Impeachment, il Senato assolve Trump da entrambe le accuse

Di Ivan Pentchoukov

Il 5 febbraio il Senato ha decretato la piena assoluzione del presidente Donald Trump da entrambi i capi di accusa, ponendo così fine al terzo processo di impeachment nella storia degli Stati Uniti d’America.

I senatori si sono schierati in linea con i propri partiti, assolvendo alla fine il presidente da entrambi i capi di accusa: abuso di potere e ostruzione del Congresso. L’assoluzione dal primo articolo dell’impeachment è arrivata con 52 voti favorevoli e 48 contrari; mentre quella dal secondo capo di accusa con 53 favorevoli e 47 contrari.

Il giudice della Corte Suprema John Roberts, che ha presieduto il processo di impeachment in Senato, ha sancito con le seguenti parole l’assoluzione del presidente:
«Il Senato, dopo aver processato Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, per i due articoli di impeachment presentati contro di lui dalla Camera dei Rappresentanti, date che non si è verificato che due terzi dei senatori presenti l’abbiano giudicato colpevole delle imputazioni, ordina e giudica che il suddetto Donald John Trump sia, con la presente, assolto dalle accuse contenute nei predetti articoli».

Nessuno dei Democratici ha votato per l’assoluzione del presidente. Mentre il senatore Mitt Romney (Rep) ha rotto con il suo partito per condannare Trump per abuso di potere.
«Il presidente è colpevole di un terribile abuso della fiducia pubblica. Quello che il presidente ha fatto è stato sbagliato, tremendamente sbagliato», ha dichiarato Romney al Senato prima della votazione finale.

Il voto del Senato ha posto fine ai quattro mesi di procedimenti iniziati con un annuncio della presidente della Camera Nancy Pelosi, il 24 settembre 2019. A seguito di una rapida inchiesta alla Camera, i Democratici hanno confermato l’impeachment del Presidente con i soli voti dei parlamentari del proprio partito, accusandolo di abuso di potere e di ostruzione del Congresso.

Poco prima del voto finale il leader della maggioranza del Senato, il repubblicano Mitch McConnel, ha dichiarato in aula: «Il Senato degli Stati Uniti è stato creato per momenti come questo. I costituenti avevano previsto che la febbre delle fazioni avrebbe potuto dominare le maggioranze della Camera di tanto in tanto. Sapevano che il Paese avrebbe avuto bisogno di uno scudo, per evitare che le fiamme di una delle parti bruciassero la nostra Repubblica».

In realtà l’assoluzione del presidente era pressoché scontata, dato che i repubblicani detengono una maggioranza di 53 contro 47 in Senato, e dato che per la condanna sarebbe stata necessaria una maggioranza di 67 voti per ciascuna imputazione.

In un discorso prima del voto, il leader della minoranza del Senato Chuck Schumer (D-N.Y.) ha accusato i repubblicani di aver coperto il presidente:
«I deputati della Camera hanno stabilito che il presidente ha abusato del grande potere fornitogli dalla sua carica per tentare di falsare le elezioni, ma la maggioranza del Senato è pronta a voltare lo sguardo dall’altra parte».

Durante il processo al Senato, i promotori dell’impeachment del Partito Democratico hanno accusato Trump di aver abusato del suo potere per spingere l’Ucraina a indagare sui suoi rivali politici, tra cui l’ex vicepresidente Joe Biden. I Democratici sostengono che il presidente abbia fatto leva sui 400 milioni di dollari in aiuti umanitari destinati all’Ucraina per mettere pressione sul presidente ucraino Volodymyr Zelensky. L’accusa di ostruzione del Congresso deriva invece dal fatto che quando il Congresso ha iniziato a indagare su questo presunto abuso di potere, Trump ne avrebbe ostacolato l’inchiesta.

Gli avvocati di Trump, guidati dall’avvocato della Casa Bianca Pat Cipollone, hanno sostenuto che i Democratici non siano riusciti a dimostrare la loro tesi, evidenziando la mancanza di testimoni diretti in grado di sostenere le accuse.

Durante tutta l’inchiesta sull’impeachment e il processo in Senato, Trump ha denunciato il procedimento come una «farsa» di parte. Il presidente ha indicato la trascrizione della sua telefonata del 25 luglio 2019 con Zelensky come prova definitiva della sua innocenza.

Durante la chiamata, Trump ha chiesto a Zelensky di «indagare» sull’improvviso congedo del più importante procuratore dell’Ucraina, Viktor Shokin. Due settimane prima che Shokin fosse costretto a rassegnare le dimissioni, il suo ufficio aveva sequestrato i beni di Mykola Zlochevsky, il proprietario del gigante del gas ucraino Burisma. All’epoca, Hunter Biden, il figlio di Joe Biden, occupava una posizione redditizia nel consiglio di amministrazione di Burisma. Da allora Joe Biden si è vantato, in diverse occasioni, di aver costretto Shokin a dimettersi minacciando di trattenere un miliardo di dollari in aiuti all’Ucraina.

Sebbene Joe e Hunter Biden abbiano negato qualsiasi illecito, Hunter Biden ha ammesso di aver esercitato una scarsa capacità di giudizio entrando nel consiglio di amministrazione mentre suo padre era vicepresidente. Joe Biden il 2 febbraio ha anche ammesso, quando gli è stato chiesto durante un’intervista al Today Show della Nbc, che si trattava in effetti di una «cattiva pubblicità».

L’ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton ha quasi dato una svolta al processo quando sono trapelate sulla stampa le dichiarazioni contenute nel suo libro inedito. Nel libro, Bolton dichiarerebbe di essere a conoscenza in prima persona del coinvolgimento di Trump nella presunta operazione di pressione sull’Ucraina.

I democratici avevano rinunciato all’idea di chiedere la testimonianza di Bolton durante l’inchiesta alla Camera, ma sono tornati a chiederla con insistenza dopo che è trapelato il contenuto del suo libro. Tuttavia, i Repubblicani hanno respinto la richiesta di convocare Bolton o altri testimoni supplementari.

Le motivazioni per cui i repubblicani hanno votato ‘non colpevole’ rientrano principalmente in due categorie. Alcuni hanno affermato che i Democratici non sono riusciti a dimostrare la loro tesi, mentre altri hanno sostenuto che, anche se il caso fosse stato provato, le accuse mosse non sarebbero state sufficienti a richiedere l’impeachment.

Il 4 febbraio Trump non ha menzionato l’impeachment durante il suo ottimistico discorso sullo stato dell’Unione, la sera prima del voto che lo ha definitivamente assolto. In dimostrazione di quanto l’impeachment abbia acuito le divergenze tra i due partiti, quella sera il presidente non ha stretto la mano tesa della Pelosi prima di iniziare il suo discorso; mentre verso la fine della serata quest’ultima ha platealmente strappato una copia del discorso del presidente.

L’assoluzione di Trump arriva due giorni dopo la prima votazione per le primarie presidenziali del 2020, nello Stato dell’Iowa. Ed in effetti i democratici sostengono che la richiesta di Trump all’Ucraina costituisca un tentativo di interferire nelle elezioni del 2020.

Nel frattempo il gradimento di Trump presso l’opinione pubblica, che aveva raggiunto circa il 40 percento durante le elezioni di metà mandato, ha raggiunto un nuovo apice del 49 per cento, secondo l’ultimo sondaggio di Gallup, che è stato condotto mentre il processo al Senato stava volgendo al termine. Il sondaggio ha rilevato che il 51 per cento dell’opinione pubblica vede con favore il Partito Repubblicano; sarebbe la prima volta dal 2005 che la popolarità del Grand Old Party supera il 50 percento.

 

Articolo in inglese: Senate Acquits Trump on Both Articles of Impeachment

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