L’anarchia e il camuffamento ideologico

Di Gigi Morello

Una delle ideologie meno comprese dagli italiani è l’Anarchia.

La Treccani definisce il termine in questo modo:

«2. In senso storico-politico, dottrina che propugna l’abolizione di ogni governo sull’individuo e, soprattutto, l’abolizione dello Stato, da attuare eliminando o riducendo al minimo il potere centrale dell’autorità; sviluppatosi nella 2a metà del sec. 19°, il movimento anarchico (che fu soprattutto guidato da M. Bakunin e da P. Kropotkin) sostiene un estremo decentramento dei poteri amministrativi della società, affinché i lavoratori possano organizzare da sé la proprietà e l’amministrazione dei mezzi di produzione».

E ha del fascino questa definizione che sembra lasciare un autogoverno razionale alle persone senza l’ingerenza di un ‘grande fratello’ che decida tutto quello che ogni cittadino debba fare.

Ma tra il dire ed il fare c’è di mezzo un mare.

L’anarchia storicamente ha visto gli anarchici come i ‘bombaroli’ e coloro che con metodi poco ortodossi cercano di rovesciare il potere costituito. Nei libri di storia la goccia che trascinò il mondo nel mare di sangue della prima guerra mondiale fu l’uccisione dell’Arciduca Francesco Ferdinando ad opera di un anarchico. Non è sicuramente l’unica causa che scatenò la guerra, ma questo è quello che dicono i libri che vengono fatti studiare ai nostri figli.

Ma rimane sempre ammantata di un velo di romanticismo questa visione del cittadino ribelle che contro tutti e tutto continua a combattere perché non esista più un gruppo di persone che ne sfrutti un altro.

Ed è relativamente affascinante perché non si propone direttamente come un ulteriore governo futuro, lasciando intuire quella chimera irraggiungibile proposta ai molti con lo slogan di ‘potere al popolo’.

Durante la pandemia, il popolo si è risvegliato di fatto anarchico, soprattutto perché la fiducia per i nostri rappresentanti di governo è venuta meno dolorosamente.
Innumerevoli sono i cittadini che in virtù dell’evidente cattiva gestione politica italiana si sono ritrovati di fatto anarchici, contro tutti e tutto, quando l’unico modo di essere notati e di fare bella figura è andare a testa bassa contro qualsiasi sistema, come se questo fosse una lotta eterna, mai completabile.

L’unico caposaldo è andare contro il sistema… ma quando questo sistema sarà abbattuto che succederà? Ognuno ha le sue idee, ma gli anarchici di fede e di circostanza non ne parlano.

E questo Beppe Grillo lo sapeva perfettamente quando iniziò la sua politica anarchica dei ‘vaffa’, del togliere potere ai parlamentari, diminuirli di numero, dimezzare il loro stipendio, togliere i vitalizi, distribuire le ricchezze a tutti, viaggiare solo su mezzi ecologici, insomma distruggere il sistema aprendo il Parlamento come fosse una scatola di sardine.

Perché è estremamente facile essere ‘contro’ il sistema, estremamente difficile esserne parte.

E difficile governare e fare il bene della maggioranza delle persone. Perché nessuno potrà mai soddisfare i desideri di tutti.

Quindi una politica basata sull’attacco di una classe dirigente che non piace avrà sempre un certo pubblico ad applaudire. Il pubblico scontento approverà qualsiasi bordata che il ‘nemico sistema’ riceverà.

Applaudiranno gli scontenti di destra, di centro e di sinistra, senza che si rendano conto dello show e degli attori che stanno supportando e del prezzo del biglietto che dovranno pagare.

Ma quando l’anarchico va al governo come governa? Quando diventa lui il ‘sistema’ come si comporta?

Semplice, per l’immaginario collettivo il vero anarchico puro non andrà mai al governo, ma gli anarchici che hanno usato politica anarchica per fare i primi passi politici si comporteranno esattamente come il Movimento 5 Stelle.

Perché ricordiamo che Bakunin fu colui che per primo tradusse in russo il Capitale di Karl Marx; non tradusse l’Odissea di Omero.

E che l’Italia si sarebbe ritrovata con una maggioranza comunista votando i paladini del ‘Contro il sistema’ non lo sapevano nemmeno una grande fetta degli elettori che hanno votato Grillo. Questo a causa delle gravi carenze di informazioni storiche e della mancanza di studio basilare delle ideologie che non si risolvono nei nostri figli con banchi a rotelle o lezioni a distanza.

Ma anche al giorno d’oggi sulle piattaforme digitali nascono gruppi ‘contro’, ogni santo giorno. Fioccano le costituzioni di movimenti spontanei e veri e propri partiti.

La gente sente di nuovo la necessità di partecipare alla vita politica della nazione; è in gioco il futuro dei nostri figli. Qualcosa deve essere fatto da tutti. Questo è buono.

Ma ritroviamo ancora lo stesso tarlo populista anarchico in molte di queste associazioni ‘contro’ che si creano. Guai se non sei ‘contro’ il sistema. Alcuni addirittura vincolano i propri iscritti a qualsiasi associazione pregressa in organizzazioni politiche parlamentari, altri limitano l’appartenenza a persone in base ad altri principi o associazioni.

Il modo di essere benvenuto è quello di essere contro il sistema. Di essere virtualmente anarchici duri e puri. Del resto se ne parlerà nel futuro. Ed è anche corretto tatticamente in quanto non c’è niente che divida più di un’ideologia.

Soprattutto se hai un’idea politica trita e ritrita e vuoi riproporla in sordina nonostante la volontà popolare.

Ma è veramente abbastanza essere ‘contro’ per salvare l’Italia?

Chi tra i vecchi ed i nuovi politici resisterebbero ad una futura elezione a domande tipo ‘cosa pensi della proprietà privata?’ O ‘dove prenderai i soldi da distribuire a tutti’ o ‘secondo te la libertà di parola vale per tutti’ o anche a semplici domande ‘come faresti ripartire l’economia?’

Pochissimi. Rispondendo alle domande la stragrande maggioranza verrebbe immediatamente riconosciuta in base all’ideologia affine che il mondo ha già visto nel passato, inclusi tutti i suoi frutti e derivati. Ma questo solamente se gli italiani fossero stati istruiti sulle vere ideologie politiche e ai loro slogan e applicazioni pratiche nel corso della storia.

Dire che le ideologie non esistono più è l’apposita tabula rasa che consente di reintrodurre le vecchie solfe che non hanno funzionato, cambiando loro nome, ma non il contenuto.

Perché un gruppo ‘contro’ che propone di silenziare la libertà di parola in base a presupposti che sembrerebbero leciti sta di fatto remando contro uno dei principi fondamentali della società civile occidentale.

E un altro gruppo ‘contro’ che propone di eliminare la libertà privata e vuole che tutto sia nelle mani dello Stato è di fatto un gruppo comunista.

E chi propone che le cose vengano risolte a suon di linciaggi pubblici o esecuzioni capitali potrebbe essere sia un totalitarista di estrema destra come di estrema sinistra, perché le differenze tra i due gruppi, per chi ha studiato, non sono molto evidenti nella realtà dei fatti storici.

Non accettiamo un ‘contro’ per salvare il nostro Paese.

Imparate le ideologie, studiate la storia, e non accontentatevi di una semplice posizione contro, senza una proposta concreta fattibile e risolutiva.

E fate domande ai ‘contro’. Potreste meravigliarvi alle loro risposte. Se ce ne saranno.

 

L’autore dell’articolo, Gigi Morello, è nato a a Torino e ha vissuto diversi anni negli Usa. Musicista, didatta e regista televisivo musicale, ha scritto per diverse testate specializzate nel settore musicale. Ha fondato e diretto progetti umanitari no profit e riceve dalla Croce Rossa Italiana encomi per tre diverse iniziative. Ha pubblicato nel 2020 due libri dal titolo ‘Alleanza Anti Casta’ e ‘Illuminismo Illuminato per Tempi Oscuri’, editi da Amazon. Il 4 luglio 2020 ha Fondato ‘Sogno Americano’ il primo Movimento Americanista Italiano.

Le posizioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente le vedute di Epoch Times.

 
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