La Cina tenta di rilanciare l’economia con i venditori ambulanti?

Di Ling Yun

Negli ultimi giorni, l’espressione ‘economia dei venditori ambulanti’ è diventata virale nei social media cinesi. Tutto è iniziato dopo un discorso tenuto dal premier cinese Li Keqiang in occasione delle ‘Due sessioni’, il più importante incontro politico annuale del ‘Parlamento’ del Partito Comunista Cinese e del suo organo consultivo.

Alcuni utenti cinesi hanno schernito il discorso del premier, scrivendo: «Gli Stati Uniti sono entrati nell’era economica del mercato spaziale privato, mentre noi abbiamo rilanciato l’economia dei venditori ambulanti».

Durante una video conferenza tenuta a Pechino il 28 maggio, il premier cinese ha ammesso che la Cina ha 600 milioni di persone che hanno un reddito mensile di circa mille yuan (125 euro), una somma che «è appena sufficiente per coprire l’affitto mensile in una città cinese di medie dimensioni». Inoltre, Li ha aggiunto che «il lavoro di riduzione della povertà sta diventando sempre più gravoso in quanto alcune persone potrebbero ricadere nella povertà a causa del coronavirus»

Il premier ha poi sottolineato ancora una volta che il nuovo pacchetto di misure in favore della crescita si concentrerà sul «garantire l’occupazione e il sostentamento delle persone, e [aiutare, ndr] il mercato». Ha poi lodato gli sforzi dei venditori ambulanti della città di Chengdu, che hanno contribuito a sostenere l’economia.

Durante la pandemia, buona parte dell’economia cinese è rimasta bloccata. Gli ordini stranieri sono crollati, con gravi conseguenze per le piccole e medie imprese, come anche per l’occupazione della gente comune. A marzo, il Comitato di gestione della città di Chengdu ha emanato nuove norme che hanno eliminato cinque restrizioni per i piccoli venditori; ad esempio, i chioschi ai bordi delle strade sono ora consentiti nelle zone residenziali, i proprietari dei negozi possono vendere le loro merci fuori dai loro negozi, le vendite sui marciapiedi sono incentivate anche nei centri commerciali e i venditori ambulanti sono autorizzati a vendere in strada.

Da allora, le autorità hanno dato il via libera ai venditori ambulanti anche a Shanghai, Gansu, Zhejiang, Jiangxi, Hebei e in altre città. Nella provincia dello Jiangxi, il 26 maggio il governo municipale di Nanchang ha emanato una ordinanza per designare 100 strade come mercati notturni.

Il 27 maggio, la ‘Commissione di orientamento del governo centrale per la costruzione della civiltà spirituale’ ha annunciato nuovi regolamenti, in base ai quali «il commercio in strada, i mercati stradali e i venditori ambulanti» non sono più elencati tra i criteri di valutazione per la certificazione di «città civile».

Recentemente, i media statali hanno promosso positivamente «le bancarelle ai bordi delle strade per guadagnarsi da vivere» definendole come «energia di fumo e fuoco», piuttosto che etichettarle come «sporche, disordinate, povere» come facevano in passato.

Da quando il Pcc ha introdotto la certificazione di ‘città civile’ nel 2005, i governi locali hanno intensificato i loro sforzi per eliminare i commercianti ambulanti e raggiungere così i loro obiettivi annuali. Sbarazzarsi dei venditori ambulanti era diventata un’operazione di routine per ‘mantenere la stabilità’. Da allora si sono verificati spesso incidenti cruenti tra i venditori e gli aggressivi agenti della gestione urbana, noti in Cina come ‘chengguan’.

Oggi, dopo quindici anni di repressione, i venditori ambulanti stanno nuovamente allestendo bancarelle per gestire la loro «grande, luminosa e giusta» attività. In questo contesto, il dibattito online sul fenomeno è diventato virale. Alcuni cittadini hanno detto: «Ora stiamo incoraggiando le bancarelle ai bordi della strada. È ovvio che il mercato interno è già abbastanza povero».

Un altro utente ha commentato: «Incoraggiare i venditori ambulanti è in primo luogo per rivitalizzare l’economia del popolo; d’altra parte non indica però che il vero inverno sta arrivando? La semplice manomissione dei dati non risolverà il problema questa volta».

Altri ancora hanno scritto:

«L’espediente è misura del panico da disoccupazione».

«Quando non consentiti, vengono definiti ‘sporchi e disordinati che danneggiano l’ambiente e causano smog’. Mentre quando sono richiesti, vengono definiti ‘energia di fumo e fuoco’».

«Ora che l’economia va male, la gente ha il permesso di gestire le proprie bancarelle. La stampa le acclama e incoraggia ogni giorno. Ma perché non avete detto nulla quando le violente forze dell’ordine cittadine requisivano il triciclo del venditore?»

Negli ultimi mesi, la pandemia del virus del Pcc ha causato un blocco dell’economia nazionale e molte persone non hanno avuto entrate per mesi. Con la diffusione del virus del Pcc nel mondo, l’industria cinese ha perso buona parte delle ordinazioni straniere e i licenziamenti dalle aziende sono diventati frequenti. Un recente sondaggio condotto da Caijing ha rilevato che l’80 percento delle piccole e medie fabbriche dedicate all’esportazione nella regione del delta del Fiume delle Perle hanno subito grandi perdite, e la maggior parte sono rimaste chiuse.

Hu Jia, un attivista per i diritti umani di Pechino, ha dichiarato a Radio Free Asia che la decisione del regime comunista di concedere alla gente una certa flessibilità è dovuta ovviamente a considerazioni di stabilità sociale, sicurezza politica e finanziaria.

«Se non lo lascio andare in strada a mantenere la sua famiglia, cosa potrebbe succedere quando è in ansia? E se si vendicasse contro la società? O andasse in strada a protestare? Quando la gente ha un reddito, allevia la pressione finanziaria che grava sul governo. Senza questa pressione di recessione economica e di disordini sociali, il regime non avrebbe fatto questa eccezione».

 

Articolo in inglese: Is Li Keqiang Reviving the Economy by Promoting Street Markets?

 
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