L’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti sul tavolo del governo

Di Alessandro Starnoni

Le voci sulla possibile abolizione dell’Ordine dei Giornalisti sembrano aver trovato ora ulteriore conferma nelle parole degli esponenti del M5S pubblicate sul Blog delle Stelle, che riferiscono come il provvedimento sarebbe già tra le priorità del nuovo esecutivo.

A far scoccare la scintilla contro l’Ordine professionale questa volta è stata la vicenda dell’audio di Rocco Casalino, il portavoce del governo Conte, la cui messa in diffusione, come sostiene il Movimento, avrebbe violato l’etica professionale dell’Ordine: «A cosa serve l’Ordine dei Giornalisti se non sanziona la diffusione delle notizie false e i comportamenti antietici di giornalisti mossi solo da interessi di partito e non dal desiderio di informare i cittadini? A niente. Quindi aboliamolo. Il provvedimento è già sul tavolo del governo».

Il contenuto della registrazione stessa, diretta contro i tecnici del Mef e dai toni accesi e minatori, passerebbe dunque in secondo piano per il partito al governo, ma non per l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, che secondo il blog ha avviato un’istruttoria contro Rocco Casalino.
Tuttavia, il Movimento fa notare come non sia stato riservato lo stesso trattamento nei confronti dei giornalisti che hanno diffuso l’audio privato: «Non una parola invece sui giornalisti che hanno diffuso il suo audio privato andando contro la deontologia professionale e l’etica giornalistica».
Da qui il rafforzamento del governo su una posizione che era stata già espressa mesi o persino anni addietro.

Il tentativo più recente di far passare al Senato un emendamento che proponesse l’abrogazione dell’Ordine professionale, risale al 2016. A presentarlo era stato sempre il M5S quando ancora non era al governo. In quell’occasione l’esponente del Movimento Giovanni Endrizzi, prima di vedersi bocciata per votazione la sua proposta, aveva dichiarato in aula: «Questo organismo di controllo cementa una corporazione che limita l’accesso alla professione di giornalista di chi vuole contribuire alla pluralità delle voci che intervengono nell’informazione italiana. Siamo gli unici in Italia ad avere un ordine così concepito, e forse non è un caso che l’Italia, ancora quest’anno è scesa ulteriormente nella classifica dei Paesi per libertà di stampa, al 77esimo posto».

Attualmente, la professione di giornalista è esercitabile solo dalle persone iscritte all’Ordine. L’iscrizione richiede il superamento di un esame dopo un periodo di 18 mesi di praticantato e la partecipazione a un corso riconosciuto dall’Ordine (per i giornalisti detti professionisti) oppure l’aver lavorato per due anni come praticante, con regolare retribuzione, per un giornale regolarmente registrato (per i giornalisti detti pubblicisti). L’Ordine offre numerose tutele ai giornalisti, così come impone numerosi obblighi. Sia le tutele (per esempio gli stipendi minimi) che gli obblighi (per esempio, nel caso dei professionisti, l’obbligo a non esercitare altre professioni) rendono difficile la creazione di nuove entità mediatiche e precaria la situazione degli aspiranti giornalisti, che non vengono facilmente assunti in modo regolare, per via delle tutele eccessive. D’altro canto, chi sostiene l’Ordine, ritiene che sia fondamentale per regolamentare un settore tanto importante quanto è quello della stampa, e in particolare per assicurare che i giornalisti vengano opportunamente formati.

 
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