Intelligence Usa sul Covid: origini incerte, ma probabilmente modificato in laboratorio

Di Jack Phillips

Il 27 agosto, la comunità dell’intelligence statunitense, composta da 17 agenzie diverse, ha annunciato di aver raggiunto una valutazione inconcludente sulle origini di Covid-19. Dopo un’indagine di 90 giorni ordinata all’inizio di quest’anno dal presidente Joe Biden, la conclusione è che non si sa per certo se il virus sia effettivamente venuto dal laboratorio cinese.

Nel loro rapporto di ricerca (pdf), i funzionari americani hanno affermato che il regime cinese non è ancora disposto a collaborare nella loro indagine per ottenere risposte sulle origini del virus: «La cooperazione della Cina è molto probabilmente necessaria per raggiungere una valutazione conclusiva delle origini del Covid-19. Tuttavia, Pechino continua a ostacolare l’indagine globale, a resistere alla condivisione di informazioni e ad incolpare altri Paesi, compresi gli Stati Uniti. Queste azioni riflettono in parte l’incertezza del governo cinese in merito a quali potrebbero essere i risultati dell’indagine, nonché la sua frustrazione per il fatto che la comunità internazionale sta usando la questione per esercitare pressioni politiche sulla Cina».

Secondo il rapporto, che è stato rilasciato dall’Ufficio del direttore dell’intelligence nazionale, i funzionari dell’intelligence sono ancora incerti sull’ipotesi che il virus sia fuoriuscito dal laboratorio a Wuhan, in Cina, nel 2019, o se sia stato trasmesso da un animale a un essere umano. Le agenzie di intelligence hanno affermato che entrambe le teoria sono plausibili: «Tutte le agenzie valutano che due ipotesi siano plausibili: esposizione naturale a un animale infetto e incidente associato al laboratorio», si legge nel rapporto, che osserva che il del virus Pcc (Partito Comunista Cinese) «probabilmente è emerso e ha infettato gli esseri umani attraverso un’esposizione iniziale su piccola scala», avvenuta non più tardi di novembre 2019.

Il virus non è stato sviluppato all’interno del laboratorio come arma biologica, rileva il rapporto, osservando però che c’è «scarsa fiducia» nella «maggior parte delle agenzie» che il virus non sia frutto di ingegneria genetica. In altre parole, l’intelligence ritiene che il virus possa essere stato modificato o creato in laboratorio, ma non creato appositamente come arma biologica: «Infine, la [comunità dell’intelligence, ndr] ritiene che i funzionari cinesi non conoscessero in anticipo il virus, prima cioè che emergesse il primo focolaio di Covid-19», si legge nel rapporto.

Tuttavia, il Partito Comunista Cinese (Pcc) non ha fornito alla comunità dell’intelligence o a quella scientifica globale «campioni clinici o una comprensione completa dei dati epidemiologici dai primi casi di Covid-19».

All’inizio di quest’anno, Biden ha lanciato un’indagine sulle origini del virus del Pcc, e ha ordinato di indagare sui dati relativi agli scienziati cinesi dell’Istituto di virologia di Wuhan che si sono ammalati e sono stati ricoverati in ospedale nel novembre 2019.

In una dichiarazione del 27 agosto, Biden ha affermato che il regime cinese ha ostacolato gli sforzi per indagare sul Covid-19 «fin dall’inizio» della pandemia: «Il mondo merita risposte e non mi fermerò finché non le avremo. Le nazioni responsabili non si sottraggano a questo tipo di responsabilità nei confronti del resto del mondo».

Dall’inizio della pandemia, i funzionari cinesi hanno affermato che il virus è stato trasmesso all’uomo in un mercato  a Wuhan, situato a diverse miglia dal laboratorio di alta sicurezza. Tuttavia, il regime ha attivamente soppresso le informazioni che circolavano online, quando contrarie alla narrazione ufficiale, e ha punito i medici che hanno emesso avvertimenti inerenti al virus.

 

Articolo in inglese: US Intelligence Officials Inconclusive on COVID-19 Origin, Say China Unwilling to Cooperate

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