Intervista esclusiva a Jung Chang: Il suo impegno per la giustizia

Jung Chang ha sempre saputo di essere destinata a diventare una scrittrice, ma vivendo sotto la tirannia di Mao Zedong, ha detto che per lei «era impossibile addirittura sognare di essere una scrittrice».

Adrian Sturdza, reporter dell’edizione rumena di Epoch Times, ha parlato con Chang della sua vita, dei suoi libri e della fonte d’ispirazione delle sue opere.

Chang è una scrittrice sino-britannica rinomata a livello mondiale. Ha scritto assieme a Jon Halliday, suo marito e storico, il libro Mao: la storia sconosciuta. I suoi libri, tra i quali si ricordano anche Cigni selvatici: tre figlie della Cina e L’imperatrice Cixi, hanno riscritto la narrativa moderna sulla storia cinese.

Chang ha detto che mentre stavano effettuando delle ricerche per il libro Mao: la storia sconosciuta, lei e suo marito sapevano che «avremmo incontrato dei guai nello scrivere questo libro». Chang ha detto che sono stati in grado di mettere da parte questa paura perché quello che raccontavano era della massima importanza.

«Penso che sia mio marito che io, siamo entrambi impegnati in favore della giustizia e nel dire la verità», ha detto. «Credo che queste cose siano più importanti di qualsiasi altra considerazione».

Il suo coraggio nel raccontare la storia come era accaduta e nello sfidare la narrativa moderna sulla storia cinese plasmata dagli interessi politici, è stato di esempio. Ha detto che è stato il coraggio dei suoi genitori ad aver ispirato il suo interesse nella scrittura.

Ha scritto per la prima volta dopo che suo padre venne arrestato per essersi schierato contro la Rivoluzione Culturale indetta da Mao, che durò dal 1966 al 1976 e che causò la morte di tre milioni di persone.

Era il giorno del suo sedicesimo compleanno. Chang era stesa sul letto e aveva iniziato a scrivere una poesia, quando gli uomini che perseguitavano suo padre fecero irruzione nella loro casa. «Sono dovuta correre in bagno a strappare la mia poesia e gettarla nel gabinetto, e questa fu la fine che fece la mia prima avventura letteraria», ha detto. «Tuttavia il desiderio di scrivere non mi ha mai abbandonata».

A causa della sua avversione per Mao, suo padre venne arrestato, torturato, fatto impazzire ed esiliato in un campo di lavoro forzato dove morì in giovane età. La scrittrice ha detto che la gente si domandava il perché avesse scelto di rivelare i fatti, perché non poteva starsene semplicemente tranquilla e tacere. «Tuttavia, per mio padre», ha detto, «i suoi principi e il suo perseguimento riguardo a ciò che riteneva fossero la giustizia e la verità, erano le cose più importanti».

Chang è stata esiliata ai margini dell’Himalaya dove è diventata un medico con un’elementare istruzione, poi operaia di un’acciaieria e in seguito elettricista.

«Quando spargevo il letame nelle risaie o mentre verificavo la fornitura di elettricità in cima ai tralicci, scrivevo sempre con una penna invisibile nella mia testa. Semplicemente non avevo modo di mettere il mio pensiero nero su bianco».

La volta successiva che ha ricominciato a scrivere, è stato grazie a sua madre. «È successo dopo che avevo ascoltato mia madre raccontarmi della sua vita, della vita di mia nonna e del suo rapporto con mio padre», ha detto.

I racconti di sua madre hanno portato Chang a ricercare la vera storia della Cina e a guardare oltre i miti creati dagli interessi politici. Ha detto che questo processo e il suo narrare queste storie perdute, le hanno portato «la soddisfazione di essere una detective storica alla ricerca della verità».

Reporting di Adrian Sturdza 

Articolo in inglese: ‘Jung Chang Exclusive Interview: Commitment to Justice Is Foundation of Her Writing (Video) By Joshua Philipp, Epoch Times | May 30, 2015

 
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