In documenti top secret la prova della persecuzione degli uiguri da parte del Pcc

Di Lorenzo Puertas

Xi Jinping appare essere direttamente coinvolto nella repressione contro la minoranza etnica uigura, in termini di ordini e organizzazione. Questo è quanto emerge da una nuova analisi di documenti top secret trapelati dalla Cina.

The Xinjiang Papers, Explained, pubblicato il 27 novembre, è un approfondimento degli originali Xinjiang Papers, una serie di documenti cinesi classificati e ottenuti dal New York Times nel 2019. Il nuovo rapporto presenta una spiegazione più completa di questi documenti, e include anche quelli nuovi non coperti dal Times.

I documenti appena trapelati sono stati autenticati e analizzati dagli studiosi cinesi Adrian Zenz, James Millward e David Tobin. Il rapporto è stato prodotto dall’Uyghur Tribunal, un tribunale popolare con sede a Londra, che ha scelto di pubblicare solo estratti e analisi dei documenti per proteggere la fonte che ha fornito il rapporto.

Sette anni di genocidio?

Dal 2014, gli uiguri nello Xinjiang vivono sotto rigidi controlli che molti osservatori e alcuni governi occidentali, compresi gli Stati Uniti, hanno definito un genocidio. I gruppi per i diritti umani hanno segnalato restrizioni alla pratica dell’Islam, trasferimenti forzati, lavoro in schiavitù, aborti forzati e sterilizzazione forzata delle donne uigure, nonché la detenzione di oltre un milione di uiguri nei più grandi campi di internamento sul Pianeta.

Tuttavia, il regime cinese ha ripetutamente negato tutte le accuse di violazioni dei diritti umani nello Xinjiang e sostiene che i suoi campi siano centri educativi progettati per combattere il separatismo e fermare il terrorismo islamista nella regione.

Nel 2019, il New York Times ha pubblicato la prima tranche di documenti trapelati, che descrivono in dettaglio la persecuzione organizzata della Cina contro gli uiguri.

Il rapporto appena pubblicato mette in evidenza legami ancora più forti tra la politica cinese ufficiale e l’oppressione nello Xinjiang. Secondo Zenz, la connessione tra l’ideologia del Partito Comunista Cinese (Pcc) e gli abusi contro gli uiguri «è molto più estesa, dettagliata e significativa di quanto precedentemente inteso».

Zenz scrive: «Questi documenti riflettono un approccio molto più draconiano per tenere sotto controllo i gruppi etnici della regione». I nuovi documenti mostrano «prove dirette sull’importanza dei campi di rieducazione e sulla necessità di internare quote consistenti della popolazione».

In un discorso trapelato, il capo del Pcc dello Xinjiang, Chen Quanguo, ha enfatizzato di «radunare tutti coloro che dovrebbero essere rastrellati» per controllare gli uiguri e soddisfare la volontà di Pechino.

Messi insieme, questi documenti mostrano che la campagna della Cina contro gli uiguri è stata pianificata e diretta dai più alti livelli del Pcc. Il regime cinese sembra commettere apertamente un genocidio, giustificato da una politica razziale nazionale.

Il crimine di genocidio

Secondo la Convenzione sul genocidio delle Nazioni Unite (Onu) del 1948, il genocidio è un crimine definito come «atti commessi con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso». Gli atti di genocidio elencati dalle Nazioni Unite includono uccisioni di massa e torture basate sull’identità etnica o razziale, privazioni economiche e ambientali basate sull’identità di gruppo e «misure imposte volte a prevenire le nascite all’interno del gruppo».

Nel 2019, gli Xinjiang Papers hanno mostrato al mondo che molti di questi criteri erano stati soddisfatti dalle azioni di Pechino contro gli uiguri. Il rapporto appena pubblicato sembra mostrare qualcosa di più: intenti genocidi da parte dei massimi livelli del regime cinese.

Secondo il diritto internazionale, la responsabilità del genocidio si estende a coloro che pianificano, istigano oppure ordinano questi atti, non solo a coloro che li compiono. Incoraggiare azioni di genocidio è di per sé un crimine e qualsiasi persona che «inciti direttamente e pubblicamente gli altri a commettere un genocidio» viola il diritto internazionale.

Secondo quest’ultima aggiunta agli Xinjiang Papers, Xi e altri importanti leader cinesi sembrano aver fatto esattamente questo.

Ad esempio, in uno dei discorsi trapelati da Xi, il leader cinese sottolinea che la «proporzione della popolazione» era un importante fondamento della stabilità nazionale, un riferimento alla composizione etnica della società cinese. Nel 2020, questa dichiarazione di Xi è stata citata da un funzionario del Pcc dello Xinjiang, a sostegno dell’idea di aumentare la popolazione di cinesi Han, il gruppo etnico dominante in Cina, nello Xinjiang, incluso un piano per trasferire 300 mila cinesi Han nello Xinjiang entro il 2022.

In un altro discorso, Xi usa l’analogia del trattamento di una malattia per riferirsi al problema degli uiguri: «Proponiamo che lo Xinjiang sia attualmente in un doloroso periodo di trattamento interventistico». In altri documenti, Xi osserva che i terroristi possono «moltiplicarsi come cellule cancerogene» e che i campi di rieducazione comunisti sono come le cure mediche gratuite della Cina per il «pensiero malato».

Altri documenti mostrano vari aspetti dell’ossessione del Pcc di cambiare i «gravi squilibri nella distribuzione della popolazione etnica» nello Xinjiang.

Secondo Zenz, questi documenti trapelati mostrano un legame diretto tra le politiche nello Xinjiang e le intenzioni genocide espresse nei discorsi di Xi e di altri alti leader del Pcc.

Come mai?

Perché la Cina opprime il popolo uiguro? Perché offuscare la posizione internazionale della Cina con un potenziale genocidio?

Lo scopo, come per tante cose che fa il regime cinese, sembra essere quello di mantenere saldamente il controllo del Pcc.

Secondo i documenti del nuovo rapporto, Xi vede la popolazione uigura come una delle principali minacce al governo del Pcc, affermando persino in un discorso che la sicurezza nazionale e il successo economico della Cina sono messi in pericolo dalla situazione nello Xinjiang.

Il problema di fondo è facile da capire: gli uiguri non sono cinesi. Sono musulmani che hanno più cose in comune con i turchi e le popolazioni dell’Asia centrale che con la maggioranza etnica cinese Han. E sono 12 milioni, circa la metà della popolazione dello Xinjiang, la regione più grande della Cina.

Anche se questo non è un problema nuovo. Esiste un attivo movimento separatista tra gli uiguri almeno dal 1765, quando la loro ribellione Ush portò al massacro di un’intera città uigura da parte dell’esercito Qing. Il pensiero separatista uiguro continua a ispirare atti di violenza politica oggi, e ha anche giocato un piccolo ruolo nella storia dell’11 settembre.

Dopo gli attacchi terroristici del 2001, gli Stati Uniti hanno lanciato la loro «guerra globale al terrore» prendendo di mira gruppi estremisti in tutto il mondo. Quando gli Stati Uniti hanno applicato lo status ufficiale di «organizzazione terroristica» al Movimento islamico del Turkestan orientale (Etim) in Afghanistan, quel piccolo gruppo di estremisti uiguri è diventato improvvisamente il nemico dichiarato degli Stati Uniti. Alcuni uiguri afgani catturati sono finiti persino in prigione a Guantanamo Bay.

La Cina ha colto quindi l’occasione per trovare l’attività dell’Etim nello Xinjiang e l’ha usata per giustificare la repressione su larga scala di tutti gli uiguri nel complesso, in nome della lotta al terrorismo. Dall’essere ‘un problema interno’, i separatisti uiguri sono stati ridefiniti come parte della minaccia terroristica globale.

Gli Stati Uniti hanno poi rimosso l’Etim dalla lista delle organizzazioni terroristiche nel 2020.

Il recente trattamento degli uiguri da parte della Cina sembra avere due obiettivi: cambiare gli uiguri culturalmente e ridurne il numero.

Per sua stessa ammissione, il Pcc vuole trasformare gli uiguri in buoni comunisti, con la forza. Ciò comporta la soppressione delle pratiche religiose, la repressione politica e lunghe permanenze nei campi di rieducazione politica per centinaia di migliaia di uiguri.

L’altra parte del piano cinese, ammessa meno prontamente dal Pcc, è ridurre il numero degli uiguri, sia in termini reali (attraverso il controllo forzato delle nascite), sia in proporzione ai cinesi Han (portando i cinesi Han nello Xinjiang).

Mentre queste azioni possono rafforzare la presa del Pcc sullo Xinjiang, il regime cinese potrebbe mettersi a rischio di gravi sanzioni internazionali per i suoi crimini contro l’umanità.

 

Lorenzo Puertas è un giornalista freelance che si occupa di argomenti relativi alla Cina per Epoch Times. È uno studente di lunga data di storia e cultura cinese, con una laurea in medicina tradizionale cinese e una laurea in filosofia presso l’Università della California, Berkeley.

 

Articolo in inglese: Newly Published Documents Show Uyghur Atrocities Ordered by Top CCP Leaders

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