La cavalleria è morta?

Di Jeff Minick

‘Cavalleria’. Questa parola evoca per noi immagini e significati diversi. Alcuni immaginano Re Artù, Sir Galahad e gli altri cavalieri della Tavola Rotonda. Alcuni possono immaginare un gentiluomo vittoriano che difende l’onore di una signora dagli insulti di un mascalzone. Altri potrebbero trovarsi a pensare a gentiluomini che tengono aperta una porta per le dame o che tirano fuori la sedia in un ristorante per fare sedere la donna.

In un certo senso, questa parola e questo concetto sembrano antichi, aggeggi del passato ora ricoperti di ragnatele e polvere seduti in qualche angolo della soffitta. Alcune donne considerano i gesti cavallereschi degli uomini (come il tenere aperta una porta o pagare un conto in un ristorante) come insulti e avvilenti segnali di oppressione e maschilismo, e sono felici di vedere la cavalleria sconfitta dalla nostra epoca moderna.

Ma cosa intendiamo esattamente per cavalleria? Dovremmo festeggiare o piangere la sua perdita? Ed è davvero morta o è travestita in abiti diversi?

Il significato della cavalleria

Un dizionario online definisce la cavalleria come «la combinazione di qualità che ci si aspetta da un cavaliere ideale, in particolare coraggio, onore, cortesia, giustizia e disponibilità ad aiutare i deboli».

L’inclusione della parola cavaliere in questa definizione mostra i legami della cavalleria con il Medioevo e con gli uomini. In effetti, il codice cavalleresco è un prodotto del periodo tardo medievale. Nel 1883, Leon Gautier pubblicò La Chevalerie in cui riassumeva questi ideali del cavaliere medievale come «I dieci comandamenti della cavalleria». Alcuni di questi ideali risulterebbero oggi un po’ datati, ma nel complesso i comandamenti di Gautier sono alla base della definizione di cui sopra.

Vocabulary.com include questa breve definizione a sé stante: «Cortesia verso le donne», un significato che è forse più vicino nello spirito alla nostra moderna concezione della cavalleria.

Poniamoci alcune domande. Guardando a quella prima definizione, qualcuno sosterrebbe che queste qualità sono ridicole o fuori moda? Un padre perbene non cercherebbe di allevare i suoi figli con questi valori come guide per vivere una vita onorevole? E una donna in cerca di matrimonio non farebbe tesoro di un uomo che marcia sotto questi stendardi?

E quale donna – o uomo, se è per questo – non desidererebbe essere trattata con cortesia?

«Uomini senza petto»

Conosco molti giovani che corrispondono alla definizione di cavalleria del dizionario, ma molti altri non le si avvicinano minimamente.

Vivo in un tranquillo quartiere di periferia. Dall’altra parte della strada, degli operati stavano ristrutturando il seminterrato di una casa. A un certo punto, un membro di questo gruppo ha preso a camminare su e giù per la strada per quasi un quarto d’ora, urlando oscenità e imprecazioni per telefono: a chiunque fosse nei paraggi è diventato presto evidente che si stava rivolgendo a una donna.

Un amico di New York mi dice che i giovani uomini sugli autobus e sulla metropolitana offrono raramente i loro posti a passeggeri di sesso femminile. Alcuni hanno indubbiamente paura di vedersi staccare la testa da una femminista arrabbiata, mentre altri sono semplicemente ignari di questa cortesia un tempo comune.

Alla radio del bar che visito, sento di tanto in tanto della musica rap che denigra le donne e si riempie di oscenità. In The Canterbury Tales, Geoffrey Chaucer ha descritto un «verray, parfit gentil knyght». Se quel cavaliere si alzasse dalla tomba e camminasse per le strade di alcune delle nostre città oggi, potrebbe chiedersi se il suo codice cavalleresco fosse obsoleto come l’ortografia di Chaucer.

La nostra cultura rozza, profana e sessualizzata ha generato ciò che Cs Lewis ha descritto in The Abolition of Man: «Facciamo degli uomini senza petto e ci aspettiamo da loro virtù e intraprendenza. Ridiamo dell’onore e siamo scioccati di trovare traditori in mezzo a noi. Castriamo e diciamo ai castroni di essere fecondi».

Signore e signori

Le donne spesso deplorano la mancanza di cortesia e di cavalleria tra gli uomini, ma anche loro devono assumersi una qualche responsabilità per questo declino.

Nel suo articolo online, Low Standards, Apathy to Blame for the Death of Chivalry, la diciannovenne Te’Kayla Pittman ha scritto: «Questa generazione di donne è diventata indipendente e testarda, e non c’è niente di sbagliato in questo. Tuttavia, il problema arriva quando le donne vogliono essere indipendenti al punto da non volere che gli uomini facciano nulla per loro».

La Pittman ha poi citato l’autrice Suzanne Venker: «Gli uomini sono cambiati solo perché le donne lo hanno fatto. Questo perché gli uomini sono nati per compiacere le donne. Le donne moderne non lo sanno, perché sono state condizionate a pensare agli uomini come oppressori», ha scritto.

La Pittman ha concluso che entrambi i sessi condividono la responsabilità del declino della cavalleria. «Entrambi i sessi sono colpevoli della scomparsa della cavalleria. […] Non c’è niente di sbagliato nell’essere una donna indipendente, ma sentirsi come se non avessi bisogno di un uomo per essere un gentiluomo, può essere una maledizione».

Il femminismo radicale spiega una parte di questo declino della cavalleria maschile: «Una donna ha bisogno di un uomo come un pesce ha bisogno di una bicicletta» era una massima popolare 50 anni fa. Quando un uomo si sente non necessario, non è incline a fare di tutto per soddisfare gli standard di qualcuno.

Anche le donne prive di decoro e di rispetto per se stesse hanno favorito il venir meno della cortesia maschile. In un libro di storia che ho letto molto tempo fa con un titolo e un autore che ho dimenticato, lo scrittore ha sottolineato che nel Vecchio West le donne rispettabili, conosciute a quei tempi come signore, potevano viaggiare attraverso il Paese senza timore per il loro onore o le loro vite.

Le donne che vogliono che un uomo sia un gentiluomo devono essere esse stesse donne.

Cosa c’è in un nome?

Alcune parole si estinguono con il tempo. Ad esempio, chiunque apra Canterbury Tales di Chaucer, anche se questa persona fosse un madrelingua inglese, potrebbe sentirsi come se stesse leggendo una lingua straniera (lo stesso vale per la Divina Commedia per gli italiani).

Forse è ora che la cavalleria riposi le sue ossa in questo cimitero linguistico.

Ma stiamo commettendo un grave errore se piantiamo gli ideali della cavalleria nella stessa tomba. Coraggio, onore, giustizia, cortesia e volontà di difendere i deboli o di aiutare gli impoveriti: sicuramente questi sono il sangue, il nervo della vera civiltà, e sono virtù che appartengono allo stesso modo agli uomini e alle donne. Possiamo e dobbiamo mantenere vivi questi ideali di cavalleria, anche se mormoriamo le nostre preghiere sulla lapide della cavalleria.

Diventare galante

Quindi come eseguiamo quella resurrezione?

Quando ero bambino, i miei genitori si abbonavano a Highlights, una rivista per bambini che pubblicava un fumetto mensile, «Goofus e Gllant». Goofus era un ragazzo egocentrico e meschino, mentre Gallant era educato, disponibile e gentile. Gallant era un cavaliere, Goofus il vampiro. Era sempre perfettamente chiaro chi fosse cosa.

Se vogliamo allevare i nostri figli con questi stessi ideali, e se noi stessi vogliamo metterli in pratica, dobbiamo far valere questa stessa chiara distinzione. Un anno fa ho scritto un pezzo per Epoch Times sugli uomini che tengono in vita la cavalleria. Questa volta scrivo per uomini e donne. Se vogliamo preservare la cavalleria – non la parola, forse, ma l’ideale – allora il modo migliore per farlo è adottarne i principi e viverli.

Nessuno può resuscitare gli ideali della cavalleria, tranne noi.

E se vogliamo far rivivere Gallant, dobbiamo dire addio a Goofus.

 

Jeff Minick ha quattro figli e un crescente plotone di nipoti. Per 20 anni ha insegnato storia, letteratura e latino a seminari di studenti di homeschooling ad Asheville, Nc. È autore di due romanzi, «Amanda Bell» e «Dust on Their Wings» e di due opere di saggistica, « Imparare mentre vado» e «I film fanno l’uomo». Oggi vive e scrive a Front Royal, in Virginia. Vedi JeffMinick.com per seguire il suo blog.

Articolo in inglese: Is Chivalry Dead?

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