Irruzione in Campidoglio, l’attivista Blm John Sullivan rilasciato senza cauzione

Di Mimi Nguyen Ly e Petr Svab

È stato rilasciato con condizioni ma senza il pagamento di una cauzione John Sullivan, l’attivista di Black Lives Matter anti-Trump che era stato arrestato e accusato di attività illegali durante l’irruzione al Campidoglio degli Stati Uniti, il 6 gennaio.

Il 14 gennaio il Dipartimento di Giustizia ha annunciato che il 27enne era stato arrestato lo stesso giorno nello Utah, con l’accusa di aver invaso una zona delimitata, di irruzione violenta e condotta disordinata, oltre che di aver interferito con le forze dell’ordine.

Sullivan ha fatto la sua prima apparizione in tribunale in un’udienza virtuale a Salt Lake City il 15 gennaio. Il giudice e magistrato Daphne A. Oberg, della Corte distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto dello Utah, ha affermato che il Dipartimento di Giustizia non ha raggiunto la condizione legale per ottenere un’udienza di detenzione – ha riferito alla Inner City Press – osservando che il Dipartimento di Giustizia non ha presentato una nota di detenzione.

«Chiediamo la detenzione, ma abbiamo bisogno di tre giorni», ha riferito al medesimo media durante l’udienza, l’assistente procuratore Bryan Reeves.

«Prima si deve raggiungere la condizione per ottenere un’udienza di detenzione», ha spiegato la Oberg.

Sullivan è stato rilasciato a condizione che consegni il passaporto, indossi un localizzatore Gps, si sottoponga a un controllo psichiatrico e che rimanga a casa e non esca se non per attività approvate dal tribunale, tra cui lavoro, servizi religiosi e cure mediche.

All’accusato è stato vietato anche di entrare in possesso di armi da fuoco. Deve inoltre mantenere o cercarsi un lavoro a tempo pieno e smettere di lavorare per Insurgence Usa, il gruppo di attivisti da lui fondato; anche se non gli è richiesto di rinunciare al controllo del gruppo. Il gruppo si definisce antifascista e si oppone alle brutalità della polizia.

L’avvocato difensore Mary Corporon ha reso noto che Sullivan «otterrà un impiego più convenzionale lavorando per soggetti terzi».

E aggiunge: «Non lo scioglierà [l’Insurgents Usa, ndr]. Ma non lavorerà per esso. L’assenza di internet è un problema. L’unico lavoro che potrebbe ottenere sarebbe in una fattoria, come un altro cliente. Avrà bisogno di uno smartphone per trovare un lavoro. Quella non è una restrizione appropriata», ha riferito la Corporon al giudice. Ha anche aggiunto: «Non tutti i diritti del Primo Emendamento dovrebbero essergli tolti».

La Oberg ha ordinato infatti che Sullivan rimanesse fuori dai social media prima del processo e che fosse messo sotto stretto controllo su internet. Secondo Deseret News, il giudice ha anche affermato che qualsiasi violazione delle condizioni della cauzione non sarebbe stata «trattata alla leggera».

L’assistente del procuratore Reeves ha sostenuto che Sullivan dovrebbe rimanere in custodia fino alla risoluzione del caso legale, adducendo che l’attivista «si compiace nell’incitare al caos». Reeves ha anche preso nota dei piani di protesta armata in tutte le 50 capitali dello Stato e a Washington prima del 20 gennaio, indicandoli come una delle ragioni per tenere Sullivan dietro le sbarre.

Sullivan è stato messo sotto accusacr a seguito di una denuncia. I procuratori affermano che si è introdotto in Campidoglio attraverso una finestra, per poi aver oltrepassato il blocco della polizia una volta dentro; ha ammesso di «aver filmato e di essere lui quello mostrato nel video, presente fuori l’atrio della hall del relatore, all’interno del Campidoglio, al momento dell’uccisione di una donna da parte di un ufficiale della polizia del Campidoglio». La donna è stata in seguito identificata come Ashli Babbitt, veterana dell’Aeronautica militare.

Sono collegate al caos del 6 gennaio in Campidoglio anche altre quattro morti, occorse però all’esterno dell’edificio. Tre di esse sono dovute a complicanze mediche, essendo un uomo morto per infarto e un altro per ictus, mentre una donna si è ritrovata schiacciata nella calca, secondo quanti riportano diversi media. Un agente di polizia del Campidoglio, Brian Sicknick – rende noto la polizia del Campidoglio – è morto il giorno successivo perché rimasto «ferito mentre era impegnato con i manifestanti».

Sullivan, che online usa il soprannome ‘Jayden X’, in precedenza aveva riferito tramite Twitter come si trovasse lì solo per un reporting degli eventi e che nel frattempo aveva cercato di «mimetizzarsi»; ma nel video da lui stesso pubblicato online lo si può notare mentre incita chiaramente gli intrusi, e convince gli agenti di polizia a lasciarli passare durante diverse impasse.

In un’intervista al Rolling Stone, pubblicata il 13 gennaio, ha detto che stava cercando di creare un clima di fiducia tra le persone che filmava: «Ho dovuto relazionarmi con queste persone, e costruire fiducia nel breve tempo che avevo a disposizione per arrivare dove dovevo andare».

Un altro suo video lo mostra vicino a una donna, anche lei con una videocamera, che a un certo punto si rivolge a Sullivan dicendogli: «Lascia che ti abbracci adesso. Ce l’abbiamo fatta. Avevi ragione. Ce l’abbiamo fatta».

«Amica, te lo volevo proprio dire. Ma non potevo dire molto», risponde lui.

La donna dice anche: «Non stai registrando, vero?»

«Cancellerò questa [imprecazione, ndr]», risponde. «Ma non ti ho registrato, intendo dire».

Riguardo al suddetto scambio con la donna, Sullivan a Epoch Times ha dichiarato che si riferiva ai piani per l’assalto al Campidoglio che aveva letto in «chat segrete e cose del genere». Infatti, ha pubblicato informazioni su tali piani sui suoi social media, ma non ha informato le forze dell’ordine. «Non sono un spia»: questa la sua spiegazione.

 
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