Il regime di Pechino sanziona Pompeo e altri funzionari del governo Trump

Di Cathy He

Mentre il presidente Joe Biden prestava giuramento, il Partito Comunista Cinese ha imposto sanzioni contro ex funzionari del governo Trump, incluso l’ex segretario di Stato Mike Pompeo e l’ex consigliere per la sicurezza nazionale Robert O’Brien, in risposta alle loro forti prese di posizione nei confronti del regime comunista.

L’annuncio è arrivato il giorno dopo che Pompeo ha definito ufficialmente la repressione dei musulmani uiguri nella regione dello Xinjiang un «genocidio».

Il 20 gennaio, il regime cinese ha sanzionato in tutto 28 cittadini americani. Un portavoce del ministero degli Esteri cinese li ha accusati di aver «seriamente violato la sovranità della Cina», aggiungendo che sono «responsabili» di «una serie di mosse folli» che «hanno seriamente danneggiato le relazioni Cina-Usa».

Tra le persone sanzionate ci sono funzionari di alto livello del governo Trump, tra cui Pompeo, il consigliere per la sicurezza O’Brien, l’ex consigliere commerciale della Casa Bianca Peter Navarro, l’ex vice consigliere per la sicurezza nazionale Matthew Pottinger, l’ex segretario per la salute e i servizi umani Alex Aza,; l’ex ambasciatore degli Stati Uniti alle Nazioni Unite Kelly Craft, David Stilwell, ex assistente segretario di Stato per l’ufficio degli affari dell’Asia orientale e del Pacifico e Keith Krach, ex sottosegretario di Stato per la crescita economica, l’energia e l’ambiente.

Anche John Bolton, un ex consigliere di sicurezza nazionale di Trump, e Stephen Bannon, che in precedenza ha funto da capo stratega della Casa Bianca di Trump, sono stati sanzionati.

Il portavoce del Ministero cinese ha dichiarato che le persone sanzionate e i loro parenti stretti non possono entrare nella Cina continentale, a Hong Kong e Macao. E anche che gli individui, «le aziende e le istituzioni associate» con loro saranno interdetti dal fare affari con la Cina.

Tutti gli ex funzionari statunitensi sanzionati hanno svolto un ruolo nella strategia del governo Trump del reagire alle minacce che il Partito Comunista Cinese (Pcc) rappresenta per gli Stati Uniti e il resto del mondo.

Tra le iniziative del governo Trump che hanno fatto infuriare il regime cinese ci sono le sanzioni ai funzionari del Pcc responsabili di violazioni dei diritti umani nello Xinjiang e a Hong Kong, il blocco degli investimenti americani nelle aziende cinesi legate all’esercito e l’iniziativa per convincere gli alleati americani in tutto il mondo a escludere Huawei dalle proprie reti 5G per motivi di sicurezza nazionale.

Mentre la ‘colpa’ del segretario della Salute Azar e di Keith Krach è stata probabilmente quella di visitare Taiwan lo scorso anno.
Anche l’ormai ex ambasciatrice delle Nazioni Unite Kelly Craft sarebbe dovuta atterrare a Taiwan la scorsa settimana, ma l’incontro è stato alla fine annullato per via del cambio di governo americano e la Craft ha incontrato il presidente di Taiwan Tsai Ing-wen in teleconferenza.

Le visite di alto livello, così come l’aumento della collaborazione con Taiwan durante il governo Trump, inclusa la vendita di armi all’isola, hanno fatto infuriare Pechino, che considera Taiwan come parte del suo territorio, sebbene in realtà abbia un governo perfettamente autonomo e democratico.

In uno dei suoi ultimi atti come segretario di Stato, Pompeo ha dichiarato che il regime ha commesso «genocidi e crimini contro l’umanità» contro gli uiguri e altre minoranze musulmane nella regione occidentale dello Xinjiang. E il 19 gennaio, durante un’udienza in Senato, anche il segretario di Stato scelto da Biden, Antony Blinken, ha dichiarato di essere d’accordo con la designazione di Pompeo. Blinken ha anche riconosciuto la grave minaccia posta dal regime e si è impegnato a lavorare con gli alleati degli Stati Uniti per contrastare Pechino.

La campagna di persecuzione del Pcc nella regione dello Xinjiang, perpetrata attraverso la sua rete di campi di internamento e il sistema di sorveglianza di massa, ha scatenato la condanna della comunità internazionale. Con il pretesto di combattere l’«estremismo», il regime ha detenuto più di un milione di abitanti della regione e li ha sottoposti a sterilizzazione forzata, lavori forzati e torture.

Pechino, che nega le atrocità, si è scagliata contro Pompeo durante la conferenza stampa del ministero degli Esteri del 20 gennaio, chiamandolo un «pagliaccio del giorno del giudizio» e descrivendo la sua designazione come un «pezzo di carta straccia».

 

Articolo in inglese: Beijing Regime Sanctions Pompeo, Other Trump Officials Over Tough China Policies

 
Articoli correlati