La distruzione della memoria e del passato, una minaccia molto moderna

Di Joshua Philipp

Il governo svedese sta valutando l’ipotesi di proibire l’impiego di iconografie storiche, come l’alfabeto runico e i simboli norreni, in quanto potrebbero essere considerati dei simboli di ‘odio’.

In realtà non si tratta di un caso isolato. Negli Stati Uniti, diverse statue e opere storiche sparse per il Paese – dai memoriali di guerra, alle statue dei leader della guerra civile, fino ai ritratti di George Washington – sono state prese prese di mira da individui che le ritengono offensive.

Negli ultimi anni, ai giovani di molti Paesi, è stata spesso mostrata una nuova interpretazione della Storia, che critica i rispettivi ‘miti di fondazione’ e condanna gli stessi fondatori: agli studenti viene insegnato a odiare le proprie origini e a interpretare la storia attraverso il velo del socialismo.

È una vera e propria battaglia per la memoria, in una guerra di idee. E per comprendere quali siano i reali obiettivi basta osservare quei Paesi che sono già passati attraverso questo processo.

In Cina, per esempio, il vigente Partito Comunista ha distrutto in maniera piuttosto simile le reliquie culturali del Paese, così come i valori e le tradizioni. Questo è avvenuto nel modo più sistematico durante la Rivoluzione Culturale, negli ‘60 e ‘70, ma il processo non si è concluso lì: recentemente, per esempio, il Pcc ha proibito di rappresentare nei film o nei videogiochi qualsiasi componente dell’eredita culturale precedente.

Fondamentalmente è successo lo stesso anche sotto i regimi comunisti e socialisti dell’est Europa. Questo processo è stato descritto dall’ex ministro polacco dell’educazione Rysarzd Legutko, nel suo libro The Demon in Democracy. Nell’opera, il politico sostiene che l’obiettivo di questo processo di distruzione sia eliminare completamente persino il ricordo di quello che il socialismo voleva distruggere.
Secondo Legutko, il comunismo è un sistema che ha tentato di ricreare la Storia a propria immagine, lanciando incessanti movimenti «contro la memoria». Coloro che si sono opposti a questi sistemi non hanno dovuto affrontare solamente i gulag, gli attacchi di massa e la polizia segreta, ma hanno anche «combattuto per la memoria contro l’oblio, sapendo molto bene che la perdita della memoria avrebbe rafforzato il sistema comunista, rendendo le persone indifese e malleabili».

Quando Karl Marx immaginò i regimi di stampo socialista e comunista – che non esistevano a quel tempo – già prevedeva che avrebbero distrutto tutte le fedi, tradizioni e leggi morali che esistevano nel mondo. Lui e altri comunisti dopo di lui ritenevano che le loro idee fossero superiori a tutte le altre e che nei brutali regimi necessari per realizzare questi sistemi, il fine avrebbe giustificato ogni mezzo.

Dopo aver preso il potere, del resto, i tiranni socialisti non si sono limitati alla distruzione superficiale della cultura e delle credenze, ma hanno cercato di distruggere il passato e di modificare anche la Storia.

Con la distruzione di questi valori e tradizioni, il regime può iniettare il suo veleno in ogni poro della società. Legutko ha scritto che i leader socialisti credevano che «il sistema politico dovesse permeare ogni aspetto della vita pubblica e privata» fino a includere «l’etica, le usanze, la famiglia, le chiese, le scuole, le università, le organizzazioni della comunità, la cultura e persino i sentimenti e le aspirazioni degli uomini».
«Se venivano etichettati come servitori della causa borghese, i filosofi, gli artisti e gli scrittori potevano essere accusati di essere nemici della rivoluzione socialista e di opporsi al futuro, spesso con conseguenze drammatiche per gli imputati».

Questa filosofia volta a distruggere il passato non esiste solo nei regimi socialisti propriamente detti, ma anche nei sistemi liberaldemocratici occidentali: «Entrambi i sistemi – ha affermato Legutko – alimentano, almeno nelle loro interpretazioni ideologiche ufficiali, un senso di liberazione rispetto alle vecchie catene».

Questi sistemi sono simili a quelli immaginati da George Orwell nel suo celebre libro 1984, in cui un immaginario regime socialista inglese controlla in maniera estremamente capillare l’intera società. In 1984, un importante fattore che permetteva al regime di perpetrare il proprio controllo era un sistema che faceva dimenticare alle persone di aver mai creduto in qualcosa che si opponesse al regime. «Ciò richiedeva la continua alterazione del passato», affermava lo scrittore, che aggiungeva come alcune delle persone sottoposte al regime tollerassero le proprie condizioni di vita, proprio perché non disponevano di un metro di paragone.

In questo modo, ha spiegato Orwell, viene fatto credere agli individui «di essere molto migliori dei propri antenati e che il livello di benessere materiale stia costantemente crescendo».

Una verità cruciale per gli odierni regimi socialisti è che – come ha scritto Orwell – gli eventi del passato «sopravvivono solo nei documenti scritti e nella memoria degli uomini».

«Il passato è quanto viene riconosciuto dai documenti e dalla memoria dei singoli individui. Ora, poiché il Partito detiene allo stesso tempo il controllo integrale di tutti i documenti e delle menti dei suoi affiliati, ne consegue che il passato è ciò che il Partito decide essere tale». Questo meccanismo viene definito da Orwell come una componente importante del «controllo della realtà».

Quando il socialismo stava prendendo piede in Europa, all’inizio del ventesimo secolo, lo scrittore G.K. Chesterton ha individuato nella mancanza di fiducia nella persona comune, la causa alla base dei tentativi del socialismo di spazzare via tutto quello che esisteva in precedenza: «Riguardo le questioni fondamentali, la vecchia religione aveva fiducia negli uomini, mentre la nuova filosofia ne diffida completamente. Insiste sul fatto che solo un uomo veramente speciale possa gestire correttamente queste faccende; e che quando si è quel raro tipo di uomini si ha il diritto di comandare gli altri, ancor prima che se stessi».

 

Articolo in inglese: Why Socialists Want to Destroy Our Memory of the Past

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