Il regime cinese enfatizza la ‘stabilità sociale’ per combattere le proteste

Le autorità governative della Cina hanno ordinato una campagna repressiva sulle proteste sfociate per tutto il Paese contro le misure per il Covid-19. Anche se alcuni giorni dopo molte città hanno allentato le restrizioni, in alcune province i leader locali del partito comunista hanno cominciato a dispiegare misure repressive.

Gli esperti, in ogni caso, sostengono che sia improbabile che il Partito Comunista Cinese (Pcc) dispiegherà dei soldati e dei carri armati per soffocare le proteste.

Chen Wenqing, capo della Commissione Centrale degli Affari Politici e Legali ha dichiarato in un incontro, il 28 novembre, che le repressioni erano necessarie per «combattere l’infiltrazione e il sabotaggio di forze ostili» e per «mantenere la stabilità generale della società».

Tutti i funzionari chiave del sistema giudiziario del Pcc — Wang Xiaohong, ministro della pubblica sicurezza; Zhou Qiang, direttore della Corte Suprema e Zhang Jun, procuratore generale dell’Ufficio della Prosecuzione Suprema — erano presenti alla riunione. L’affermazione di Chen è considerata dagli osservatori come una dichiarazione del Pcc sulla sua posizione riguardo la Rivoluzione dei Fogli Bianchi.

PECHINO, CINA - 27 NOVEMBRE: I manifestati tengono un pezzo di carta bianco, contro la censura, mentre marciano durante una protesta contro le severe misure restrittive ‘zero-COVID’, 27 novembre 2022, Pechino, Cina. I protestanti sono scesi per le strade in diverse città cinesi dopo che un incendio mortale di appartamento nella provincia dello Xinjiang ha suscitato indignazione nazionale mentre molti incolpano le restrizioni COVID per le morti (Kevin Frayer/Getty Images)
PECHINO, CINA – 27 NOVEMBRE: I manifestati tengono un pezzo di carta bianco, contro la censura, mentre marciano durante una protesta contro le severe misure restrittive ‘zero-Covid’. 27 novembre 2022, Pechino, Cina. I manifestanti sono scesi per le strade in diverse città cinesi dopo che un incendio mortale in un appartamento nella provincia dello Xinjiang ha suscitato indignazione nazionale mentre molti incolpano le restrizioni Covid per le morti (Kevin Frayer/Getty Images)

Fogli Bianchi

A partire dal 26 novembre, in differenti zone della Cina il popolo ha manifestato per il lutto delle vittime dell’incendio a Urumqi e trasformato il pianto in proteste contro le misure sull’eradicazione del virus secondo il metodo ‘zero-Covid’ del Pcc. I manifestanti reggevano dei fogli di carta bianchi A4, in una critica all’inibizione della libertà di pensiero.

I manifestanti di Hong Kong sono stati i primi a tenere fogli di carta bianchi vuoti, quando hanno sfidato la legge sulla sicurezza nazionale del Pcc, sotto la quale esprimere slogan pro-democratici può essere considerato dal regime un atto criminale di sedizione.

Aslan Sagutdinov, blogger e attivista russo, è stato il primo ad implementare questa tattica nel Kazakistan, durante le proteste nel 2019. E ha correttamente previsto che sarebbe stato arrestato per aver tenuto un foglio di carta vuoto.

«Voglio svelare quanto sia diventata forte l’idiozia nel nostro Paese, a tal punto che la polizia mi arresterà nonostante la mancanza di scritte, slogan, nemmeno un mio cantare o dire qualcosa», aveva dichiarato a quel tempo.

Il Pcc esige stabilità

A risposta delle massicce proteste, i vertici del Pcc in differenti regioni hanno condotto degli incontri per rafforzare il loro lavoro di «stabilità sociale».

Il 29 novembre, il capo di partito del Chongqing, Chen Min’er, sosteneva ad un’assemblea speciale municipale sul controllo e la prevenzione epidemica che voleva mantenere «una stabilità sociale generale» e il cosiddetto ‘ordine normale di prevenzione epidemica’.

Lo stesso giorno, Xu Qin, boss di partito della provincia di Heilongjiang, ha tenuto una riunione per attuare prevenzioni e controlli sulle epidemie, così come il lavoro sulla «stabilità» legato alle petizioni.

Ma Xingrui, il boss del partito della Regione Autonoma dello Xinjiang, ha organizzato incontri per tre giorni consecutivi: dal 26 al 28 novembre, per chiedere ai funzionari locali e alle forze dell’ordine di «combattere duramente le resistenze violente alle misure di controllo e prevenzione delle epidemie» e irrobustire il controllo dell’informazione internet. La città capoluogo dello Xinjiang, Urumqi, è dove è scoppiato l’incendio fatale che ha acceso le proteste sul Covid in tutta la Cina: la ‘Rivoluzione dei Fogli Bianchi’.

Il 28 novembre, Wang Junzheng, boss di partito del Tibet, ha similmente dichiarato ad un incontro che «mantenere la stabilità» dovrebbe essere l’attività numero uno.

Un gran numero di poliziotti sono stati inviati nei luoghi di protesta. In diverse regioni, i manifestanti sono stati arrestati e portati via nei furgoni della polizia. Perfino dopo che la moltitudine di gente è stata dispersa, le autorità hanno continuato ad intensificare il loro controllo, aumentando la censura di internet, verificando i telefoni cellulari delle persone nelle metropolitane e nelle strade per informazioni inerenti alle proteste, e accertandosi se vi fossero programmi Vpn che permettono ai cinesi di eludere il Grande Firewall del Pcc.

Le università cinesi hanno mandato gli studenti a casa prima del solito, per la pausa invernale, che gli osservatori ritengono possa essere stata una tattica per prevenire che si uniscano alle proteste.

Come reagirà il Pcc?

«Negli anni recenti il regime cinese ha usato i ‘big data’ per monitorare e controllare tutto», ha spiegato Tang Jingyuan, esperto sulla Cina, ad Epoch Times il 30 novembre.

Ha commentato che questa volta la soppressione del Pcc delle proteste sul Covid ha una caratteristica particolare.

«Combina il suo solito ‘mantenimento della stabilità’ con l’attuale controllo epidemico. Così secondo me, stavolta, ‘mantenere la stabilità’ e il ‘controllo epidemico’ sono integrati, visto che il controllo dell’epidemia è diventato uno strumento per mantenere la stabilità; analogamente, il ‘mantenimento della stabilità’ è stato un approccio di rilievo per mettere in pratica la sua politica ‘zero-Covid’ — incrementando costantemente il livello di chiusura», ha detto Tang.

Il 30 novembre il distretto Huangpu di Shanghai ha richiesto che i residenti si procurino almeno 60 giorni di cibo e forniture giornaliere, in preparazione di un possibile isolamento per Covid-19. Tang pensa che ciò significa che il Pcc continuerà le sue aspre misure di controllo dell’epidemia come una forma di punizione per le proteste.

«Infatti vuole sopprimere in questo modo la pubblica opinione, non solo coloro che resistono in modo diretto, ma anche per reprimere l’opinione e il sentimento collettivo. Perché a suo vedere, coloro che lo affrontano sono semplici rappresentanti, considerando che quasi tutti vogliono la fine della politica ‘zero-Covid’».

Spontaneo

Chen Weijian, editore del Beijing Spring, un periodico mensile che si occupa del movimento democratico in Cina, ha espresso la sua opinione in un’intervista con Epoch Times il 30 novembre.

«Penso che vi sarà certamente una repressione, ma è ancora difficile prevedere quali tipi di manovre adotterà il Pcc. È improbabile che dispiegherà truppe massicce e carri armati, intervenuti il 4 giugno 1989 in piazza Tiananmen [per sopprimere il movimento studentesco, ndr]. Il regime non aveva una polizia armata a quei tempi, e il sistema di sicurezza pubblico non era ancora ben equipaggiato», ha dichiarato Chen.

«Ora il Pcc ha il suo dipartimento di sicurezza, il sistema della pubblica sicurezza e il sistema di polizia armata, equipaggiato con sorveglianza elettronica e tecnologia di riconoscimento facciale. Potrebbe adottare metodi di repressione differenti», ha sostenuto Chen.

«È più probabile che verrà usato il modello di Hong Kong per condurre un tracciamento ed una sorveglianza globale, e poi arrestare i manifestanti uno ad uno».

«La principale differenza tra allora ed ora è che il movimento di piazza Tiananmen aveva un forte richiesta politica per la democrazia e, francamente, questo perseguimento era equivalente a chiedere la fine della dittatura a partito unico. Così il Pcc ha adottato un approccio davvero violento, dispiegando direttamente l’armata per sparare ai manifestanti».

«Ma inizialmente l’obiettivo del Movimento dei Fogli Bianchi era una semplice richiesta di vita, di più libertà personale. Le azioni e i perseguimenti principali dei protestanti sono centrati attorno alla revoca dei lockdown», ha continuato. «Perciò, in senso stretto, il Movimento dei Fogli Bianchi è stato completamente spontaneo, e non c’è stata alcuna organizzazione diretta alle spalle, in tal modo è stata differente dal movimento di piazza Tiananmen».

Tang inoltre crede che sotto le attuali circostanze, e data la diffusione del Movimento dei Fogli Bianchi a questo stadio, è improbabile che il Pcc mobilizzerà il suo esercito per sopprimerlo.

Tang crede invece che il Pcc continuerà a prendere misure di controllo più severe contro Shanghai, dove le proteste sono state più intense, così come in altre città con un alto livello di resistenza popolare e indignazione diffusa.

 

Articolo in inglese: Chinese Regime Stresses Social Stability in Response to COVID Protests

NEWSLETTER
*Epoch Times Italia*
 
Articoli correlati