La scienza riconosce: l’anima esiste ed è immortale

Il centro ricerche di Windbridge  in Arizona è una risorsa inestimabile: non solo studia e certifica i medium, ma pubblica anche le proprie scoperte in numerosi articoli scientifici. Secondo Julie Beishel, scienziata ricercatrice in farmacologia e tossicologia, la missione di questa struttura, di cui è direttrice, «è di alleviare la sofferenza della morte, del trapasso e di quello che viene dopo, eseguendo rigorose ricerche scientifiche».

Epoch Times l’ha intervistata, per conoscere come a Windbridge vengano eseguiti i test sui medium, cosa succede quando dicono di connettersi con ‘l’altra parte’, e come questo potrebbe cambiare il modo di pensare sulla vita dopo la morte.

Attualmente, il suo gruppo di ricerca quali test utilizza per esaminare i medium?

La procedura che usiamo per certificarli è composta di otto passaggi, con revisione tra pari. Ma il più importante, il quinto, viene eseguito solo se il medium è in grado di riportare informazioni accurate su persone decedute in condizioni controllate.

Questo test, molto complesso, è stato progettato con gli stessi principi che utilizziamo per tutte le nostre ricerche: ottimizzare l’ambiente di ricerca e dare il massimo valore ai controlli sperimentali. La mia analogia preferita, per rendere meglio l’idea, è che non si può mettere un seme su un tavolo e definirlo un inganno solo perché non è cresciuto un albero. È necessario fornire acqua, sole e terra affinché cresca, allo stesso modo, per studiare la crescita del seme in modo naturale, non si possono mettere sostanze nel terreno o usare una lampada a raggi Uv.

Insomma, testiamo la seduta in situazioni realistiche: i medium vengono analizzati proprio nel momento in cui ascoltano al telefono la voce che dicono appartenga a una persona deceduta. Ma controlliamo anche le loro fonti di informazione: uno sperimentatore (in questo caso la sottoscritta) agisce come se fosse il telefono per il medium, e si posiziona vicino alla persona seduta che desidera conoscere informazioni sul defunto. Questa seconda persona non può sentire quello che dice il medium quando comunica le sue informazioni allo sperimentatore. Inoltre, alla fine la persona seduta valuta la trascrizione della lettura che ha ricevuto dallo sperimentatore, senza sapere a quale seduta appartenga.

In questo modo si eliminano possibili errori di valutazione, letture a freddo, imbrogli e segnali sospetti. Nella lettura a freddo, i medium impostori  usano ‘indicazioni’ della persona seduta di fronte, per fornire informazioni apparentemente accurate. Questa tecnica può includere anche notizie così generiche da essere applicate praticamente a qualunque caso. Si elimina la lettura a freddo, poiché il medium non riceve informazioni prima della seduta, nessun feedback durante e dopo, e vengono poste domande specifiche sul defunto.
Il test controlla anche la presenza, intenzionale o meno, di segnali sospetti della persona che funge da telefono per il medium (in questo caso la sottoscritta). Questo perché non sa chi sia la persona che vuole conoscere le informazioni, né il defunto, né le risposte alle domande. Inoltre, controlla possibili errori di valutazione poiché chi esamina il test deve giudicare più letture, senza sapere quale sia la sua. Per quanto riguarda le truffe, o qualsiasi perdita involontaria dei sensi, vengono verosimilmente eliminate, poiché i cinque partecipanti all’esperimento (il medium, la persona seduta e i tre sperimentatori) non conoscono tutte le informazioni.

È ovviamente una procedura che richiede tempo e risorse. Per certificare i medium, abbiamo formato il nostro team grazie a una sovvenzione e, alla fine, abbiamo usato dei sondaggi online per conoscere esperienze, storie e modalità di lavoro dei medium in tutti gli Stati Uniti.

Che cosa sta studiando esattamente?

Nel centro ricerche di Windbridge, facciamo tre domande ai medium: la prima, se possono realizzare quello che dicono e, in caso positivo, che cosa li rende unici e infine chiediamo in che modo possono aiutare la società. Abbiamo tre programmi di ricerca, che valutano l’accuratezza e la specificità dell’informazione riportata dai medium in condizioni di laboratorio. Studiamo inoltre la loro fisiologia, psicologia ed esperienza, e la lettura medianica come trattamento per il dolore.

Cosa ha osservato nel cervello dei medium quando dicono di ricevere informazioni paranormali?

La regola generale è che tutti i medium sono psichici, ma non tutte le persone psichiche sono medium. Sebbene chiunque possa avere esperienze medianiche o psichiche, i medium comunicano regolarmente con il defunto, mentre le persone sensitive ricevono informazioni da persone vive, oppure su luoghi distanti o ancora su eventi passati o futuri (di cui non hanno fatto prima esperienza).

Abbiamo condotto uno studio con l’elettroencefalografo, e abbiamo concluso che, quando il medium comunica con i defunti, è in uno stato mentale diverso rispetto a quando inventa dei contenuti, o a quando ricorda. Tuttavia, l’elettroencefalografo è in funzione mentre il sensitivo parla, ed è suscettibile di errori dovuti al movimento dei muscoli facciali, quindi non è il metodo migliore per studiare la loro attività cerebrale. Abbiamo progettato uno studio in cui si utilizzano tecniche alternative di immagini cerebrale, per esaminare la loro attività mentale durante la comunicazione con il defunto, così come l’ottenimento di informazioni psichiche su persone vive, per fare un confronto. Queste tecnologie sono costose e quindi avremo bisogno di fondi.

Stiamo anche studiando le esperienze dei medium durante un’attività medianica e psichica, due esperienze che presentano somiglianze. Ad esempio, entrambe sembrano coinvolgere di più i sensi (vedere con gli occhi della mente, sentire con la mente e con il corpo). Ma esistono anche delle differenze: le letture psichiche a persone vive non sembrano coinvolgere il senso del gusto, mentre i medium possono assaggiare i cibi preferiti del defunto e condividere queste informazioni con il soggetto.

Abbiamo da poco terminato uno studio in cui abbiamo analizzato le esperienze di oltre 120 medium degli Stati Uniti, i risultati saranno pubblicati sul nostro sito web.

Quanto è coinvolto il lobo frontale?

Bella domanda, nessuno conosce la risposta. Sono state condotte pochissime ricerche con i medium moderni e ancor meno è stato condotto uno studio sul cervello.

Quali obiettivi si pone la sua ricerca?

Al centro di Windbridge, lavoriamo per aiutare le persone ad alleviare le sofferenze usando la ricerca e l’istruzione. In particolare, cerchiamo di definire fenomeni come la medianità e le esperienze di comunicazione dopo la morte, sperimentate da persone normali, per esempio sogni, odori o musica riguardanti i defunti, o anche il percepire la loro presenza. In questo modo, possono smettere di considerarsi pazze o deliranti. La ricerca ci dice che le esperienze sui propri cari deceduti si verificano nel 30 percento delle persone, mentre l’80 percento avrà almeno un’esperienza nel primo anno di morte del proprio caro.

Prestiamo anche molto interesse al trattamento del dolore. La comunità sanitaria offre poco quando si verifica il lutto, ma esperienze come le letture medianiche sembrano avere sensibili effetti positivi. Tuttavia sono necessarie ulteriore ricerche.

Siamo inoltre interessati a fornire prove che dimostrino come la sopravvivenza dell’anima dopo la morte fisica del corpo diminuisca la paura delle morte. Questo è un punto importante per le persone che stanno morendo, per i loro cari e per tutti noi. Quando si esce dal corpo è solo il corpo stesso che muore, non la coscienza. Con questa nozione, la vita diventa più facile.

Sulla base della sua ricerca, come spiega il rapporto tra coscienza e cervello?

La teoria secondo cui il cervello crea la coscienza si chiama materialismo: un modo di pensare confinato nelle aule, in libri e film. Materialismo significa che una radio produce il suono che emette.

La teoria alternativa considera la coscienza come ‘non locale’, un termine coniato dal medico Larry Dossey. Secondo la teoria della non-località, la coscienza non è localizzata nel cervello, non è vincolata a spazio e tempo, è infinita e semplicemente viene canalizzata dal cervello che traduce il suo messaggio. Questa teoria spiega i medium che comunicano con le persone dopo la morte, i bambini che ricordano vite passate, le esperienze di pre-morte o extracorporee, il programma di osservazione remota dell’esercito, la capacità di sapere chi sta chiamando al telefono che squilla, quella di sognare eventi futuri e così via.

Un esempio familiare è una madre che sa che suo figlio ha appena avuto un incidente stradale. Come fa il suo cervello a sapere questo se si trova in un altro luogo? Grazie alla non-località, la coscienza non ha né un luogo, né un tempo. Ma questo non si sperimenta normalmente nella vita con il tram-tram quotidiano.

La coscienza esiste in modo separato rispetto al cervello: uno è il segnale, l’altro l’antenna. Se l’antenna è danneggiata il segnale è distorto o non arriva, ma esiste comunque. Da decenni la scienza ha già le prove di laboratorio dell’esistenza della ‘non-località’. Ma le persone temono il cambiamento, e scuotere l’attuale paradigma è difficile. Le idee differenti, sebbene testate empiricamente e confrontate con altri studiosi, spesso hanno difficoltà a ricevere attenzione o finanziamenti e a essere accettate. Ma questa è la situazione attuale.

Cosa pensa della vita dopo la morte?

L’anima non è una parola che piace molto agli scienziati, ma è un concetto simile alla mente, al sé o alla coscienza. Le aree della ricerca che credono nella sopravvivenza della coscienza dopo la morte (le tre maggiori sono la medianità, le esperienze premorte e i bambini che ricordano vite passate) dimostrano che la coscienza non è locale e continuerà a esistere dopo la morte del corpo. Sembra anche che nello stato disincarnato, la coscienza continui a imparare, guarire e migliorare.

 

Articolo in inglese: ‘A research scientist on what happens to the brains of mediums when they talk to the other side

Traduzione di Massimiliano Russano

 
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