Intervista a un esperto, la fuga dal laboratorio di Wuhan e l’insabbiamento del secolo

Di John Mac Glionn

Il virus Sars-CoV-2 è stato creato in un laboratorio cinese? Per alcuni autori di spicco, la risposta è ‘senza dubbio sì’. Per altri autori, come George Calhoun, professore di economia allo Stevens Institute of Technology, la risposta ‘sembra essere sì’.

In una serie di eccellenti articoli per Forbes, il dottor Calhoun ha delineato i molti modi in cui la Cina, in particolare il Partito Comunista Cinese (Pcc), ha fatto di tutto per nascondere dati importanti al resto del mondo.

Sebbene affermi di non essere un esperto sull’argomento dell’origine del virus, Calhoun è un uomo astuto, qualcuno che legge «molto attentamente». Quando ha sentito per la prima volta che l’Istituto di virologia di Wuhan era «stato all’avanguardia nello studio dei coronavirus dei pipistrelli», questo lo ha colpito, quasi immediatamente. Ha pensato «che il laboratorio e l’epidemia dovevano essere collegati. La coincidenza era troppo ovvia».

Calhoun ha continuato: «Per me la teoria della ‘fuga da laboratorio’ avrebbe dovuto essere l’ipotesi di partenza, o l’ipotesi nulla, come direbbero gli statistici, da indagare a fondo».

Invece, molti eminenti commentatori hanno scelto di respingerla per ragioni non del tutto chiare.

Da quando il mondo è venuto a conoscenza di ciò che stava succedendo a Wuhan, «i dettagli che emergono hanno (secondo me) continuato a spostare l’enfasi sulla teoria delle fughe da laboratorio», ha aggiunto Calhoun.

A Calhoun è stato quindi chiesto di Viral, un libro di Matt Ridley e Alina Chan. Negli ultimi mesi, il libro è diventato virale e per una buona ragione. Calhoun ritiene che gli autori «fanno un buon lavoro, con dettagli straordinari, arricchendo le due teorie (dell’origine zoonotica e dell’uscita da laboratorio)». Inoltre, «fanno uno sforzo onesto per confrontarle in modo equo, ma l’equilibrio tende sempre più verso la fuga di laboratorio».

Un altro «fattore schiacciante che porta a questa conclusione è l’incredibile campagna di ostruzionismo da parte dei cinesi». Secondo Calhoun, le autorità di Pechino si comportano «molto come se avessero qualcosa di terribile da nascondere». L’intero argomento dell’«orgoglio nazionale […] per non collaborare, semplicemente non regge a questo punto, dato l’immenso danno che il virus ha causato a livello globale».

Eppure, si potrebbe pensare che non dovremmo davvero essere sorpresi dal fatto che il Pcc abbia tentato di ingannare il mondo. Dopotutto, i cani abbaiano e i bugiardi mentono. Qualche media in Occidente dovrebbe forse  prendersi la colpa per aver lasciato campo libero a Pechino? Cioè per non aver messo in dubbio i dati discutibili che uscivano dalla Cina dall’inizio del 2020? Negli Stati Uniti, ad esempio, sembra che le persone siano state distratte dal linguaggio di Donald Trump (virus di Wuhan, eccetera), invece di concentrarsi su dettagli più importanti, come la disonestà del Pcc.

Su questo, Calhoun ha commentato: «Penso che molti media siano stati decisamente distratti dalla loro ostilità contro Trump e credo che presumessero che qualunque fosse la sua posizione, fosse cattiva e sbagliata e avrebbero dovuto sostenere il contrario».

«Ricordo che quando Trump ha vietato di viaggiare da Wuhan e dalla Cina molto presto, 31 gennaio 2020, è stato attaccato come ‘xenofobo’ da Biden, una dichiarazione che ha poi stabilito il tono di base per i media mainstream. […] Anche se Biden alla fine si è convinto a sostenere il divieto di viaggio, l’esitazione nel criticare la Cina è stata inculcata nella mentalità dei media».

Era intenzionale o solo un caso di cieca ignoranza? Questo sta ai lettori deciderlo.

Tuttavia, è dolorosamente chiaro che, all’inizio del 2020, il virus è diventato una questione politica piuttosto che medica.

Calhoun trova «sorprendente che il tipo di semplice analisi» che ha eseguito nei suoi numerosi editoriali, tutti «basati su dati pubblici (nessuna vera indagine richiesta), non fosse stato fatto granché fino a poco tempo fa. Nemmeno l’Economist ha tirato fuori le implicazioni, anche se i loro dati sono molto chiari. In realtà è 2 più 2 uguale a 4 e i media non hanno (in generale) fatto quei calcoli».

«Per quanto riguarda l’Oms – ha continuato Calhoun – ancora una volta, non sono un esperto, quindi il mio punto di vista è convenzionale e basato su informazioni pubbliche in generale». Sembra però un’organizzazione «con tutte le disfunzioni dell’Onu e simili. Cioè è troppo difficile trovare il consenso tra i suoi membri senza fare grossi compromessi: ben intenzionata, ma non efficace».

Tuttavia, sebbene l’Oms possa benissimo essere gestita in modo casuale, sembra aver consapevolmente consentito al Pcc di controllare la narrazione sull’origine del virus. Si possono associare molte parole all’Oms, ma «ben intenzionata» non è una di queste. Come mai? Perché sembra aver ceduto alla ‘richiesta’ del Pcc di ignorare la possibilità di una fuoriuscita di laboratorio.

L’Oms potrebbe aver avuto un’illuminazione sulla via di Damasco nel momento in cui un importante consigliere ha accusato il Pcc di un grande insabbiamento. Ma le accuse sono arrivate troppo tardi: il danno era già stato fatto. Così tanti mezzi di sussistenza e vite erano già andati perduti. Alcuni credono che l’Oms abbia le mani insanguinate.

Centinaia di persone in tutto il mondo stanno cercando un risarcimento sia dalla Cina che dall’Oms. Avranno successo? C’è da dubitarne. Anche Calhoun dubita. Crede che i loro sforzi «saranno qualcosa come le persone che cercano di citare in giudizio l’Arabia Saudita per i danni dell’11 settembre». In altre parole, «sarà un ottimo foraggio politico, ma difficilmente ripagherà nella realtà». Si spera che Calhoun abbia torto. Purtroppo, probabilmente ha ragione.

Con ogni probabilità, il Pcc non pagherà mai un prezzo per i suoi inganni e le sue bugie.

 

John Mac Ghlionn è un ricercatore e saggista. Il suo lavoro è stato pubblicato da riviste del calibro del New York Post, Sydney Morning Herald, Newsweek, National Review, The Spectator Us e altri. È anche uno specialista psicosociale, con un vivo interesse per le disfunzioni sociali e la manipolazione dei media.

Le opinioni espresse in quest’articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

Articolo in inglese:The Wuhan Lab Leak and the Cover-Up of the Century: Interview With an Expert

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