La ‘guerra’ silenziosa sui nuovi gasdotti russi

Gli Stati Uniti hanno ribadito il 29 giugno di disapprovare i due progetti russi per la costruzione di due nuovi gasdotti in Europa, proprio il giorno dopo che la Casa Bianca aveva confermato il vertice tra Donald Trump e Vladimir Putin.

I funzionari dell’amministrazione Trump hanno ripetuto per mesi di essere contrari alla realizzazione dei gasdotti russi Nord Stream 2 e TurkStream, sostenendo che questi progetti abbiano in realtà la finalità politica di affrancare la Russia dal dover trasportare il gas attraverso l’Ucraina. I principali diplomatici, temono inoltre che questi gasdotti rappresentino un passo in dietro per l’Europa per quanto riguarda la diversificazione dell’approvvigionamento energetico.
Nord Stream 2 è un progetto volto ad ampliare il più grande gasdotto sottomarino esistente, Nord Stream, che collega Russia e Germania; TurkStream è un gasdotto che collegherà la Russia alla Turchia. Entrambi i progetti sono attualmente in fase di costruzione.

Secondo le dichiarazioni rilasciate da un importante funzionario Usa ad aprile, Trump non sarebbe affatto contento che il progetto Nord Stream 2 stia procedendo. Il funzionario ha dichiarato che il presidente Usa è particolarmente preoccupato perché la Germania sta continuando a sostenere il progetto, pur sapendo che gli Stati Uniti vogliono aiutare l’Europa a diversificare il proprio approvvigionamento energetico per motivi di sicurezza interna.

Il Dipartimento di Stato americano ha riconfermato la posizione il 29 giugno: mentre si congratulava con gli alleati degli americani in Europa per i recenti progressi nell’ambito della diversificazione delle forniture energetiche, Heather Nauert, portavoce del Dipartimento, ha dichiarato che i gasdotti russi «esacerberebbero la dipendenza dell’Europa dall’energia russa».
Se venisse completato, Nord Stream 2 raddoppierebbe infatti l’attuale portata del gasdotto Nord Stream, raggiungendo un totale di circa 110 miliardi di metri cubi all’anno a partire dal 2019.

Il progetto ha incontrato l’opposizione degli Stati Uniti, cosi come quella di diversi Paesi europei: otto leader europei hanno firmato una lettera a marzo sostenendo che la realizzazione del gasdotto avrebbe «conseguenze geopolitiche potenzialmente destabilizzanti». E lo scorso anno anche dieci senatori americani avevano manifestato la propria opposizione a Nord Stream 2 con una lettera indirizzata al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Il gasdotto sarebbe un passo indietro per l’Europa «nell’ottica di diversificare le fonti, le forniture e i ‘percorsi’ dell’energia».

Mary Bruce Warlick, in veste di delegata speciale alle Questioni energetiche internazionali per il Dipartimento di Stato Usa, ha dichiarato in un comunicato lo scorso anno: «Siamo d’accordo con molti dei nostri partner europei che questo progetto rafforzerà il dominio russo nel mercato del gas in Europa, ridurrà le opportunità di differenziare le fonti energetiche e aiuterà il Cremlino a raggiungere il suo scopo: esportare gas in Europa senza passare attraverso l’Ucraina». E ancora: «Di fatto la realizzazione del Nord Stream 2 convoglierebbe l’80 per cento del gas che la Russia esporta in Europa su una sola rotta, e potenzialmente creerebbe un punto debole, aumentando la possibilità che si verifichino interruzioni nelle forniture di gas».

Metà dei 9,5 miliardi di dollari necessari per la costruzione di Nord Stream 2 sono finanziati dal colosso russo Gazprom (il più importante fornitore di gas dell’Unione europea); la restante metà proviene dagli investimenti di cinque multinazionali: le tedesche Uniper e Wintershall, la francese Engie, l’austriaca Omv, e il gigante del petrolio olandese-britannico Royal Dutch Shell.

Donald Tusk, il presidente del Consiglio europeo, ha dichiarato che la realizzazione del gasdotto non è negli interessi dell’Unione europea, e ritiene che il progetto trasgredisca i regolamenti stessi dell’Unione. Lo scorso anno un gruppo di 65 membri del parlamento europeo hanno sollecitato Tusk e Juncker a bloccare la realizzazione del progetto.

LA GERMANIA CONTRO TUTTI

La Germania continua invece a difendere il progetto definendolo una ‘semplice iniziativa imprenditoriale’. Come risultato il dibattito su Nord Stream 2 sta vedendo la contrapposizione tra un manipolo di membri dominanti dell’Eu, come la Germania, e un ampio numero di Paesi ‘minori’ dell’Europa centrale o orientale.

Anche i funzionari americani hanno espresso il proprio disappunto nei confronti della Germania e degli altri membri dell’Eu che stanno permettendo la realizzazione di Nord Stream 2. L’ex Segretario di Stato Usa, Rex Tillerson, ha criticato pubblicamente il progetto a gennaio, affermando che metterebbe in pericolo la sicurezza dell’Europa. Ma alcuni giorni dopo quest’annuncio la Germania ha concesso a Nord Stream 2 le autorizzazioni per costruire e operare in acque tedesche e sulla terra ferma.

I condotti destinati all’esportazione di gas dalla Russia hanno un significato profondamente politico per via della ‘recente’ invasione dell’Ucraina. Attualmente metà del gas che la Gazprom vende all’Unione europea transita in Ucraina.

Nel tentativo di mitigare il timore che il gasdotto rappresenti una mossa geopolitica di Mosca, il vice cancelliere tedesco Sigmar Gabriel si è recato in Polonia all’inizio del 2018 e ha promesso che il nuovo gasdotto verrà realizzato solo se la Russia non chiuderà i gasdotti che passano in Ucraina e in altri paesi dell’Europa orientale. Ma Putin non ha mai fatto una simile promessa, e la portata complessiva di Nord Stream 2 e TurkStream lo libererebbe dalla necessità di far transitare il gas in Ucraina.

L’incaricato speciale Usa per i negoziati sull’Ucraina, Kurt Volcker, sostiene che «la Russia attualmente è già in grado di esportare gas in Europa attraverso l’Ucraina. Perciò la realizzazione di Nord Stream 2 non servirà ad aumentare la fornitura di gas all’Europa. Piuttosto rimpiazzerà [il gasdotto che passa in Ucraina, ndr]. È implicito che si tratta di un azione puramente politica per rendere l’Ucraina, e in una certa misura i Paesi baltici e la Polonia, più vulnerabili alle pressioni del Cremlino. È un progetto meramente politico».

Il presidente degli Stati Uniti, il 29 giugno ha dichiarato ai giornalisti a bordo dell’Air Force One che intende parlare con Putin dell’Ucraina e della Siria. Gli Stati Uniti non riconoscono ufficialmente l’annessione russa della Crimea, e Trump considera Obama responsabile di aver permesso che l’invasione avvenisse.

La Casa Bianca ha già imposto numerose sanzioni contro la Russia, per le sue operazioni in Ucraina e per le attività di destabilizzazione svolte negli Stati Uniti e nel resto del mondo. A maggio il Dipartimento di Stato ha anche minacciato di sanzionare le aziende coinvolte in Nord Stream 2.

È quindi chiaro – nonostante la scarsa copertura mediatica – come il confronto/scontro sui due nuovi gasdotti russi sia uno dei nodi cruciali sullo scacchiere geopolitico non solo europeo ma internazionale. Ora non rimane che attendere il prossimo passo: il vertice tra Trump e Putin il 16 luglio a Helsinki.

 

Articolo inglese: US Reaffirms Opposition to Russian Gas Pipeline Projects Ahead of Trump–Putin Summit

Traduzione di Marco D’Ippolito

 
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