Il presidente dell’Interpol si dimette dopo l’arresto in Cina

Il presidente dell’Interpol Meng Hongwei, di nazionalità cinese, è stato arrestato nel suo Paese per alcune presunte violazioni della legge: questo è quanto affermato in un comunicato del 7 ottobre da un dipartimento dell’anticorruzione cinese, da poco costituito. L’annuncio è stato emanato dalla Commissione di Supervisione Nazionale della Cina dopo un fine settimana di silenzio sulla questione.

Il 4 ottobre la moglie di Meng aveva contattato la polizia di Lione, sede dell’Organizzazione internazionale della polizia criminale (Interpol), per denunciare la scomparsa del marito, che non riusciva a contattare dal 25 settembre. Il ministero dell’Interno francese ha inoltre dichiarato che la signora è stata minacciata telefonicamente e sui social media.

Meng, che ricopre anche la carica di vice ministro della Sicurezza Pubblica in Cina, era stato dato per disperso dopo essersi recato dalla Francia nel suo Paese natio. La moglie, rimasta a Lione assieme al loro figlio, si trovava invece sotto scorta.

Il 7 ottobre l’Interpol ha annunciato di aver ricevuto le dimissioni di Meng. Questo dopo che il segretario generale, Jurgen Stock, ha chiesto chiarimenti a Pechino in merito alla situazione.

Non è ancora chiara la ragione per cui Meng, nominato presidente dell’Interpol due anni fa, si sia recato in Cina.

Negli ultimi anni in Cina sono scomparsi nel nulla molti funzionari cinesi di alto livello; in seguito, solo dopo settimane o addirittura mesi, il governo cinese ha annunciato di aver messo sotto inchiesta la persona in questione, spesso per reati di corruzione.

Il South China Morning Post di Hong Kong ha citato una fonte anonima secondo cui Meng sarebbe stato fermato per essere interrogato non appena è atterrato in Cina, ma il motivo non è ancora chiaro.

Ad aprile la stampa di regime cinese aveva annunciato che Meng non era più membro del Comitato centrale del Partito del Ministero della Pubblica sicurezza, un organismo decisionale. E quello era già un segnale della riduzione del suo potere politico.

Quando Meng era stato nominato presidente dell’Interpol nel novembre del 2016, alcune organizzazioni per la difesa dei diritti umani avevano espresso il timore che Pechino potesse tentare di sfruttarlo per ‘seguire’ i dissidenti all’estero. Poiché in passato Pechino aveva già esercitato pressioni su diversi governi affinché arrestassero e rimpatriassero cittadini cinesi accusati di un’ampia gamma di reati, dalla corruzione al terrorismo.

Al tempo Amnesty International aveva dichiarato che la nomina di Meng «contrasta con l’impegno dell’Interpol ad operare in linea con lo spirito della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani».

Articolo in inglese: Interpol Chief Detained in China, Resigns From Post

 

 

 

 

 
Articoli correlati