Il prossimo obiettivo del Pcc, le società finanziarie cinesi

Di Anders Corr

Dopo aver preso di mira i settori dei media, dell’istruzione, dei giochi e della tecnologia in Cina, e aver spazzato via miliardi di euro nel processo, il Partito Comunista Cinese (Pcc) si sta ora mettendo contro le società finanziarie cinesi.

Secondo un’esclusiva del Wall Street Journal firmata Lingling Wei, Xi Jnping «si sta concentrando sui legami che le banche statali cinesi e altri sostenitori finanziari hanno sviluppato con i grandi attori del settore privato, espandendo la sua spinta per frenare le forze capitaliste nell’economia».

La mossa raffredderà ulteriormente gli investimenti stranieri in Cina e aumenterà le pressioni centrifughe che alimenteranno la fuga di capitali.

Catherine Wood, star investor di Ark Inves,t ha avvertito il 12 ottobre di un’imminente recessione economica in Cina che sta diventando sempre più evidente. Una tale flessione potrebbe ripercuotersi sull’economia mondiale, pesando sulle materie prime: «Penso davvero che i responsabili politici in Cina stiano iniziando a giocare con il fuoco», ha detto la Wood. «Tra sei mesi guarderemo indietro a questo periodo e diremo: “Non era ovvio che ci sarebbe stato un rallentamento importante e inaspettato in Cina?”».

Nel 2020, il fondo Ark Innovation di Wood da 19,7 miliardi di dollari ha superato le classifiche delle prestazioni dei fondi azionari statunitensi.

Xi sta avviando importanti ispezioni annunciate a settembre, nei confronti di 25 istituzioni finanziarie statali che sono centrali per l’economia cinese.

Secondo le fonti del Journal, le ispezioni si concentreranno sui presunti rapporti troppo amichevoli tra banche statali, regolatori finanziari e fondi di investimento e le più grandi aziende private, in particolare quelle che il Pcc ha già preso di mira, tra cui China Evergrande Group, Didi Global Inc. e Ant Group.

I soldi delle banche statali hanno aiutato questi gruppi a battere i rivali stranieri, ma Xi è apparentemente ancora sospettoso del modo in cui gli investimenti hanno spinto in avanti potenti rivali, cioè dei miliardari cinesi alquanto popolari, che a volte sono visti come troppo critici nei confronti dello Stato, o troppo rischiosi per Xi.

Secondo una delle fonti del Journal, «questi investimenti rappresentano gli interessi dello Stato o di pochi individui? Questa è una domanda chiave».

Prendere di mira le società che sono già entrate in conflitto con Pechino o, nel caso di Evergrande, con il mercato, rischia di apparire ai cinesi come un’applicazione faziosa della legge e una mancata applicazione dei principi governativi in funzione preventiva per mitigare il rischio, anziché poi in seguito per aggravare il fallimento.

L’approccio confuso di Xi, che vuole che i principi di mercato potenzino la crescita, ma allo stesso tempo vuole prendere di mira il capitalismo in sé e promuovere principi comunisti falliti, spaventeranno solo gli investitori e peggioreranno l’economia, già fiacca, della Cina su base pro capite, rispetto al Giappone, Sud Corea e Taiwan.

La ‘Xiconomics’ (la visione economica di Xi) renderà le società finanziarie, gli enti di vigilanza e le aziende private doppiamente avverse al rischio, diminuendo l’efficienza economica e la crescita della Cina.

Le fonti del Journal hanno affermato che a partire da questo mese, la Commissione centrale per l’ispezione disciplinare esaminerà i file delle 25 istituzioni statali e porrà domande difficili sui loro investimenti, prestiti e conformità normativa, in particolare per quanto riguarda le imprese private prese di mira.

Ma c’è anche una componente politica. Il capo dell’organismo anticorruzione di Xi ha dichiarato il 26 settembre che gli ispettori «cercheranno a fondo eventuali deviazioni politiche».

Probabilmente seguiranno accuse penali, udienze disciplinari, compensi ridotti ai dirigenti e turbolenze di mercato. Alcuni funzionari del Ministero delle Finanze hanno comunque voluto a lungo tagliare i compensi del settore finanziario.

Secondo Lingling al Journal: «Il controllo del settore finanziario arriva mentre Pechino sta anche cercando di affrontare la dipendenza dell’economia dalle manie edilizie alimentate dal debito, che stanno provocando disordini nel settore immobiliare cinese. Espandendo la sua campagna economica, Xi rischia di scatenare dinamiche che potrebbero ridurre drasticamente la crescita nei prossimi mesi. Un rischio per il signor Xi e per la Cina è che un controllo così ampio potrebbe rendere il sistema finanziario del Paese ancora meno accessibile per le piccole aziende private già alle prese con la mancanza di finanziamenti».

Secondo Lingling, gli analisti dicono che, in risposta, molte banche hanno iniziato a ridurre i prestiti alle imprese private. Ciò bloccherà il capitale e ridurrà i tanto decantati livelli di crescita economica della Cina (sebbene siano stati livelli di crescita spesso legati alla costruzione di città fantasma).

Xi vorrebbe farci credere che i suoi obiettivi siano proteggere la Cina dalle sue più grandi aziende private che cercano di «catturare» il settore finanziario dello Stato, riducendo così l’influenza e il controllo del Partito sull’economia. Vuole farci credere che prendendo di mira alcune delle più grandi aziende in fallimento, gli investigatori ridurranno al minimo il rischio morale di frequenti salvataggi.

Evergrande, ad esempio ha un debito di oltre 305 miliardi di dollari e l’11 ottobre ha mancato la terza serie di pagamenti di interessi sulle obbligazioni in dollari. Anche altre aziende cinesi hanno recentemente avvertito gli investitori di imminenti inadempienze. Anche Fantasia, rivale di Evergrande, ha mancato il pagamento del debito.

La probabilità di ulteriori insolvenze nel settore immobiliare cinese 5 mila miliardi sta aumentando le preoccupazioni tra gli investitori globali sul contagio del debito ad altri settori, portando gli spread dei tassi di interesse di alcuni debiti societari cinesi ad alto rendimento a oltre il 23%, stando al 12 ottobre.

Secondo una nota di Capital Economics, «Anche a seguito di una ristrutturazione ordinata degli sviluppatori più colpiti, con un contagio minimo per il sistema finanziario, l’attività di costruzione rallenterebbe quasi inevitabilmente e molto».

«Vogliono spaventare il mercato per eliminare l’azzardo morale. Evergrande rischia di perdere il controllo perché le persone stanno cambiando il loro comportamento per proteggersi, il che è perfettamente razionale. Ma poiché le persone lo fanno sistematicamente, è davvero auto-rafforzante e peggiora le cose», ha affermato Michael Pettis (un esperto finanziario dell’Università di Pechino) al Financial Times.

Prendere di mira il settore finanziario in Cina è anche un metodo che Xi usa per creare problemi ai rivali politici, anche attraverso l’ulteriore sgretolamento della base di potere di Wang Qishan, che detiene l’ufficio in gran parte cerimoniale di Vicepresidente. Due degli stretti collaboratori di Wang hanno attraversato tempi difficili di recente, con il suo assistente di lunga data Dong Hong accusato di aver accettato oltre 71 milioni dollari in tangenti e un altro ex aiutante, il presidente del gruppo Hna Chen Feng, che ha dichiarato bancarotta lo scorso anno. A settembre, Hna ha rivelato che Chen era stato messo agli arresti per presunti reati.

Il recente attacco di Xi ai media non statali ha colpito anche Wang, alleato del fondatore di Caixin Media, di proprietà privata, e Alibaba Group Holding di Jack Ma, che controlla un impero mediatico privato che include delle quote di Caixin. «Mentre prestava servizio come capo anti-corruzione di Xi durante il primo mandato del leader, il signor Wang ha in gran parte evitato di indagare sul settore finanziario, mentre perseguiva indagini in altre parti dell’economia», secondo Lingling. «Ma i rischi finanziari in Cina hanno continuato ad aumentare, in parte a causa dei prestiti aggressivi da parte delle banche statali ad alcune aziende di alto livello ben collegate».

Qualunque siano le vere ragioni per cui Xi ha preso di mira il settore finanziario cinese, la mossa aumenterà quasi sicuramente il suo potere sulla terraferma. Seguendo i suoi soliti metodi della sua campagna anti-corruzione, iniziata nel 2012, Xi può ora indagare in modo più approfondito e selettivo e perseguire i suoi rivali miliardari per illeciti finanziari. Questo può solo aiutarlo nel suo tentativo di ottenere un potere ancora più totalitario all’interno della Cina. L’effetto che avrà per i suoi sogni di maggiore crescita economica e maggiore controllo territoriale all’estero è meno certo. Gli investitori e il mondo dovrebbero esserne preoccupati.

 

Anders Corr ha conseguito una laurea/master in scienze politiche presso la Yale University (2001) e un dottorato in governo presso la Harvard University (2008). È preside di Corr Analytics Inc., editore del Journal of Political Risk, e ha condotto ricerche approfondite in Nord America, Europa e Asia. È autore di «The Concentration of Power» (in uscita nel 2021) e «No Trespassing» e ha curato «Great Powers, Grand Strategies».

Le opinioni espresse in quest’articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

Articolo in inglese: The CCP’s Next Target: Chinese Financial Firms

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