La Cia, squattrinata, è debole contro il Pcc

Di Anders Corr

La Cia è in ritardo sull’intelligence cinese di almeno un decennio. E solo ad agosto ha discusso l’idea di un «China Mission Centre», che ha finalmente annunciato il 7 ottobre.

Secondo quanto riferito, il centro renderà più facile sfruttare le risorse dell’agenzia per affrontare la crescente minaccia cinese e i fallimenti dell’intelligence dell’ultimo decennio su tutto ciò che riguarda Pechino, la Cina e il Partito Comunista Cinese (Pcc). Ma senza maggiori risorse, il nuovo centro sarà l’ennesimo fallimento.

Secondo un articolo di Bloomberg del 10 novembre, «La mancanza di informazioni di alto livello sulla cerchia ristretta del presidente cinese Xi Jinping sta frustrando gli alti funzionari dell’amministrazione Biden, che si sforzano di anticipare i prossimi passi di Pechino, a parere degli attuali ed ex funzionari che hanno esaminato i rapporti più delicati dell’intelligence statunitense».

I funzionari affermano che l’intelligence americana trova sempre più difficile penetrare nell’opaco processo decisionale di Xi e nel controllo sempre più centralizzato che ha del Pcc.

Secondo Bloomberg, il Telegraph e il Financial Times, l’agenzia o altri funzionari sono rimasti sorpresi dal test missilistico ipersonico della Cina riportato il 16 ottobre, nonché dalla rottura del trattato di Hong Kong con la Gran Bretagna, dall’espansione della propria presenza militare nel Mar Cinese Meridionale, dai limiti posti alle indagini indipendenti sull’origine del Covid-19, dalla cancellazione delle Ipo cinesi e dall’aumento dell’hacking cinese.

Dal 2010 al 2012, Pechino ha trovato e ucciso almeno 12 fonti della Cia in Cina, mediante una talpa o hackerando le comunicazioni elettroniche segrete dell’agenzia. E almeno sei altre persone sono state imprigionate, secondo un articolo del New York Times del 2017.

In precedenza, è capitato che una sospetta talpa cinese negli Usa sia fuggita dagli Stati Uniti e viva ora all’estero. Inoltre, le spie del Pcc sono penetrate nell’Agenzia per la sicurezza nazionale di Taiwan, e degli operatori cinesi si sono infiltrati nel processo di assunzione della Cia.

Secondo il New York Times, «Alcuni ufficiali hanno incontrato le loro fonti in un ristorante dove agenti cinesi avevano installato dispositivi di ascolto, hanno detto ex funzionari, e persino i camerieri lavoravano per l’intelligence cinese».

Gli errori della Cia costano vite.

Sempre nel 2017, migliaia di pagine che descrivono in dettaglio gli strumenti di hacking della sicurezza informatica più sensibili della Cia, sono state hackerate e pubblicate su Wikileaks. La fonte della fuga di notizie ha cercato «di avviare un dibattito pubblico sulla sicurezza, la creazione, l’uso, la proliferazione e il controllo democratico delle armi informatiche».

L’attuale mancanza di persone che parlano mandarino nell’agenzia, secondo Bloomberg, è la ciliegina sulla torta di Pechino.

La Cia e l’Fbi non sono riuscite a rivolgersi ai molti cittadini statunitensi che operano in aree grigie sia degli affari in Cina, il cui profitto può essere alzato e abbassato dal Pcc, sia dell’influenza politica pro-Pechino a Washington, che possono usare per dimostrare la loro «amicizia» per la Cina.

Questi interessi commerciali di Pechino-New York agiscono per paralizzare le difese americane contro il Pcc promuovendo l’approccio soft nei confronti della Cina, che è quindi favorevole agli affari, nel breve periodo. Ma a lungo termine, l’America sta vendendo al Pcc 2,3 trilioni di dollari di investimenti e più di 600 miliardi dollari di scambi annuali: praticamente una corda con cui impiccarsi.

La causa principale del fallimento della Cia è quindi politica, sia a livello macro che micro. I vari presidenti e congressi americani sono troppo influenzati dalle società statunitensi che traggono profitto da migliaia di miliardi di dollari di affari in Cina. Le aziende preferirebbero che Washington ignori la minaccia cinese piuttosto che buttare all’aria i loro profitti. La massima leadership politica americana, inclusa la leadership della Cia su più amministrazioni, è quindi in errore. Ma gli analisti cinesi più vicini alle informazioni hanno sempre compreso la minaccia.

Il problema politico è anche personale, in quanto a volte la Cia (oltre ad altre potenti istituzioni americane) presenta al suo interno dei membri che costituiscono una minaccia perché non sono sufficientemente patriottici. Apparentemente non capiscono che la Cia e altri enti militari e di intelligence statunitensi sono assolutamente critici nella lotta contro il totalitarismo di Pechino. Vedono le capacità militari, di intelligence e di polizia dell’America come una minaccia alla libertà, piuttosto che una difesa. C’è bisogno di una migliore valutazione e di insegnanti più patriottici, dalla scuola primaria alla formazione post-laurea e post-professionale.

Ora il carrello delle mele americano sta rotolando verso il precipizio della sconfitta per mano di Pechino. Non è chiaro se una ricalibrazione delle risorse dell’ultimo minuto farà la differenza. Ma dobbiamo provare. A questo punto, oltre a raddoppiare le spese per la difesa relative alla Cina, soprattutto in termini di grandi sistemi d’arma con effetto strategico, l’America dovrebbe moltiplicare le spese di intelligence.

Abbiamo bisogno di più di tutti i tipi di intelligence sulla Cina, compresa l’intelligence umana, l’intelligence dei segnali e l’intelligence delle immagini. Tutto questo costa un sacco di soldi. Invece, gli Usa stanno investendo 1 trilione di dollari nei programmi di «infrastruttura» dell’amministrazione Biden, alcuni dei quali possono essere rubati da Pechino, mentre la vecchia intelligence cinese viene rimescolata burocraticamente nel nuovo centro della Cia.

C’è da aspettarsi altri fallimenti lungo la strada finché il presidente Joe Biden e il Congresso non faranno ciò che è veramente necessario: dare risorse reali alla Cia.

 

Anders Corr ha conseguito una laurea/master in scienze politiche presso la Yale University (2001) e un dottorato in governance presso la Harvard University (2008). È preside di Corr Analytics Inc., editore del Journal of Political Risk e ha condotto ricerche approfondite in Nord America, Europa e Asia. È autore di «The Concentration of Power» (in uscita nel 2021) e «No Trespassing» e ha curato «Great Powers, Grand Strategies».

Le opinioni espresse in quest’articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

Articolo in inglese: Penniless CIA Is Weak on the CCP

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