L’accordo Pd-M5S e gli scenari futuri

Le nuove consultazioni del presidente della Camera Roberto Fico, incaricato di un mandato esplorativo, hanno portato all’inizio dei colloqui per la formazione di un governo M5S-Pd, al momento ancora del tutto ipotetico.

Il Movimento 5 Stelle ha accolto la richiesta del Pd, che chiedeva la cessazione dei colloqui con la Lega. Luigi Di Maio, infatti, ha affermato chiaramente che se la convergenza con i Dem non dovesse funzionare, si ritornerebbe al voto.

Il Pd, sul tema, intanto, è spaccato tra il segretario Martina, pronto all’accordo, e i renziani che dimostrano netta opposizione. Non è escluso che, come spesso accade, i Dem riescano a dimostrarsi uniti nei fatti nonostante tutto, ma la maggioranza raggiungibile da 5 Stelle e Pd sarebbe già di per sé risicata, e ancor di più mutilata, se poi se si verificassero delle piccole scissioni. Al Senato la maggioranza è più debole rispetto alla Camera, con soli 172 seggi tra M5S e centrosinistra (176 se si aggiungessero quelli di Liberi e Uguali) su una maggioranza minima di 161 seggi. Basterebbero quindi alcune defezioni per non far andare in porto l’accordo di governo o per far cadere il governo in futuro.
Il segretario del Pd Martina, comunque, ha dichiarato che il Partito democratico prenderà una decisione il 3 maggio, dopo una discussione e votazione.

L’accordo di governo più naturale, quello che riunirebbe i due schieramenti più votati, ovvero M5S e Centrodestra, sembra essere sfumato (anche se non è detto che lo sarà necessariamente fino alla fine), in quanto i grillini, che pur si sono notevolmente aperti, sotto la nuova leadership di Di Maio, sono fermi nella loro posizione di non volersi aprire così tanto da includere Silvio Berlusconi. E Berlusconi stesso, dal canto suo, si ostina a voler rimanere nella coalizione di centrodestra, mentre Salvini, a sua volta, non lo tradisce, almeno per ora.

Le nuove elezioni potrebbero quindi avvenire davvero, ma il loro risultato rischierebbe di far variare solo di poco gli equilibri. È possibile che il Movimento 5 Stelle ne risulti il più penalizzato, in quanto i suoi elettori più vicini alla destra potrebbero non aver gradito l’ipotesi di governo col Pd, e i suoi elettori più vicini alla sinistra potrebbero non aver apprezzato l’ipotesi di governo con la Lega. La Lega, invece, potrebbe guadagnare qualche punto, in quanto Salvini non ha mostrato ambiguità nelle possibili alleanze, limitandosi a cercare quella con i 5 Stelle, che sicuramente i suoi elettori (tendenzialmente, oltre che di destra, anche ‘antisistema’) gradiscono maggiormente rispetto al Pd. Inoltre la sua vittoria su Forza Italia potrebbe convincere altri elettori di destra a trasferire il proprio voto al nuovo leader dello schieramento.

 
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