per la democrazia: una posizione che alcuni media importanti europei adottano anche nei confronti degli Stati Uniti. I due dirigenti sono anche molto critici verso la Russia, e chiedono un regime di forti sanzioni contro questo Paese.

MANCANZA DI COERENZA

Tuttavia, le esigenze economiche non sono necessariamente favorevoli all’asse tra la cancelliera Merkel e il presidente Macron, né alla loro filosofia politica. Recentemente, infatti, la Merkel ha preso le distanze dalla linea comune, a causa della situazione economica e politica tedesca. La Germania in generale è preoccupata che un’unione centralizzata, con un unico ministero dell’Economia e delle finanze, possa tradursi in un sistema di trasferimenti continui di fondi dai Paesi ricchi a quelli poveri e causare un elevato deficit. I tedeschi non approvano questo sistema, mentre la Francia è favorevole.

Germania e Francia giustificano alcune loro critiche verso Russia e Stati Uniti, autodefinendosi «democrazie liberali». Tuttavia, il sistema ha ben poco in comune col liberalismo classico, e pone in contraddizione la tesi politica con le forze economiche reali dell’Unione Europea, allontanandosi invece dagli Stati Uniti, maggiore alleato commerciale e militare.

Timothy Less, ex diplomatico e consulente inglese, lo ha spiegato chiaramente nel saggio The Dawn of Post-liberalism: «Il liberalismo [classico] crede che il libero mercato e la concorrenza siano i mezzi migliori per promuovere la crescita. Cerca di minimizzare il ruolo dello Stato, che esiste soprattutto per far rispettare le regole del mercato. E sostiene la libera circolazione dei beni, dei capitali e dei lavoratori oltre i confini internazionali». Prosegue affermando che il liberalismo contemporaneo, in particolare quello dell’Unione europea, «rappresenta un coacervo di razionalismo, cosmopolitismo, socialdemocrazia, marxismo e autoritarismo burocratico».

Quello che si osserva è la trasformazione di una democrazia decentralizzata in una burocrazia centralizzata. La centralizzazione ha già creato le basi che hanno portato alla Brexit. Il rifiuto dell’Europa centrale perché «immatura» e «non liberale», lo allontana maggiormente dall’Unione europea. Da un lato, la politica tedesca favorisce severe sanzioni contro la Russia, ma dall’altro trascura gli investimenti per la difesa, e le sanzioni, combinate con un deterrente insufficiente, non funzionano.

La Merkel e Macron sono molto critici verso gli Usa, pur essendo totalmente dipendenti dalla protezione della Nato. E criticano la Russia, ma sono sempre più dipendenti dal gas russo.
Senza dubbio, Germania e Francia sono una componente essenziale e indispensabile per un’Europa forte e competitiva. Al momento, tuttavia, questo asse sta facendo del suo meglio per danneggiare le relazioni tra Stati Uniti e Russia. Questo indebolirà anche la coesione dell’intero blocco, a causa dell’eccessiva centralizzazione e dell’arroganza morale di burocrati che si definiscono «liberali».

 

*Il Principe Michele del Liechtenstein è presidente esecutivo della società Industrie&Finanzkontor e fondatore e presidente del Geopolitical Intelligence Services.

Il punto di vista espresso in questo articolo è quello dell’autore e non riflette necessariamente quello di Epoch Times. 

 

Articolo in inglese: The German–French Axis Heading Toward Isolation

Traduzione di Francesca Saba

 

 
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