La possibile vittoria dell’Ucraina

Di Conrad Black

La guerra ucraino-russa, che è stata una fonte inesauribile di sorprese da quando è stata lanciata impetuosamente dal presidente russo Vladimir Putin a febbraio, ha preso un’altra svolta decisiva poiché la tanto attesa controffensiva ucraina ha duramente sconfitto le forze russe non ben riparate.

Sebbene il Cremlino e il Ministero della Difesa russo siano stati relativamente silenziosi, la comunità di blog militari russi molto attiva e di forti opinioni, informata da moltissimi segnali intercettati tra ufficiali sul campo russi, presenta un’immagine che rasenta una debacle russa.

Ora sembra che il seppur autentico contrattacco ucraino nel sud, progettato per garantire che la Russia non riuscisse a isolare l’Ucraina dal mondo occupando l’intera costa del Mar Nero, fosse in qualche modo un’operazione esca per indurre i russi a portar via dei rinforzi dalla regione orientale del Donbass allo scopo di sostenere la loro offensiva lungo la costa del Mar Nero. Sembra che forze sostanziali siano state ridistribuite a sud e un’offensiva molto ben pianificata e rapida, azionata dall’ultimo equipaggiamento della Nato sia risultata una completa sorpresa a est e abbia mandato in frantumi molte unità russe e sequestrato immense quantità di munizioni, veicoli militari, e molti prigionieri di guerra russi.

Le persone di etnia russa costituiscono la maggioranza nell’Ucraina orientale e presumibilmente sono un po’ meno offese dall’assalto militare russo all’Ucraina rispetto alla maggioranza dell’85% degli ucraini che non sono di origine russa. Le unità militari russe erano state in gran parte private dell’artiglieria e i loro ranghi si erano assottigliati, lasciando i fianchi di molte unità non protetti. Gli ucraini hanno sfruttato questa condizione e si dice che le difese russe abbiano «ceduto». Ci sono ampie prove che l’esercito di invasione russo soffra di scarso morale, scarso addestramento e cattive decisioni del comando, una struttura di comando obsoleta e distante e una generale mancanza di familiarità con i requisiti di un intenso combattimento di terra, il che è comprensibile per un esercito che non si è impegnato in una seria guerra convenzionale dall’arrivo dell’Armata Rossa di Stalin a Berlino nel maggio 1945.

Ogni settimana è più evidente quanto grave sia stato l’errore commesso da Putin quando si è tuffato in Ucraina a febbraio con solo 150 mila soldati da combattimento assegnati alla missione di reintegrare in Russia la caotica nazione dell’Ucraina, di poco più di 40 milioni di persone. Stava intraprendendo un’operazione militare grande quanto quella dell’offensiva di Hitler in Occidente nel maggio 1940, ma l’esercito tedesco per quell’operazione disponeva di più di 10 volte più soldati da combattimento e la Wehrmacht tedesca era stata addestrata a uno stato di competenza quasi perfetto ed era comandato da generali leggendari, tra cui Erich von Manstein, Erwin Rommel e Heinz Guderian. I difensori non avevano rifornimenti significativi nel corso di quella che è nota alla storia come la battaglia di Francia, e i tedeschi avevano una pesante superiorità aerea, oltre che sul Canale della Manica durante l’evacuazione di 338.000 soldati alleati da Dunkerque.

Niente di tutto ciò è paragonabile all’invasione russa dell’Ucraina, che come tutto il mondo ha notato, si è basata sull’errata supposizione che non ci sarebbe stata una seria resistenza, che milioni di ucraini desiderassero ardentemente di essere riuniti sotto la giurisdizione del Cremlino, e forse che ci sarebbe stata una risposta tiepida e pusillanime da parte dell’Occidente. Naturalmente, tutte queste supposizioni erano terribilmente sbagliate.

L’Ucraina, che nella sua storia non è mai stata veramente un Paese distinto, essendo stata composta da successive occupazioni del suo territorio da parte di lituani, polacchi, russi e tartari medievali, si è ora fatta una tradizione eroica, una valorosa guerra d’indipendenza tale da fornirle un autentico mito che possa sostenere e ispirare una tradizione patriottica per una nuova nazione, pur creata da un popolo antico.

È vero, come è stato sottolineato da un certo numero di commentatori, che il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy è tutt’altro che un perfetto democratico: si è impossessato dei poteri dittatoriali che normalmente sono affermati da un governo in guerra e non era popolare nel suo Paese prima dello scoppio della guerra. È anche vero che il suo passato da comico professionista di successo è, per non dire altro, insolito per un leader di guerra di successo. Niente di tutto ciò ha la minima rilevanza ora. È stato un brillante galvanizzatore della determinazione nazionale ucraina e un procuratore estremamente abile di assistenza da parte della comunità internazionale.

D’altra parte, la comunità internet russa di commentatori militari è estremamente piena di disprezzo nei confronti di Putin e del suo ministro della Difesa Sergei Shoigu, e dello Stato maggiore e del comando russo in generale. Gli ucraini pubblicizzano a gran voce che i prigionieri di guerra russi saranno trattati con molto rispetto, e i tassi di diserzione russi implicano che molti trovino la diserzione una stazione di passaggio più allettante nella loro vita rispetto al compito di cercare di resistere all’ucraino molto ben armato e ferocemente motivato a difesa di una patria che secondo i russi avrebbe gioito all’arrivo dei liberatori sette mesi fa.

Sembra che i russi abbiano subito circa 80 mila vittime, senza assolutamente nulla da dimostrare. E poiché la Russia, che non è ricchissima, sta pagando il conto di tutto questo contro l’Ucraina, i cui costi di equipaggiamento e munizioni sono quasi tutti un dono della Nato (per il 70 per cento degli Stati Uniti) questa guerra sta diventando estremamente onerosa per la Russia. L’unico modo per ottenere effettivamente una vittoria seria sarà una mobilitazione generale e un’epopea patriottica sulla scala della repulsione di Napoleone e di Hitler: un regime di sacrifici che le masse russe sono poco disposte a sostenere e che l’attuale leadership screditata manca d’autorità morale per imporre.

È certamente giunto il momento che i commentatori dei media che lanciano frecciatine, come Tucker Carlson di Fox News, che normalmente è ragionevole, smettano di confrontare l’assistenza militare americana con gli infiniti ruoli di combattimento degli americani in Medio Oriente e di lodare la Russia. Questa assistenza non genera vittime americane e, se la Russia fosse riuscita a rioccupare l’Ucraina, avrebbe sostanzialmente annullato la vittoria del mondo democratico nella Guerra Fredda e avrebbe convinto gran parte del mondo che gli Stati Uniti e il mondo libero in generale siano in un declino irreversibile. Sarebbe stato anche tremendamente demoralizzante per l’Europa occidentale e, sebbene l’Ucraina non sia un membro della Nato, probabilmente avrebbe suonato la campana di morte di quell’alleanza.

Dopo un inizio disfattista, questo potrebbe essere il primo successo su larga scala dell’amministrazione Biden. Ma la sua ambizione non dovrebbe essere un’umiliazione schiacciante per la Russia; dovrebbe lavorare verso un referendum onesto nelle aree di lingua russa dell’Ucraina, inclusa la Crimea, per determinare se qualcuno di loro desidera unirsi alla Russia volontariamente e verso un’Ucraina emergente che dovrebbe avere alla fine accesso all’Unione Europea, e che, sebbene non sia un membro della Nato, sia un Paese i cui confini sono garantiti solennemente e credibilmente dalla Nato e dalla Russia.

Questo è potenzialmente e imminente il più grande progresso per le forze della democrazia dalla disintegrazione dell’Unione Sovietica e dal crollo del comunismo internazionale 30 anni fa. I media isolazionisti non dovrebbero osare insultare e contestare un tale coraggio per la causa della libertà e della sicurezza strategica dell’Occidente.

 

Conrad Black è uno dei più importanti esperti di finanza canadesi da 40 anni ed è stato uno dei principali editori di giornali al mondo. È autore di autorevoli biografie di Franklin D. Roosevelt e Richard Nixon e, più recentemente, di ‘Donald J. Trump: A President Like No Other’, che è stato ripubblicato in forma aggiornata. Segui Conrad Black con Bill Bennett e Victor Davis Hanson nel loro podcast Scholars and Sense.

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times

Articolo in inglese: The Possible Victory of Ukraine

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