La Gestapo cinese che cerca di combattere il Falun Gong anche all’estero

Di Frank Fang

Per quasi due decenni, un’agenzia segreta agli ordini dei vertici del Partito Comunista Cinese ha usato ogni mezzo nel tentativo di «sradicare» un gruppo di credenti spirituali ritenuto una minaccia per il regime.

Conosciuta come «Ufficio 610», l’agenzia è stata istituita nel 1999 come organismo «extra-legale» per prendere di mira specificamente i praticanti del Falun Gong. Sono pochissime le informazioni disponibili al pubblico in merito a questo ‘ufficio’, e non è nemmeno nota la sua catena di comando; tuttavia, secondo un gruppo di esperti militari francesi, è chiaro che le sue attività non sono confinate all’interno della Cina.

L’Ufficio 610 ha circa 15.000 persone in Cina e all’estero incaricate di sopprimere i praticanti del Falun Gong, secondo un rapporto di 650 pagine – recentemente pubblicato dall’Istituto per gli studi strategici delle scuole militari, un think tank finanziato dall’esercito francese – che descrive in dettaglio le attività e l’espansiva influenza globale del Partito Comunista Cinese (Pcc).

Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, è una pratica spirituale che consiste in esercizi meditativi e insegnamenti morali basati sui valori di verità, compassione e tolleranza. Questa disciplina è diventata estremamente popolare in Cina durante gli anni ’90, con stime che parlano di un numero di praticanti che andava dai 70 a 100 milioni entro la fine del decennio. Tuttavia, secondo il rapporto francese, Jiang Zemin, all’epoca leader del Pcc, era preoccupato per la crescente popolarità del gruppo spirituale: «Jiang Zemin ha visto questo come una minaccia alla sopravvivenza del Partito, e non poteva tollerare l’esistenza di una struttura sociale al di fuori del suo controllo».

Di conseguenza, Jiang ha istituito l’Ufficio 610 il 10 giugno 1999, il cui nome è tratto dalla data della sua fondazione. L’ufficio funzionerebbe in modo simile alla Gestapo della Germania nazista, con poteri che prevalgono persino sui tribunali e sulla polizia cinese.

L’ufficio 610, insieme agli organi giudiziari, di pubblica sicurezza e legali del Pcc, ha condotto una campagna di persecuzione di vasta portata che continua fino ad oggi. Secondo il Falun Dafa Information Center, milioni di praticanti del Falun Gong in Cina sono stati internati in prigioni, campi di lavoro e altre strutture, con centinaia di migliaia di loro torturati durante la prigionia.

I documenti interni ottenuti da Epoch Times mostrano che l’Ufficio 610 è stato sciolto tra il 2018 e il 2019 e le sue funzioni sono state fuse in altri organi del Pcc, tra cui la Commissione centrale per gli affari politici e legali, nonché le forze di polizia cinesi.

Ma nonostante il cambiamento organizzativo, non c’è alcun segno del fatto che il Pcc si stia allontanando dalla sua campagna di repressione. Durante i primi sei mesi del 2021, almeno 674 praticanti del Falun Gong sono stati condannati illegalmente, con la pena più lunga che è stata di 14 anni, secondo Minghui.org, un sito web con sede negli Stati Uniti che esamina la persecuzione dei praticanti del Falun Gong.

Persecuzione all’estero

L’ufficio ha anche agenti di stanza all’estero che mettono in atto una serie di azioni progettate per reprimere e diffamare le comunità del Falun Gong in tutto il mondo: «C’è un membro dell’Ufficio 610 in ogni missione diplomatica cinese, la cui missione è individuare, raccogliere informazioni e perseguitare i praticanti del Falun Gong, mentre conduce attività di propaganda rivolte ai governi stranieri per dissuaderli dall’avere relazioni con loro. Sebbene l’Ufficio 610 non sia un attore importante nelle operazioni di influenza cinese, le sue attività in Paesi con un gran numero di praticanti del Falun Gong costituiscono una vera interferenza», si legge nel rapporto.

Il rapporto ha sottolineato le osservazioni fatte da Chen Yonglin – un ex diplomatico cinese che ha disertato in Australia più di dieci anni fa – durante un’audizione al Congresso della Camera degli Stati Uniti nel 2005. Prima della sua defezione, Chen era console per gli affari politici nel consolato cinese di Sydney ed era responsabile dell’attuazione delle politiche di Pechino sul Falun Gong.

Chen afferma che il consolato aveva un «gruppo speciale» e «parte del sistema dell’Ufficio 610» guidato dal consolato generale allo scopo di «monitorare e perseguitare» gli aderenti al Falun Gong in Australia: «Per quanto ne so, gruppi simili sono stati istituiti nelle missioni cinesi negli Stati Uniti e in altri Paesi in cui è attivo il Falun Gong».

Nel 2008, il quartiere Flushing di New York è stato sede di una violenza prolungata contro i praticanti del Falun Gong, che è durata diversi mesi. Folle di cittadini cinesi hanno aggredito fisicamente, molestato verbalmente e lanciato sassi contro gli aderenti al Falun Gong in più occasioni. La campagna di violenza durata mesi si è rivelata collegata al consolato cinese a New York. E Peng Keyu, l’allora console generale di New York, ha ammesso durante una telefonata da parte di persone sotto copertura, di aver istigato gruppi pro-Pcc a lanciare una serie di aggressioni contro il Falun Gong.

In Australia, il gruppo locale affiliato all’Ufficio 610 è stato supportato da una grande unità cinese di raccolta di informazioni nel Paese. «So che ci sono oltre 1.000 agenti segreti e informatori cinesi in Australia che hanno avuto un ruolo nella persecuzione del Falun Gong, e il numero negli Stati Uniti dovrebbe essere più alto», ha spiegato Chen nella sua dichiarazione preparata durante l’udienza del 2005.

Chen ha spiegato che a complemento del lavoro di questa rete locale di spie, i diplomatici cinesi facevano anche pressione sui politici australiani affinché accettassero la posizione del Partito sul Falun Gong. Ciò è stato ottenuto offrendo ai funzionari locali vantaggi politici ed economici. Infine il consolato era «riuscito» a ridurre il numero di politici disposti a incontrare gli aderenti locali del Falun Gong o a rilasciare lettere pubbliche di sostegno.

Ci sono stati incidenti simili che hanno coinvolto i consolati cinesi negli Stati Uniti. Secondo un’audizione del Congresso del 2002, gli allora sindaci di diverse città degli Stati Uniti, tra cui Baltimora, Westland, Houston, San Francisco, Saratoga e Seattle, sono stati sottoposti a pressioni dal consolato nelle loro regioni affinché non emettessero proclami a sostegno del Falun Gong e annullassero quelli già emessi. Alcuni sindaci hanno revocato tali proclami.

Un incidente più recente si è verificato nell’agosto 2017, quando il comitato giudiziario del Senato dello Stato della California aveva approvato all’unanimità una risoluzione che condannava il Pcc per la persecuzione del Falun Gong. Tuttavia, nel giro di pochi giorni, i legislatori hanno tenuto un’altra votazione per riportare il provvedimento in commissione per il regolamento, impedendo che la delibera fosse messa ai voti. Si è scoperto che l’inversione di tendenza era collegata a una lettera che il consolato cinese di San Francisco aveva inviato a tutti i membri del Senato dello Stato della California, minacciando che la risoluzione avrebbe potuto «danneggiare profondamente le relazioni di cooperazione tra lo Stato della California e la Cina» in settori come il commercio e il turismo.

Alla fine, la risoluzione del Falun Gong non è mai arrivata all’aula del Senato per essere votata.

Tattica

Una rete simile di agenti cinesi che prendono di mira la comunità del Falun Gong operava in Canada, secondo il rapporto, che cita precedenti commenti fatti da Hao Fengjun, un ex funzionario dell’Ufficio 610, che è fuggito dalla Cina nel 2005 e ha cercato asilo politico in Australia.

Hao aveva raccontato che all’epoca c’erano più di 1.000 spie in Canada incaricate di sorvegliare i praticanti locali del Falun Gong. Tra le spie c’erano canadesi cinesi, uomini d’affari e studenti, e le loro attività si concentravano principalmente a Vancouver e Toronto.

Sempre in Canada, il Pcc era noto per aver utilizzato un’altra tattica per diffamare il Falun Gong: fingevano di essere dei praticanti del Falun Gong e inviavano e-mail offensive e talvolta minacciose ai funzionari del governo.

Amnesty International Canada e la Canadian Coalition on Human Rights in China, hanno affrontato questa tattica nel loro rapporto del 2020, definendola un segno distintivo della campagna all’estero del Pcc contro i praticanti del Falun Gong, progettata per «minare la loro reputazione» e «danneggiare il loro rapporto con i destinatari».

Il rapporto del 2020 indicava due politici canadesi, Judy Sgro e Peter Julian, che avevano ricevuto queste e-mail false: «I funzionari di governo a tutti i livelli in molti Paesi sono stati ripetutamente e sistematicamente presi di mira da e-mail fraudolente da parte di persone che affermavano di essere praticanti del Falun Gong. Il mittente era spesso ossessivo, irrazionale e maleducato, e dava quindi legittimità alle affermazioni del regime cinese secondo cui il Falun Gong fosse una minaccia per la società», si legge nel rapporto, che cita un membro anonimo dell’Associazione canadese del Falun Gong.

In Argentina, gli agenti del Pcc hanno creato un’altra tattica volta a infangare la reputazione del Falun Gong: indurre i media a diffondere contenuti diffamatori della pratica.

Il rapporto cita un incidente del 2020 quando un broker, presumibilmente legato al Pcc, ha offerto 20.000 pesos (circa 310 dollari) a un editore di un piccolo media in cambio della pubblicazione di un articolo diffamatorio sul Falun Gong. Lo stesso broker ha anche cercato di convincere i più grandi media locali, tra cui Infobae, El Cronista Comercial e Diario Popular, a pubblicare lo stesso articolo.

 

Articolo in inglese: China’s Gestapo-Like Office Sought to ‘Eradicate’ Falun Gong Spiritual Group Worldwide, Report Says

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