Il populismo guerrafondaio e la tradizione occidentale

Di Gigi Morello

Dal Garzanti, seconda definizione di ‘populismo’

«2. (spreg.) atteggiamento politico demagogico che ha come unico scopo quello di accattivarsi il favore della gente»

E come ci si accattiva il favore della gente?

È molto semplice. Si promettono cose che sono desiderabili per le persone, come mezzo di scambio che le porta poi ad esprimersi nella direzione che il populista desidera.

La forma più semplice di populismo nell’antichità era la promessa di cibo, dalla quale venne il noto adagio ‘panem et circenses’.

Dietro a questa semplice frase degli antichi romani c’era la promessa di pane e spettacoli per appagare la pancia dei cittadini in duplice forma, la prima tramite un cibo che all’epoca era fondamentale e per niente scontato,  la seconda l’offerta di scene cruente a cui i cittadini potevano partecipare e persino decidere se un essere umano avrebbe dovuto vivere o morire.

Perché è da questa tradizione populista che nasce il ‘like’, il famoso pollice in su dei social network, che significava ‘grazia’ ed il fatidico ‘pollice giù’ che significava ‘muori’.

E sebbene la prima definizione del termine sul dizionario sembrerebbe attribuire al popolo russo la fondazione della definizione di questo concetto, il populismo come fenomeno politico risale alle ere buie della socialità umana.

Ne ha fatto cenno Umberto Eco citando nel suo capolavoro Il nome della rosa quel personaggio populista che era Fra Dolcino. Al grido di ‘penitenziagite’ colpiva le pance vuote delle masse povere proponendo una politica ammazzaricchi come soluzione finale. Questa politica è servita solamente a fare ammazzare lui e tutti i suoi seguaci.

E al tempo di Gesù Cristo gli zeloti proponevano la stessa cosa nei confronti dei romani. Simone lo Zelota ne è un esempio.

Ma Gesù insegnò qualcosa di diverso, che poi è stato interpretato dai soliti noti come remissività ai potenti, ma che in ordine non significava questo.

Quando si parla di uccidere si trovano sempre pance pronte a sfamare il lupo cattivo che alberga in qualsiasi essere umano.

Perché dei due lupi dentro di noi, cresce meglio quello a cui dai cibo.

Ed è sempre semplice quella comunicazione schietta che divide il popolo in più fazioni, e che dice che la soluzione finale sarebbe quella di far fuori o di sottomettere le fazioni che non fanno parte della nostra. Per diversità volute che vengono ampiamente dimostrate dalla parte interessata a guidare quella stessa fazione di lupi cattivi che nella storia si sono susseguiti commettendo crimini indicibili contro l’umanità.

Cambiano i nemici da uccidere, ma la sostanza è che uccidere viene legittimato, in un modo o nell’altro.

Ma la tradizione della non violenza non risale nemmeno a Gandhi, che con la non violenza ha messo in ginocchio l’impero britannico.

Sono sempre esistiti nella storia personaggi illuminati che hanno fatto notare che legittimando la violenza, la stessa sarebbe poi stata usata per colpire gli stessi cittadini innocenti che hanno permesso si sfamasse il loro lupo nero.

Quando legittimi la violenza e l’imposizione non dovresti poi lamentarti che lo stesso sistema prima o poi sia usato contro di te. Con la tua complicità. Perché hai dato forza ad un sistema che prima sembrava non riguardarti, ma che potrebbe riguardare te stesso nel futuro.

È facile inneggiare alla pena di morte quando populisticamente vengono raccontati crimini efferati su innocenti per sfamare il solito lupo assetato di vendetta.

Ma alla fine qualcuno viene condannato a morte perché la pensa differentemente da altri, e non ha nemmeno diritto di attendere quella storia che a volte ribalta le versioni completamente.

E che mostra esecuzioni di Stato, ben legittimate dal grido populista di cittadini vittime del loro stesso lupo cattivo.

Si parteggia per Putin o per Zelensky, senza considerare che le vite dei russi e degli ucraini sono ugualmente importanti.

E non si osservano le statistiche delle industrie delle armi che crescono inarrestabili, sia che la guerra la vinca l’uno, sia che la vinca l’altro.

Intanto migliaia di famiglie si ritroveranno con medaglie che non potranno in minimo modo colmare la mancanza dei loro cari uccisi in una guerra giusta da ambo le parti, o meglio considerata giusta prima di assaporarne personalmente l’amaro prezzo.

Ma esiste una tradizione occidentale che ha fatto scrivere al Beccaria Dei delitti e delle pene, contro la pena di morte, narrandone la crudezza e le sensazioni che arrivano anche a chi legge.

Ed esiste una tradizione sui diritti umani inalienabili, ma questa è un optional che può essere ignorata tranquillamente, perché il lupi cattivi dentro di noi ci dicono che ‘quando troppo è troppo, allora ammazziamo’.

Dopo certi periodi bui dell’umanità sono nati tribunali come quello di Norimberga. Il popolo stufo di campagne di morte ha respirato un po’ di aria libera che prometteva un periodo migliore, basato sull’importanza della figura dell’essere umano.

Quello che dovrebbe essere sempre al centro dei pensieri di ogni politico degno di tale nome.

E nel dopoguerra abbiamo visto un fantastico articolo 11 della Costituzione italiana che rifiutava la guerra a prescindere dalle sue ragioni, pretesti o motivazioni.

Ma basta nutrire i lupi cattivi dentro di noi con scene di sdegno verso ingiustizie eclatanti per giustificare un cambio di rotta, dove viene ampiamente ignorato che l’invio di armi offensive è un indiretto modo di fare la guerra.

Una guerra dove la gente muore sia perché qualcuno preme un grilletto, sia perché qualcuno ha fornito l’arma attaccata al grilletto premuto.

La tradizione occidentale della pace e dei diritti umani sta ancora una volta venendo attaccata.

Leader che cercano di sfamare il lupo cattivo della propria fazione fanno dimenticare che siamo tutti esseri umani con diritti inalienabili, e che la violenza non deve essere la soluzione finale.

La sola risposta possibile ad un conflitto tra due o più fazioni è quella aggiuntiva e spesso ignorata. La Pace.

Perché il vero conflitto non è tra nazioni, ma tra il concetto di guerra contro il concetto di pace.

Chi legittima la guerra, in ogni fazione, sta lavorando contro la pace.

Anche quelli a distanza migliaia di km e che pensano che questa non li riguarderà mai.

Non seguite i discorsi populistici che vi dicono che uccidere per una parte è giusto.

Perché stanno sfamando lo stesso lupo, ed il vostro pollice in giù legittimerà l’uccisione di qualcuno in un’arena dove prima o poi potreste entrare, ma non da spettatori.

 

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

L’autore dell’articolo, Gigi Morello, è nato a a Torino e ha vissuto diversi anni negli Usa. Musicista, didatta e regista televisivo musicale, ha scritto per diverse testate specializzate nel settore musicale. Ha fondato e diretto progetti umanitari no profit e riceve dalla Croce Rossa Italiana encomi per tre diverse iniziative. Ha pubblicato nel 2020 due libri dal titolo ‘Alleanza Anti Casta’ e ‘Illuminismo Illuminato per Tempi Oscuri’, editi da Amazon. Il 4 luglio 2020 ha Fondato ‘Sogno Americano’ il primo Movimento Americanista Italiano.
 
Articoli correlati