L’arresto del Cfo Huawei in Canada e del vice di una Ltd in Cina, un’abissale disparità di trattamento

Commento di Joan Delaney

In seguito all’arresto della direttrice finanziaria (Cfo) di Huawei Meng Wanzhou a Vancouver, il primo dicembre 2018 e per ordine degli Stati Uniti, non si può fare a meno di notare la grande disparità di trattamento tra questo caso, che vede il fermo di una cittadina cinese in Canada, e quello di Sun Qian, una cittadina canadese arrestata invece in Cina.

La Cfo Huawei Meng Wanzhou, di cittadinanza cinese per l’appunto, è rimasta infatti nel carcere femminile per pochi giorni, prima di presentarsi all’appello pubblico della Corte con un rappresentante legale, in occasione di un processo a cui hanno assistito i giornalisti di tutto il mondo, essendo stato coinvolto un vertice di una nota azienda come Huawei. Ora si trova in libertà condizionata, in tutta comodità, nella sua villa in città, in attesa del dibattito formale per l’estradizione.

Completamente diverso il trattamento riservato a Sun Qian, la cittadina canadese di Vancouver, arrestata in Cina quasi due anni fa. Sun era vice presidente di una grande azienda cinese; il 18 febbraio 2017, più di una decina di poliziotti si sono presentati senza alcun mandato nella sua abitazione di Pechino e, dopo averla perquisita e messa a soqquadro, hanno trascinato con la forza la padrona di casa in un centro di detenzione, senza nessun tipo di procedura legale: nemmeno un mandato d’arresto (che è stato poi fornito settimane dopo). Non le è stato ‘offerto’ alcun processo, né privato né pubblico.
E mentre sulla cinese Meng pendono le gravi accuse di aver violato le sanzioni statunitensi imposte all’Iran, la canadese Sun è stata incarcerata in Cina soltanto per una questione di credo, ovvero per la sua fede nel Falun Gong (o Falun Dafa), una disciplina spirituale tradizionale cinese che comprende degli esercizi di meditazione e un credo basato sui principi di verità, compassione e tolleranza.

Così, se alla Meng di Huawei basta portare un braccialetto elettronico alla caviglia, ed è monitorata e scortata da un’azienda privata di sicurezza mentre è fuori prigione su cauzione, la signora Sun è rimasta per due anni, dal giorno del suo arresto fino ad oggi, nel centro di detenzione N.1 di Pechino, dove viene ripetutamente torturata e sottoposta al cosiddetto lavaggio del cervello (torture psicologiche), il tutto con lo scopo di farle abiurare la sua fede spirituale che si è diffusa in tutto il mondo ma che il Pcc non vuole assolutamente riconoscere.

Come se non bastasse, i diversi avvocati disposti a rappresentare i praticanti del Falun Gong (che la famiglia di Sun era riuscita ad assumere), sono stati tutti costretti a dimettersi sotto la pressione delle autorità cinesi. Secondo le testimonianze dei parenti, ora le è stato assegnato un avvocato d’ufficio del governo, che lavora ovviamente contro i suoi interessi (perché è assunto proprio dalla dittatura che la perseguita).

La Meng, come direttrice finanziaria del gigante delle telecomunicazioni cinesi Huawei, creato da suo padre, è accusata di cospirazione e frode ai danni di molteplici istituti internazionali, e dovrà affrontare una condanna massima di 30 anni per ogni singolo reato commesso.

La Sun nello specifico era vice presidente della Beijing Leadman Biochemistry Co. Ltd., una compagnia multimiliardaria di ricerca, produzione e vendita di prodotti diagnostici in vitro e materie prime biochimiche, fondata insieme a suo marito, Shen Guangqian. Tuttavia, a soli due giorni dal suo arresto, il marito le ha rubato 2 miliardi di yuan in azioni dalla loro società di proprietà congiunta e ha fatto rimuovere il nome della moglie dal consiglio di amministrazione, falsificando la sua firma.

La sorella di Sun, Sun Zan, ha riferito a Epoch Times in una precedente intervista della collusione tra «Shen e alcuni individui dell’ufficio di pubblica sicurezza, e che Shen sta usando la politica vigente di repressione del Falun Gong per procurare la detenzione illegale e la persecuzione di Sun». Ha aggiunto inoltre: «Il procuratore e il tribunale non solo hanno fatto finta di non notare le azioni illegali di Shen, ma lo stanno usando per condannare illegalmente mia sorella».

Nel luglio 1999, come accennato, il Partito Comunista Cinese ha lanciato una vasta campagna di persecuzione contro i praticanti del Falun Gong, che a quel tempo risultavano essere dai 70 ai 100 milioni. Da allora migliaia di praticanti sono stati arrestati e incarcerati; tuttavia ancora non si conosce l’esatto numero delle persone (che secondo le stime di David Matas potrebbe essere molto grande) che sono state torturate, fino alla disabilità o anche fino alla morte. Numerosi altri inoltre, affermano alcune indagini, sono vittime del prelievo forzato di organi, che il Pcc sta portando avanti di nascosto ai danni dei prigionieri di coscienza del Paese per vendere i loro organi sul mercato nero di Stato dei trapianti.

Nonostante questo, le autorità cinesi hanno affermato che la Meng è stata «rapita» e che, fatalità del caso, il suo arresto rappresenterebbe una «violazione dei diritti umani», quando invece è stata semplicemente arrestata legalmente in territorio canadese. Il Canada ha un accordo di estradizione con gli Usa, e quindi ora la Meng deve affrontare un processo per gravi violazioni delle leggi degli Stati Uniti.

In Cina, invece, è ormai un fatto di routine che i praticanti del Falun Gong vengano sequestrati dalle loro case o dal loro posto di lavoro, e ‘buttati’ nei centri di detenzione, nei ‘centri di lavaggio del cervello’ o nelle carceri comuni, sulla base di nessuna legge scritta. Minghui.org, un sito web che documenta la persecuzione, impiega il termine ‘rapimento’ per riferirsi alle azioni di arresto della polizia cinese, perché in moltissimi casi non viene seguita alcuna procedura legale, ammesso che per assurdo esistano procedure per perseguitare le fedi; i processi, inoltre, sono pura formalità (quando ci sono), e hanno lo scopo di dare all’opinione pubblica l’impressione che esistano delle procedure legali: non sono certo tenuti per assicurare un trattamento che rispetti i diritti umani delle vittime della persecuzione di Stato.

Si potrebbe dire altrettanto dell’arresto dei tre canadesi in Cina, con accuse anche qui inventate in segno di rappresaglia all’arresto di Meng: sembrerebbe in effetti un rapimento, e questo mostra chiaramente la natura criminale di questo regime e il suo disprezzo per lo Stato di diritto.

Gli esperti che osservano il caso della Meng sostengono che potrebbe prolungarsi anche per anni se decidesse di combattere contro l’estradizione, altrimenti potrebbe essere estradata entro qualche settimana. Tuttavia, in entrambi i casi, non affronterà mai la detenzione e né, per fortuna, la tortura in carcere o un processo farsa come avviene per i praticanti del Falun Gong. Inoltre qualunque cosa dovesse accadere, grazie alla sua ricchezza potrà disporre della migliore difesa legale presente sul Pianeta.

All’opposto la povera Sun, a causa del corrotto sistema legale e giudiziario cinese, e della mancanza del rispetto per i diritti umani in Cina, ha perso la sua società di miliardi di dollari ma soprattutto, ancora più importante, la sua libertà.

 

L’opinione espressa nell’articolo è il punto di vista dell’autore e non necessariamente riflette l’opinione del Epoch Times.

Articolo in inglese  Meng’s Arrest in Canada, Sun’s Arrest in China: A World of Difference

 
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