Il Canada si oppone alla persecuzione del Falun Gong

OTTAWA— Mentre il primo ministro del Canada, Justin Trudeau, prepara i bagagli per il suo viaggio in Cina di settembre, l’ex parlamentare e ministro degli Esteri David Kilgour lo esorta a chiedere a Pechino di porre fine a un «crimine di Stato» che consiste in «uccisioni di massa», un crimine su cui Kilgour indaga da dieci anni: «Il primo ministro Trudeau […] e il suo governo, dovrebbero sfruttare ogni opportunità per chiedere al Partito-Stato di Pechino di mettere fine al prelievo forzato di organi e al loro traffico. Ora!».

Kilgour è tra gli autori di una recente inchiesta che ha aggiunto ulteriori prove, ormai schiaccianti, all’accusa mossa al regime cinese di prelevare organi ai prigionieri di coscienza (principalmente praticanti del Falun Gong) senza il loro consenso e allo scopo di rifornire il racket statale dei trapianti, che frutta miliardi di euro ogni anno.

Il 20 luglio, Kilgour ha anche tenuto un discorso in una manifestazione organizzata dai praticanti dinanzi all’ambasciata cinese in Canada, in occasione del 17esimo anniversario dell’inizio della persecuzione del Falun Gong.

Oltre alla sottrazione di organi, sotto gli ordini dell’ex dittatore Jiang Zemin la persecuzione prevedeva e prevede anche imprigionamenti arbitrari, lavoro forzato, stupri, torture e uccisioni, il tutto in un contesto generale di istigazione all’odio contro di praticanti del Falun Gong: una persecuzione che è stata documentata da organizzazioni dei diritti umani ed enti governativi in tutto il mondo.
Nel mezzo di questo genocidio, afferma David Kilgour, Trudeau «dovrebbe aiutare a portare rapidamente Jiang Zemin, che ha dato inizio alla persecuzione e l’ha orchestrata, davanti alla giustizia».

Secondo il sito web Minghui, che riporta notizie sul Falun Gong in tutto il mondo, da maggio 2015 più di 200 mila cittadini cinesi hanno firmato i moduli di denuncia Jiang e li hanno spediti ai vertici della magistratura del regime, accusando l’ex dittatore ora in pensione, di genocidio, tortura e crimini contro l’Umanità.

Tra gli oratori della manifestazione dei praticanti del Falun Gong, oltre a Kilgour c’erano il reverendo Majed El Shafie – un difensore dei diritti umani e fondatore dell’associazione canadese per i dirtti umani One Free World International – e il consigliere provinciale dell’Ontario Jack MacLaren.

Il Falun Gong è una pratica spirituale che si basa sui principi di Verità, Compassione e Tolleranza. MacLaren ha commentato su questi tre principi, dichiarando: «La forza e la determinazione nel sostenere i vostri principi […] mette paura nel cuore del governo comunista, perché non c’è niente di più spaventoso per un tiranno, per un dittatore, di un uomo o di una donna liberi».
«Non penso che si sia mai vista da qualche parte una violazione dei diritti umani peggiore di quella in Cina contro il Falun Gong», ha aggiunto MacLaren, dando enfasi all’«atroce crimine della sottrazione di organi».

L’ultima relazione di Freedom House (una Ong che si occupa di diritti umani, democrazia e libertà) afferma che il Falun Gong è il più grande gruppo spirituale perseguitato dal Partito Comunista.

El Shafie ha elogiato i praticanti del Falun Gong per la loro resistenza e perseveranza pacifica: «Diciassette anni fa, il governo [cinese ndr] ha pensato di poter eliminare il Falun Gong, di potergli mettere fine, di poterli uccidere […] di poter prendersi i loro organi e farla franca». Ma «diciassette anni dopo… Si sono sbagliati. […] Diciassette anni dopo, i praticanti del Falun Gong non sono di meno, ma più di prima» e «non sono solo dentro la Cina, sono anche fuori dalla Cina».

Secondo il Falun Dafa Information Center, con sede a New York, il Falun Gong (anche detto Falun Dafa) è al momento praticato in 80 Paesi. Alla sua popolarità contribuiscono i benefici per la salute e la sua filosofia morale.

IL NUOVO STUDIO SULLA SOTTRAZIONE DI ORGANI

Kilgour ha sottolineato l’importanza della mole di scoperte derivanti dal suo nuovo studio di più di 600 pagine, redatto in collaborazione con l’avvocato dei diritti umani David Matas e il giornalista d’inchiesta Ethan Gutmann.
Tra le conclusioni dell’inchiesta, pubblicata il 22 giugno a Washington, c’è l’impressionante cifra di 60–100 mila trapianti condotti annualmente in Cina, con tempi d’attesa di pochi giorni o settimane. Un dato incredibile, se si considera che le donazioni spontanee di organi sono molto rare in Cina e che i tempi di attesa in altri Paesi sono solitamente di anni.

La fonte della grande maggioranza di questi organi sono i «prigionieri di coscienza, tibetani, uiguri, alcuni cristiani indipendenti, e, soprattutto, i praticanti del Falun Gong» uccisi. Il nuovo rapporto di Kilgour, Matas e Gutmann è un aggiornamento dei precedenti lavori quali The Slaughter (2014) e Bloody Harvest (2009), rispettivamente di Gutmann e di Matas-Kilgour.

L’aggiornamento all’inchiesta di quest’anno, consiste in «un esame meticoloso dei programmi di trapianto di centinaia di ospedali in Cina – afferma Kilgour – Analizza le entrate degli ospedali, i posti letto e i tassi di utilizzo degli stessi, il personale chirurgico, i corsi di addestramento, i fondi statali e altri fattori».

TRUDEAU: IL CANADA HA UN «RUOLO CHIARO» DA GIOCARE

Alcuni recenti avvenimenti politici fanno ben sperare. A giugno la Camera dei Rappresentanti degli Usa ha approvato all’unanimità una risoluzione che condanna la sottrazione di organi organizzata dallo Stato in Cina.

Inoltre nel mese di luglio più di metà dei membri del Parlamento Europeo hanno firmato una petizione che chiede al Parlamento stesso di «organizzare senza indugi un’indagine indipendente» sul fenomeno del prelievo forzato di organi in Cina.
Kilgour ha anche elogiato i politici di Israele, Taiwan e Spagna, perché hanno varato diverse norme che rendono illegale ai loro cittadini di ottenere trapianti in Cina.

L’ex ministro degli Esteri ha anche apprezzato la posizione che il primo ministro canadese Trudeau ha preso sui diritti umani in Cina, e in particolare nei confronti del ministro degli esteri cinese Wang Yi, che quando è stato in visita ufficiale in Canada a giugno ha risposto stizzito a una giornalista canadese che aveva ‘osato’ fare una domanda sui diritti umani in Cina.

Una settimana dopo, Trudeau ha parlato dell’avvenimento a Toronto, in occasione del Canada Summit ospitato dal The Economist, affermando che «il Canada ha un ruolo molto chiaro da giocare, in quanto Paese che ha una lunga e storica amicizia con la Cina, dev’essere capace di dire: “Guarda, dovete cambiare il modo con cui parlate ai giornalisti. Dovete cambiare l’atteggiamento sulla difensiva che avete quando vi rapportate con il mondo, perché non vi porta niente di buono». Ha poi aggiunto: «Non c’è dubbio che la Cina abbia una spaventosa mole di lavoro da fare sui diritti umani».

Nei prossimi incontri con i leader cinesi a settembre, i canadesi attenti osserveranno Trudeau per vedere se terrà fede alla franchezza promessa, e se chiederà la fine della sottrazione di organi e della persecuzione del Falun Gong, che Kilgour e Matas hanno definito «l’aspetto fondamentale delle violazioni dei diritti umani in Cina».

Articolo in inglese: Use Every Opportunity’ to Urge Beijing to End Organ Harvesting, Kilgour Tells Trudeau

 
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