La Cia ha fallito con l’11 settembre, e ora si intromette nella politica interna

Di Lloyd Billingsley

Il mese scorso, l’editorialista del Washington Post George Will ha proclamato: «Vorrei vedere il 6 gennaio stampato nella mente americana con la stessa fermezza dell’11 settembre, perché è stato uno shock di pari livello per il sistema». Ma secondo Conrad Black, George Will «sembra aver preso congedo dai suoi sensi», in quanto i due eventi non erano minimamente paragonabili.

Il 6 gennaio 2021, qualche centinaio di persone sono entrate nel Campidoglio degli Stati Uniti e hanno causato «danni relativamente lievi». L’11 settembre 2001, un attacco terroristico «meticolosamente pianificato»,con dirottamenti aerei, ha causato 3.000 vittime. Per tutti tranne che per chi vuole essere cieco, non possono esserci parallelismi. «L’11 settembre 2001 è stato un giorno sconvolgente e di sofferenza senza precedenti nella storia degli Stati Uniti», ha proclamato The 9/11 Commission Report : Final Report of the National Commission on Terrorist Attacks upon the United States. «La nazione era impreparata», osserva il rapporto del 2004. Ed era impreparata anche l’agenzia che in primis doveva essere pronta al meglio: la Central Intelligence Agency. Prima dell’11 settembre, «nessuna agenzia al di fuori della Cia aveva più responsabilità, o faceva di più, nell’attaccare al Qaeda, lavorando giorno e notte», ma i capi volevano più soldi.

I dirigenti della Cia «credevano di aver disperatamente bisogno di fondi solo per continuare il loro attuale sforzo antiterrorismo», afferma il rapporto. Per alcuni funzionari, «la leadership della Cia non ha dato priorità sufficiente alla battaglia contro Bin Laden e al Qaeda». Dopo che il direttore della Cia George Tenet ha ottenuto uno stanziamento supplementare, «la Cia credeva ancora di essere in uno stato di carenza di fondi per le attività legate al terrorismo». D’altro canto, il rapporto lascia pochi dubbi sul fatto che la Cia non sia stata all’altezza del suo ruolo.

Infatti, le informazioni della National Security Agency (Nsa) e della Cia «spesso non sono arrivate agli investigatori criminali». L’unità di intelligence della Federal Aviation Administration avrebbe dovuto ricevere «un’ampia gamma di informazioni» dalla Cia, ma questo non avvenne.

Dopo l’attacco alla Uss Cole nell’ottobre 2000, la Cia «non ha rilasciato una risposta definitiva sull’attacco: come è stato fatto o da chi». L’agenzia «non fu in grado di trovare o interrompere il flusso di denaro di al Qaeda» e «gli analisti smisero di distribuire rapporti scritti su chi fosse responsabile».

Il cacciatorpediniere missilistico Uss Cole di classe Arleigh Burke ripreso in mare circa un mese prima di essere attaccato da una missione terroristica suicida che uccise 17 marinai statunitensi e ferendone circa altri 36, durante un’operazione di rifornimento nel porto di Aden, Yemen, il 12 ottobre 2000. (Per gentile concessione della Us Navy/Getty Images)

Il direttore dell’antiterrorismo Richard Clarke aveva messo in guardia il pubblico dal fatto che la burocrazia della Cia fosse «magistrale nel comportamento passivo-aggressivo» e «un guscio vuoto di parole senza fatti».

Nel maggio 2001, sono aumentate le notizie secondo cui i terroristi di Al Qaeda di Khalid al-Mihdhar e Nawaf al-Hamzi erano arrivati ​​a Los Angeles, ma «il funzionario della Cia che ha esaminato i cablogrammi non ha preso alcuna azione al riguardo». Quando il 4 luglio 2001 al-Mihdhar volò a New York, «nessuno lo  ha cercato».

Il 15 maggio 2001, i funzionari della Cia hanno esaminato i cablogrammi del 2000 che indicavano che al-Mihdhar aveva un visto per gli Stati Uniti e che al-Hamzi era venuto a Los Angeles nel 2000. Secondo il rapporto, il funzionario della Cia che ha esaminato i cablogrammi non ha intrapreso alcuna azione a riguardo.

L’agente della Cia «Jane» che era stato coinvolto con la Uss Cole, non ha condiviso informazioni con un agente dell’Fbi perché quest’ultimo era coinvolto in attività meramente «criminali». Ciò ha tenuto fermo l’agente dell’Fbi «da qualsiasi ricerca di Mihdhar» e Jane ha persino distrutto la copia dell’agente dell’Fbi delle prove su Mihdhar «perché aveva informazioni Nsc». E la Cia «non ha scritto valutazioni analitiche su possibili scenari di dirottamento».

L’ispettore generale della Cia ha contribuito al rapporto della Commissione sull’11 settembre, che senza dubbio sottovaluta l’inettitudine dell’agenzia. Il rapporto non ha un indice e nessun nome di agenti della Cia, quindi qualsiasi errore eventuale del funzionario John Brennan della Cia rimane sconosciuto.

Nel 1976, Brennan votò per lo stalinista intransigente Gus Hall, candidato presidenziale del Partito Comunista Usa. Questo era un diritto di Brennan, ma non c’è il diritto a un lavoro alla Cia, e quindi un voto per un partito politico controllato da forze estere ostili agli Stati Uniti avrebbe dovuto impedire a Brennan di ottenere qualsiasi lavoro con l’agenzia. Incredibilmente, però, la Cia assunse Brennan nel 1980 come «tirocinante di carriera» nella direzione delle operazioni dell’agenzia.

Nel 2009, il presidente Barack Obama ha nominato Brennan assistente del presidente per la sicurezza interna e l’antiterrorismo prima di sceglierlo come direttore della Cia nel 2013. Ciò segna un contrasto con il capo della sicurezza nazionale di Clinton, Anthony Snow, che nel 1997 non è riuscito a diventare direttore della Cia in parte perché credeva che la spia stalinista Alger Hiss potesse essere innocente.

Prima dell’11 settembre, la Cia si rifiutava di condividere informazioni con l’Fbi. Al contrario, invece, quando era in corso il ‘Crossfire Hurricane’ – l’operazione contro il presidente Donald Trump – la «comunità dell’intelligence» non ha esitato a condividere le informazioni con i media dell’establishment. All’inizio del 2018, l’ex direttore della Cia John Brennan è diventato «l’ultimo membro della famiglia Nbc News e Msnbc, firmando ufficialmente per diventare un collaboratore della rete». In che modo questo avrebbe rafforzato la sicurezza nazionale è discutibile, ma ha ampliato le possibilità di ingerenza della Cia nella politica interna.

La direttrice della Cia Gina Haspel era con l’agenzia dal 1985. Al contrario, l’attuale direttore William Burns è un diplomatico di carriera che in precedenza è stato sottosegretario di Stato per gli affari politici e dopo il pensionamento è diventato presidente del Carnegie Endowment for International Peace. Secondo il suo profilo ufficiale della Cia, Burns ha una storia professionale in cui ha «mantenuto gli americani al sicuro», ma le persone hanno motivo di porsi delle domande.

Secondo quanto conferma il rapporto della Commissione sull’11 settembre, prima del 2001 la Cia non era riuscita a mantenere l’America al sicuro. L’Islam radicale sta di nuovo crescendo e sotto il presidente Joe Biden il confine meridionale è più poroso che mai. Prima dell’11 settembre 2021, la nazione potrebbe facilmente sperimentare altri giorni sconvolgenti e di sofferenza senza precedenti, con migliaia di vittime. Per adattare il famoso detto di Milan Kundera, la lotta al terrorismo è la lotta della memoria contro l’oblio.

 

Lloyd Billingsley è l’autore di «Yes I Con: United Fakes of America», «Barack ‘em Up: A Literary Investigation», «Hollywood Party» e altri libri. I suoi articoli sono apparsi in molte pubblicazioni, tra cui Frontpage Magazine, City Journal, The Wall Street Journal e American Greatness. Billingsley lavora come policy fellow presso l’Independent Institute.

 

Le opinioni espresse in quest’articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

Articolo in inglese: How the CIA Failed America on 9/11



 
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