Immigrazione: altra strage davanti alla Libia, 35 morti

Sono tra 35 e 40 i migranti morti nel naufragio di un gommone avvenuto giovedì mattina davanti alle coste libiche. Lo riferisce a Epoch Times Giovanna di Benedetto, portavoce di Save The Children, che ha ascoltato le testimonianze di alcuni sopravvissuti.

I superstiti sono sbarcati nel pomeriggio ad Augusta dalla Holstein, la nave militare tedesca che ha soccorso in tutto 283 migranti, appartenenti a diverse imbarcazioni in difficoltà nel Canale di Sicilia. 

La Guardia Costiera italiana inoltre, secondo quanto riporta sul profilo Twitter, nelle ultime ore avrebbe salvato al largo della Libia prima 451 migranti in un’operazione con due motovedette classe 300 e una classe 200, e in una successiva operazione ha salvato altri 335 migranti con due motovedette classe 300. Questo il tweet del più recente salvataggio:

 

I superstiti del naufragio del gommone sarebbero una ottantina e una volta giunti a terra hanno raccontato l’accaduto a Save The Children.

Prima sono stati raccolti da una nave mercantile e poi sono saliti sulla nave militare tedesca Holstein che li ha portati in salvo. Giovanna di Benedetto ha riferito che dal porto di Augusta hanno raccolte le prime testimonianze e sono venuti a conoscenza del naufragio: il gommone sul quale si trovavano queste persone, tutte sub sahariane, dal Senegal, Mali, Nigeria, ha iniziato a imbarcare acqua. Giovanna Di Benedetto ha precisato che a bordo c’erano «purtroppo tra le vittime» anche tra i 5 e i 7 ragazzi adolescenti e non bambini come è stato riportato dalla stampa. 

«I superstiti sono provati perché hanno perso i loro cari, fratelli, amici, e ora ancora non sappiamo dove verranno trasferiti».

Riguardo ai soccorsi delle ultime ore della Guardia Costiera la Di Benedetto ha riferito: «Il naufragio è stato ieri ma i soccorsi sono continui e avvengono contemporaneamente in diversi punti». L’anno scorso infatti, spiega la portavoce, non c’è stato un momento di sosta: «hanno continuato a partire [i migranti, ndr] anche ad ottobre, novembre, in pieno periodo natalizio, i primi di gennaio. Partono perché lasciano delle situazioni di grandissima violenza, soprattutto in Libia dove la situazione è totalmente fuori controllo. Lasciano guerre, conflitti, persecuzioni, perciò non hanno altra alternativa che partire».

 

 
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