Joe Biden e l’influenza del governo Obama sull’Ucraina

Di Jeff Carlson

Nel 2014, il vice presidente americano Joe Biden (ora candidato alla guida del Partito Democratico) ha svolto un importante ruolo nel coinvolgimento del governo Obama nella rivolta ucraina che ha portato alla deposizione del presidente Viktor Yanukovych. E in seguito alla rivolta, Biden ha usato la propria influenza per promuovere la creazione del problematico Ufficio Nazionale Anti-corruzione (Nabu).

In particolare, durante le elezioni del 2016, la fuga di informazioni del Nabu sul manager della campagna elettorale di Trump Paul Manafort, ha contribuito alla creazione della falsa narrazione secondo cui Trump avrebbe cospirato con la Russia per vincere le elezioni.
Biden avrebbe inoltre minacciato di trattenere un miliardo di dollari in garanzie sui prestiti americani per spingere il presidente ucraino Petro Poroshenko a silurare il procuratore generale ucraino che stava indagando sul conto del Burisma Group, un gigante del gas naturale ucraino, nel cui consiglio di amministrazione c’era il figlio di Biden, Hunter.

Recentemente l’avvocato personale del presidente Trump, Rudy Giuliani, ha dichiarato: «Tenete gli occhi sull’Ucraina». Durante l’intervista con il Washington Examiner, Giuliani ha messo l’accento sul «piano per mettere sotto inchiesta il presidente Trump basandosi sulla falsa accusa di aver cospirato con la Russia per influenzare le elezioni del 2016».

Il coinvolgimento del governo Obama nella rivolta del 2014

Il 4 febbraio 2014, o pochi giorni prima, Victoria Nuland, sottosegretario agli Affari Europei e Asiatici del governo Obama, ha avuto una conversazione con l’ambasciatore degli Stati Uniti in Ucraina, Geoffrey Pyatt, che è stata poi intercettata e resa pubblica.

Durante la telefonata sembra che Nuland e Pyatt discutano della deposizione del presidente ucraino Yanukovych e dell’installazione del leader dell’opposizione Arseniy Yatsenyuk come primo ministro.
Nuland preferiva il leader dell’opposizione Yatsenyuk rispetto ai suoi principali rivali Vitali Klitschko e Oleh Tyahnybok. Ha infatti detto a Pyatt: «Penso che Yats sia quello che ha esperienza economica e di governo. Lui è… ha bisogno che Klitsch e Tyahnybok rimangano fuori».

Verso la fine della conversazione hanno discusso di come il vicepresidente Joe Biden fosse disposto a sostenere il cambio di potere in Ucraina:

Geoffrey Pyatt: «Vogliamo che qualcuno con una personalità internazionale venga fuori e ci aiuti a realizzare questa cosa. L’altra questione riguarda i possibili aiuti a Yanukovych, ma probabilmente ci riorganizzeremo domani per questo e vediamo come si mettono le cose».

Victoria Nuland: «Per quanto riguarda questa fatto, Geoff, quando ho scritto il messaggio, Sullivan [il consigliere per la sicurezza nazionale di Biden, ndr] rivolgendosi a me ha detto “hai bisogno di Biden” e io gli ho detto che probabilmente domani l’avremo insieme ai dettagli. Perciò Biden è favorevole».

Nuland e Pyatt si sono incontrati con i leader dell’opposizione Klitschko e Yatsenyuk assieme all’allora presidente Yanukovych solo pochi giorni dopo il 7 febbraio 2014.

Da allora gli eventi si sono succeduti rapidamente. Il 22 febbraio 2014, Yanukovych è stato rimosso da presidente dell’Ucraina ed è fuggito in Russia. Il 27 febbraio 2014, Yatsenyuk, il candidato favorito da Nuland, è diventato primo ministro dell’Ucraina. Mentre Klitschko è stato lasciato fuori dai giochi. È poi importante notare come Yatsenyuk si sia in seguito dimesso nell’aprile 2016 perché accusato di corruzione.

Il ruolo di Biden in Ucraina

Ad aprile Biden è intervenuto personalmente, così come suo figlio Hunter. Il 18 aprile 2014 Hunter Biden è stato nominato membro del consiglio di amministrazione di Burisma, una delle principali aziende di gas naturale in Ucraina.

Quattro giorni dopo, il 22 aprile 2014, il vicepresidente Joe Biden si è recato in Ucraina e ha offerto sostegno politico e 50 milioni di dollari in aiuti all’instabile governo di Yatsenyuk. In seguito Petro Poroshenko, un politico miliardario, è stato eletto presidente dell’Ucraina il 25 maggio 2014.

Biden è entrato in confidenza con entrambi e ha aiutato l’Ucraina a ottenere un pacchetto di quattro anni per un totale di 17,5 miliardi di dollari dal Fondo Monetario Internazionale a marzo 2015.

Nell’ottobre 2016, il Foreign Policy ha scritto un lungo articolo intitolato Cosa farà l’Ucraina senza lo zio Joe, che ha ricostruito il ruolo di Biden nella rimozione del procuratore generale dell’Ucraina, Victor Shokin. Secondo l’articolo, Shokin, scelto dal presidente ucraino Poroshenko, stava ficcando il naso in un grosso caso di corruzione e «conducendo indagini su due importanti procuratori arrestati per motivi di corruzione».

Gli Stati Uniti hanno spinto per la rimozione di Shokin, e Biden ha guidato gli sforzi minacciando personalmente di trattenere un miliardo di dollari in garanzie sui prestiti. In un’intervista con l’Atlantic, Biden ha ricordato di aver detto a Poroshenko: «”Petro, non stai ricevendo il tuo miliardo di dollari. Ok, sei libero di mantenere in carica il [procuratore, ndr] generale. Basta che tu capisca che se lo fai noi non paghiamo”». Poco dopo Shokin è stato rimosso da Poroshenko, all’inizio del 2016.

Ma secondo quanto riportato dal The Hill, Shokin stava indagando su Burisma, l’azienda di cui il figlio di Biden, Hunter, era membro del consiglio di amministrazione in quel periodo. E l’indagine di Shokin su Burisma è stata resa pubblica nel giugno del 2017, da Front News International.
Burisma è di proprietà dell’ex ministro dell’Ecologia dell’Ucraina, Nikolai Zlochevsky (noto anche come Mykola Zlochevsky). Secondo Front News, Zlochevsky avrebbe concesso un «permesso speciale per l’estrazione di un terzo del gas prodotto in Ucraina» alla sua stessa azienda, la Burisma.

Secondo l’organizzazione ucraina senza scopo di lucro Anti Corruption Action Center, Zlochevsky detiene 38 concessioni sparse in 14 diverse società, ma la sola Burisma ne detiene 33. Zlochevsky ha abbandonato l’Ucraina dopo che l’ex presidente ucraino Viktor Yanukovych è fuggito in Russia durante la rivolta ucraina nota come Euromaidan.

Indagini su Burisma

Nella primavera del 2014, l’ufficio del procuratore generale ucraino ha aperto un’indagine su richiesta dell’ufficio del pubblico ministero britannico, che stava indagando sulle accuse di riciclaggio di denaro nei confronti di Zlochevsky e aveva congelato 23 milioni e 500 mila dollari in beni di sua proprietà all’inizio di aprile 2014. E Shokin, che non è stato nominato procuratore generale prima di febbraio 2015, non era coinvolto nel caso.

I pubblici ministeri ucraini hanno rifiutato di fornire al Regno Unito i documenti richiesti e nel gennaio 2015 un tribunale britannico ha quindi dovuto ordinare lo sblocco dei beni. Questa azione è stata richiamata in un discorso dell’ex ambasciatore degli Stati Uniti in Ucraina, Geoffrey Pyatt, che ha dichiarato: «Nel caso dell’ex ministro dell’Ecologia Mykola Zlochevsky, le autorità britanniche hanno sequestrato 23 milioni di dollari di beni acquisiti illegalmente, che appartenevano al popolo ucraino». Invece di ricevere cooperazione dai pubblici ministeri ucraini, questi «hanno inviato lettere agli avvocati di Zlochevsky per assicurargli che non c’era alcun procedimento contro di lui. Di conseguenza, i beni sono stati sbloccati dal tribunale britannico e poco dopo il denaro è stato trasferito a Cipro».

Ma il 10 febbraio 2015 Shokin è stato nominato procuratore generale dell’Ucraina e ha riaperto l’indagine su Burisma, che ha portato avanti fino alle sue dimissioni formali nel febbraio 2016.

Nello stesso periodo in cui i beni di Zlochevsky venivano congelati nel Regno Unito, il 18 aprile 2014 Burisma aveva nominato Hunter Biden membro del proprio consiglio di amministrazione. Il compenso di Hunter non è mai stato rivelato da Burisma, che è una società privata, ma Ryan Toohey, portavoce di Burisma, ha dichiarato al New York Times che la cifra non era «fuori dall’ordinario».
Tuttavia, secondo un articolo del The Hill, la società di Biden, Rosemont Seneca Partners, riceveva ingenti pagamenti regolari da Burisma, «di solito più di 166 mila dollari al mese». I pagamenti sono stati effettuati dalla primavera del 2014 fino all’autunno del 2015, per un totale di oltre 3 milioni di dollari.

L’articolo del The Hill includeva una dichiarazione scritta di Shokin, che diceva a Solomon che la sua indagine su Burisma prevedeva «interrogatori e altre procedure di investigazione per tutti i membri del comitato esecutivo, incluso Hunter Biden».

Secondo il procuratore generale ucraino Yuriy Lutsenko, a seguito delle dimissioni forzate di Shokin, l’indagine Burisma è stata trasferita al Nabu presieduto da Sytnyk, che l’avrebbe poi archiviata nel 2016.

Il 27 marzo 2019 il Post di Kiev ha pubblicato un editoriale scritto da tre membri dell’Anti-Corruption Action Center di Kiev che hanno tuttavia contestato l’intervista rilasciata da Lutsenko a The Hill, sostenendo che due casi relativi al Burisma siano ancora oggetto di indagine da parte della Nabu.

La politica interna dell’Ucraina è estremamente complessa e la corruzione è endemica, per questo spesso si vengono a formare versioni dei fatti contrastanti.

La pressione degli Stati Uniti per indagare su Manafort

Nel gennaio 2016, i più importanti procuratori ucraini si sarebbero incontrati a Washington con i funzionari del Consiglio di Sicurezza Nazionale di Obama (Nsc), dell’Fbi, del Dipartimento di Stato e del Dipartimento di Giustizia (Doj), secondo un articolo pubblicato il 26 aprile dal The Hill.

L’incontro, che secondo l’articolo è stato promosso come un ‘training’, ha toccato anche altre due questioni: la riapertura di un’indagine archiviata sui pagamenti ad alcune personalità statunitensi da parte del Partito delle Regioni ucraino (sostenuto dalla Russia), e l’archiviazione di un’indagine ucraina sulle aziende del gruppo Burisma.

Secondo l’inchiesta del The Hill, l’Ambasciata ucraina ha confermato che gli incontri si sono svolti, ma ha dichiarato: «Non risulta che i casi del Partito delle Regioni o della Burisma siano stati discussi durante le riunioni».
Un comunicato stampa del Nabu del 22 gennaio ha confermato che il direttore della Nabu, Artem Sytnyk, si trovava a Washington dal 19 al 21 gennaio per un viaggio di lavoro.

Contemporaneamente all’incontro del Nabu con i funzionari di Obama, il vicepresidente Joe Biden ha incontrato diversi alti funzionari ucraini. E il 21 gennaio 2016, Biden ha incontrato Petro Poroshenko, il presidente dell’Ucraina. Secondo il comunicato della Casa Bianca, i due leader hanno concordato di «continuare a portare avanti il programma anti-corruzione dell’Ucraina».

Appena sei giorni prima, il 15 gennaio 2016, Biden aveva incontrato il primo ministro ucraino Volodymyr Groysman, e aveva promesso di concedere 220 milioni di dollari in aiuti all’Ucraina quell’anno.

Degno di nota il fatto che alcuni mesi dopo, Sytnyk e il deputato ucraino Leshchenko avrebbero rivelato alla stampa parte del contenuto del ‘registro nero’ ucraino dei pagamenti, nel quale figurava il nome del responsabile della campagna elettorale di Trump, Paul Manafort. Rivelazione che avrebbe costretto Manafort ad abbandonare la campagna.

Leshchenko è poi divenuto la fonte di diversi individui, tra cui il giornalista Michael Isikoff e l’agente della Dnc Alexandra Chalupa. Inoltre, Leshchenko è stata una fonte diretta per Fusion Gps e per il ‘detective’ da loro ingaggiato, l’ex consulente della Cia Nellie Ohr.

Un altro incontro legato all’Ucraina ha avuto luogo nel gennaio 2016, quando l’ucraina-americana Alexandra Chalupa, che all’epoca lavorava per il Comitato Nazionale Democratico (Dnc), ha informato un imprecisato alto funzionario del Dnc di un presunto collegamento tra la Russia e la campagna elettorale di Trump. In particolare, questo tema sarebbe stato ripreso dalla campagna di Clinton nell’estate del 2016. Chalupa ha anche dichiarato al funzionario di aspettarsi un imminente coinvolgimento di Manafort nella campagna Trump.

Come facesse Chalupa ad aspettarsi il coinvolgimento di Manafort nella campagna Trump già a gennaio rimane un mistero, ma le sue previsioni si sono rivelate esatte, dato che Manafort ha preso parte alla campagna di Trump poco dopo, il 29 febbraio 2016, per mezzo di un conoscente comune, Thomas J. Barrack Jr. Secondo Manafort infatti, lui e Trump non erano affatto in contatto da molti anni, quando la campagna elettorale di Trump ha accolto la sua offerta.

Come documentato in precedenza da Epoch Times, il 30 maggio 2016, il ‘detective’ ingaggiato da Fusion Gps Nellie Ohr ha inviato un’ e-mail a suo marito, Bruce Ohr, funzionario di alto livello del Dipartimento di Giustizia e ad altri tre funzionari del Dipartimento, per avvisarli della scoperta del ‘registro nero’ tra i documenti del Partito delle Regioni ucraino. Scoperta che ha portato alle dimissioni di Manafort dalla campagna Trump nell’agosto 2016.

I legami tra Nabu e Fbi

Dopo il successo del rovesciamento del presidente ucraino Yanukovych, Biden ha svolto un ruolo diretto nella formazione del National Anti-Corruption Bureau o Nabu, poiché ha personalmente «promosso la creazione di un ufficio indipendente anti-corruzione», riportava Foreign Policy il 30 ottobre 2016.

Il Nabu è stato formalmente istituito nell’ottobre 2014 in seguito alle pressioni non solo del Dipartimento di Stato americano e di Biden, ma anche del Fondo Monetario Internazionale e della Commissione Europea.

Nonostante le spinte internazionali, la neonata unità anti-corruzione ha impiegato più di un anno per diventare effettivamente operativa. Durante questo periodo, i funzionari del Nabu hanno iniziato a stabilire rapporti con l’Fbi. All’inizio del 2016, il direttore del Nabu Artem Sytnyk ha annunciato che il suo ufficio era molto vicino a firmare un memorandum di cooperazione con l’Fbi, e a partire da febbraio del 2016 l’Fbi ha nominato un rappresentante permanente in loco presso gli uffici del Nabu.
Il 5 giugno 2016, Sytnyk ha incontrato l’ambasciatore statunitense in Ucraina, Geoffrey Pyatt, per discutere un’intesa più formale con l’Fbi, e il 30 giugno 2016, Nabu e Fbi hanno firmato un Memorandum di intesa che ha permesso la formazione di un ufficio dell’Fbi presso gli uffici della Nabu, per lavorare assieme sui casi internazionali di riciclaggio di denaro. L’intesa è stata rinnovata per altri due anni nel giugno 2017.
Il Nabu ha ripetutamente rifiutato di rendere pubblico il memorandum d’intesa con l’Fbi e nel 2018 si è rivolto al tribunale perché ne impedisse il rilascio. Dopo aver ricevuto un parere sfavorevole da parte del tribunale amministrativo distrettuale di Kiev, il Nabu ha impugnato la sentenza che è stata ribaltata in suo favore dalla sesta corte amministrativa d’appello.

Sytnyk, insieme al parlamentare ucraino Serhiy Leshchenko è diventato oggetto di un’indagine, e nel dicembre 2018, secondo il Kiev Post, un tribunale di Kyiv ha stabilito che entrambi gli uomini «hanno agito illegalmente quando hanno rivelato che il cognome e la firma di Manafort sono stati trovati nel cosiddetto ‘libro mastro nero’ del partito delle regioni del presidente deposto Viktor Yanukovych».
Il tribunale ha sottolineato che il materiale faceva parte di un’indagine preliminare e il suo rilascio «ha causato interferenze nei processi elettorali degli Stati Uniti nel 2016 e ha danneggiato gli interessi dell’Ucraina come Stato».

Leshchenko aveva assunto pubblicamente una forte posizione anti-Trump, e nell’agosto del 2016 ha dichiarato al Financial Times che «una presidenza Trump avrebbe cambiato la posizione pro-Ucraina nella politica estera americana» e che era «importante mostrare non solo l’aspetto della corruzione, ma che si tratta di un candidato filo-russo che può rompere l’equilibrio geopolitico nel mondo». Leschenko ha sottolineato che la maggioranza dei politici ucraini erano «dalla parte di Hillary Clinton».

Nel dicembre 2017, il procuratore generale ucraino Yuriy Lutsenko ha accusato Sytnyk di aver permesso all’Fbi di condurre operazioni illegali in Ucraina, sostenendo che «le forze dell’ordine statunitensi siano state invitate senza le autorizzazioni richieste e in violazione delle procedure necessarie». Lutsenko ha continuato chiedendo: «Chi ha effettivamente permesso a un servizio segreto straniero di operare in Ucraina?».

Anche Taras Chornovil, un analista politico ucraino, ha messo in discussione le attività dell’Fbi, scrivendo: «In Ucraina si stanno conducendo operazioni sotto copertura con la partecipazione diretta o addirittura sotto il controllo, dell’Fbi. Ciò significa che gli agenti dell’Fbi potrebbero avere accesso a dati classificati o informazioni riservate».

Il procuratore generale Lutsenko ha quindi chiesto una revisione contabile del Nabu, sostenendo di «essere in possesso di informazioni rilevanti per i revisori» e ha fatto pressione affinchè Sytnyk rassegnasse le sue dimissioni, come anche Nazar Kholodnitskiy, il procuratore speciale anti-corruzione (Sap). Secondo un’inchiesta di Euromaiden Press, gli sforzi di Lutsenko sono falliti «grazie alla reazione dei partner americani dell’Ucraina».

Michael Carpenter, consigliere dell’ex vicepresidente Joe Biden, ha lanciato personalmente un avvertimento pubblico a Lutsenko e ad altri che spingevano per la rimozione di Sytnyk, affermando: «Se la Rada vota per rimuovere il capo del Comitato Anti-corruzione e il capo del Nabu, raccomanderò di tagliare tutti gli aiuti governativi statunitensi all’Ucraina, compresa l’assistenza alla sicurezza».

Di fatto Sytnyk continua a essere il direttore del Nabu tutt’oggi.

I legami tra Victor Pinchuk, Leshchenko e la fondazione Clinton.

L’11 aprile 2019, Greg Craig, ex consigliere della Casa Bianca di Obama e partner di Skadden, Arps, Slate, Meagher & Flom LLP, è stato incriminato per aver mentito e occultato il suo operato in Ucraina. Craig, che avrebbe lavorato a stretto contatto con Manafort, è stato pagato più di 4 milioni di dollari per produrre un rapporto ‘indipendente’ che giustificasse il processo e la condanna dell’ex primo ministro, Yulia Tymoshenko. Peculiare il fatto che il nome di Craig non sia stato incluso da Leshchenko e Sytnyk nella fuga di notizie del ‘registro nero’.

La requisitoria del processo a Craig rileva che «un ricco privato ucraino» ha finanziato interamente il rapporto. In un recente video su YouTube, Craig ha dichiarato pubblicamente: «È stato Doug Schoen a sottopormi questo progetto, e mi ha detto che stava agendo per conto di Victor Pinchuk, che era un uomo d’affari ucraino filo-occidentale che ha contribuito a finanziare il progetto».

«Il nostro studio aveva concluso che il rapporto era finanziato principalmente da Victor Pinchuk», ha scritto Skadden nelle recenti relazioni Fara.

Tuttavia Pinchuk ha rilasciato una dichiarazione il 21 gennaio, negando qualsiasi coinvolgimento finanziario: «Il signor Pinchuk non è stato la fonte di fondi utilizzati per pagare il compenso di Skadden per la redazione del rapporto sul processo e la condanna di Yulia Tymoshenko. Lui non è stato in alcun modo il finanziatore. Né il signor Pinchuk né le società a lui affiliate sono mai stati clienti di Skadden. Il signor Pinchuk e il suo team non hanno avuto alcun ruolo nel lavoro svolto da Skadden, compresa la preparazione o la diffusione del rapporto di Skadden».

Victor Pinchuk è il fondatore di Interpipe, un’azienda produttrice di tubi d’acciaio. Possiede la Credit Dnipro Bank, diversi impianti di ferroleghe e un impero mediatico. È inoltre sposato con Elena Pinchuk, figlia dell’ex presidente ucraino Leonid Kuchma.
Pinchuk è stato accusato di aver tratto enormi profitti dall’acquisto di beni di proprietà dello Stato a prezzi molto inferiori a quelli di mercato attraverso il favoreggiamento politico.

Tra il 4 e il 12 aprile 2016, la parlamentare ucraina Olga Bielkov ha avuto quattro incontri con Samuel Charap (Istituto internazionale di studi strategici), Liz Zentos (Consiglio di sicurezza nazionale), Michael Kimmage (Dipartimento di Stato) e David Kramer (McCain Institute).

I documenti Fara depositati dal lobbista Doug Schoen hanno dimostrato che è stato pagato 40 mila dollari al mese da Victor Pinchuk, in buona parte per organizzare questi incontri.
Schoen ha tentato di organizzare altri 72 incontri tra i membri del Congresso e i la stampa. Ma non si sa quante di queste riunioni si siano effettivamente svolte.

Schoen ha anche aiutato Pinchuk a stabilire legami con la Fondazione Clinton. Il Wall Street Journal ha scritto il 19 marzo 2015 che Schoen avrebbe messo in contatto Pinchuk con gli alti funzionari del Dipartimento di Stato legati alla Clinton affinché mettessero pressione sull’ex presidente ucraino Yanukovych per far rilasciare Yulia Tymoshenko, rivale politico di Yanukovych. Dopodiché il rapporto tra Pinchuk e i Clinton è continuato.
Secondo il Kyiv Post: «Clinton e suo marito Bill, il 42esimo presidente degli Stati Uniti, sono stati pagati in occasione dell’annuale Yes e di altri eventi organizzati da Pinchuk. Si descrivono come amici di Pinchuk, noto a livello internazionale come uomo d’affari e filantropo».

Sebbene le cifre esatte non siano del tutto chiare, i registri presentati dalla Clinton Foundation indicano che ben 25 milioni di dollari sono stati donati da Pinchuk all’organizzazione Clinton.

Pinchuk ha anche legami con Serhiy Leshchenko, il deputato ucraino che ha divulgato le informazioni su Manafort. Leshchenko è stato spesso un oratore alla Ukrainian Breakfast, un tradizionale evento privato tenuto a Davos, in Svizzera e ospitato dalla Victor Pinchuk Foundation, ed è stato anche fotografato in compagnia di Pinchuk in occasione di numerosi altri eventi.

 

Articolo in inglese: Joe Biden, Obama Officials Stood to Gain From Ukraine Influence

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