La democrazia è possibile senza Dio?

Di Matthew Ogilvie

John Adams (un padre fondatore degli Stati Uniti) scrisse alla milizia del Massachusetts nel 1798 che «la nostra Costituzione fu creata solo per un popolo morale e religioso. È completamente inadeguata per un qualsiasi altro».

La tesi formulata da Adams sembra sensata se consideriamo che la democrazia si fonda sull’uguaglianza e sui diritti umani di tutti gli individui.

Come possiamo parlare di uguaglianza senza Dio?

Se venissimo giudicati nei confronti dei nostri simili o dello Stato, allora nessuno di noi sembra essere uguale. Ma se il nostro valore viene giudicato in relazione a Dio, allora possiamo rivendicare l’uguaglianza.

Nella tradizione giudaico-cristiana e in altre tradizioni spirituali, ogni persona ha un valore infinito e una dignità inalienabile, ed è il valore infinito di ogni essere umano che ci rende tutti uguali.

Ma cosa succede quando il valore delle persone viene giudicato in relazione ad altre persone?

Esso porta all’ingiustizia, qualcosa che il marxismo ha sfruttato e che condanna le persone alla perpetua lotta di classe.

Questa situazione si sta verificando anche in Australia, sulla proposta di cambiare la Costituzione, che concederebbe solo ad alcune persone ma non ad altre, una «Voce al Parlamento».

Invece di definire le persone in base alla loro comune umanità, le persone vengono definite in contrapposizione. L’Australia rischia così di avere una Costituzione a due classi permanenti in cui non tutti sono uguali o, per usare la frase di Orwell, alcuni saranno più uguali di altri.

Ma cosa succederà ai diritti umani che la nostra democrazia sostiene?

C’è stata grande chiarezza da parte di un leader comunista cinese che, quando è stato sfidato riguardo il massacro di piazza Tienanmen e gli è stato domandato se i diritti umani degli studenti fossero stati violati, ha risposto che lo Stato non aveva concesso quei diritti.

Contro questa idea c’è la Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti, dove si afferma che i diritti inalienabili delle persone «sono conferiti dal loro Creatore».

I diritti umani si manifestano quando sono garantiti da un Creatore divino, ma non sono sempre garantiti quando sono soggetti ai capricci di uno Stato o persino di altre persone.

È chiaro che storicamente l’uguaglianza e i diritti umani sono stati promossi e protetti dalla credenza in un Dio Creatore, da cui essi derivano.

Tuttavia, si potrebbe obiettare che l’uguaglianza e i diritti umani possano essere difesi anche filosoficamente. Questo è vero, ma solo una filosofia rigorosa e basata sulla Verità può farlo.

Le filosofie relativiste o «woke» contemporanee, di certo non possono né articolare né difendere l’uguaglianza o i diritti umani. Pertanto, solo una filosofia seria può essere utilizzata per proteggere la vera democrazia.

La credenza in Dio o una filosofia rigorosa, è necessaria per difendere i diritti umani e l’uguaglianza e quindi per sostenere la nostra democrazia.

Questo punto è stato sorprendentemente chiarito anche dal forse peggiore dittatore d’Europa, Adolf Hitler, il quale affermava che la grande massa dell’umanità era composta né da filosofi né da santi.

Credendo, come sosteneva Hitler, che le persone non avessero abbastanza fede in Dio per opporsi all’ideologia nazista, riuscì a sottrarre al popolo tedesco ogni speranza in una democrazia e a immergere il mondo in una guerra che non riguardava solo territori e risorse, ma i diritti e l’uguaglianza di tutte le persone.

È facile capire, quindi, che mentre è difficile per una democrazia sopravvivere senza Dio, è quasi impossibile per un regime totalitario sopravvivere con la fede religiosa.

Questo aiuta a comprendere perché le dittature autoritarie perseguono così duramente le persone di fede.

La credenza in Dio e nei valori trascendenti rappresenta una minaccia diretta per coloro che vorrebbero dividere il loro popolo in base alla classe e condannarli a una lotta di classe perpetua, per chi considera alcuni come più uguali degli altri e per coloro che eliminerebbero i diritti umani delle persone quando fa comodo allo Stato.

Oltre alla tradizione ebraico-cristiana, è chiaro che anche altre fedi aiutano a proteggere e sostenere i valori della democrazia e, allo stesso tempo, rappresentano una minaccia diretta per il totalitarismo.

Un buon esempio è la paura che il Partito Comunista Cinese ha per i praticanti del Falun Gong e gli Uiguri musulmani, la quale ha portato a un’intensa persecuzione contro queste persone di fede.

Queste idee possono essere un po’ accademiche e teoriche, ma dovrebbero farci riflettere. Se la fede religiosa e la filosofia rigorosa hanno promosso i diritti umani nei nostri Paesi, cosa stiamo facendo per proteggerli?

La realtà attuale è che, anche nei cosiddetti Paesi liberi dell’Occidente, i diritti umani vengono calpestati e le persone vengono divise da movimenti e istituzioni educative che si oppongono alla fede religiosa e alla ricerca della verità e della saggezza.

La domanda è: «Cosa faremo al riguardo?» Tollereremo questi attacchi alla Fede e alla Verità o lasceremo morire la nostra democrazia?

 

Matthew Ogilvie è un accademico e scrittore australiano. Ha prestato servizio nell’istruzione superiore per oltre 30 anni in Australia e negli Stati Uniti. Attualmente è vicepresidente della sottocommissione per la revisione delle politiche sull’istruzione del Partito liberale dell’Australia occidentale.

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

Articolo in inglese: s Liberal Democracy Possible Without God?

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