L’arte in Europa ostaggio di Pechino

Henri Malosse, 30esimo presidente del Comitato economico e sociale europeo (Cese), ha condannato i recenti tentativi del regime cinese di interferire con i teatri europei.

Negli scorsi mesi infatti, senza escludere gli ultimi anni, molti famosi teatri in Europa hanno ricevuto lettere o visite personali da parte di diplomatici cinesi, che hanno chiesto ai teatri di non ospitare un determinato spettacolo tradizionale cinese, altrimenti le relazioni con la Cina ne avrebbero risentito.

Gli spettacoli presi di mira dal regime cinese sono quelli di Shen Yun, una compagnia di arti performative con sede a New York, originariamente fondata da un gruppo di artisti cinesi in esilio.

La stampa europea ha regolarmente smascherato i tentativi dei consolati cinesi, nonché le loro operazioni nel mondo, volte a influenzare i teatri affinché non concedessero spazio allo spettacolo; i consolati cinesi hanno inoltre cercato di impedire ai funzionari dei governi occidentali di presenziare allo spettacolo e di parlare in sostegno della compagnia.

Permettere che la Cina «interferisca con la nostra vita culturale non è accettabile», ha dichiarato Henri Malosse, dal 2013 al 2015 presidente del Cese, l’organo consultivo dell’Ue che si occupa di commercio, sindacati, e di altri gruppi di interesse economico.
«Dov’è finita la libertà culturale e di espressione in Europa?» ha affermato ancora Malosse durante una recente intervista con Ntd, denunciando il fatto che i Paesi europei sono sempre più remissivi all’«attitudine egemonica cinese».

Ma per quale motivo la Cina dovrebbe prendersela con uno spettacolo teatrale? Secondo il sito di Shen Yun Performing Arts, la missione della compagnia è di far rivivere i 5 mila anni di civiltà cinese attraverso la musica e la danza. Un’impresa impossibile in Cina continentale, poiché il Partito Comunista, in nome della sua ideologia atea, ha sistematicamente tentato di distruggere l’essenza della storia e della cultura cinese.

Inoltre alcuni atti di Shen Yun trattano temi contemporanei che Pechino considera tabù, come l’attuale persecuzione della disciplina spirituale Falun Gong da parte del Partito Comunista Cinese.

Il rappresentante francese del mondo degli affari ha inoltre paragonato i tentativi di Pechino di censurare Shen Yun in Europa a quello che accadeva nella Germania nazista, quando veniva impedito agli artisti tedeschi di origine ebraica di esibirsi. E ha aggiunto: «Non possiamo accettare questa interferenza e dobbiamo impedire al governo cinese di proseguire nel suo atteggiamento fascista e antidemocratico».

Malosse ritiene infatti che i tentativi del regime cinese di danneggiare Shen Yun siano una manifestazione dei suoi comportamenti aggressivi in tutto il mondo: che si tratti di commercio, diplomazia o di influenza finanziaria,  ̶  come quella esercitata lungo la Nuova via della seta  ̶  l’obbiettivo è spingere i Paesi ad allinearsi all’agenda di Pechino.

Il rappresentante francese ha infine dichiarato di aver visto uno spettacolo di Shen Yun alcuni anni fa a Parigi e di averne apprezzato molto la «ricca, non falsa, non superficiale» rappresentazione della cultura tradizionale cinese: «È il miglior ambasciatore della vera Cina, poiché ne mostra le profonde tradizioni e la lunga e ricca storia».

 

Articolo inglese: Representative to European Union Consulting Body Condemns Beijing’s Long Arm Over European Theaters

 
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