Il piano di aiuti dell’Unione Europea

Sul tavolo Mes, Sure, Bei e European Recovery Fund. Di cosa si tratta esattamente?

Di Marco D'Ippolito

Ad oggi l’Unione Europea ha messo sul tavolo diverse misure per sostenere gli Stati membri in quella che è la più grave crisi economica, sociale e sanitaria della sua Storia. Tuttavia, il premier Conte ha commentato l’intesa raggiunta dall’Eurogruppo affermando che sebbene il ministro Gualtieri abbia fatto un ottimo lavoro in Europa, le misure risultano ancora insufficienti.

Alle opposizioni non è andata giù la presenza del Mes tra le misure straordinarie, e da ciò è scaturita una polemica che sta alimentando il dibattito politico degli ultimi giorni. Ma almeno su una cosa sembrano essere d’accordo Conte, l’M5s, Salvini, e anche la Meloni: tutti ritengono, chi più chi meno, che il Mes sia uno strumento inadeguato per affrontare l’attuale crisi, e tutti dichiarano che sono invece necessari gli Eurobond. Ben più ottimisti gli esponenti del Pd, che considerano già un buon primo risultato il fatto che i prestiti erogati con il Mes saranno a ‘condizionalità leggera’.

L’accordo all’Eurogruppo

Il 9 aprile i ministri delle Finanze europei, che costituiscono il cosiddetto Eurogruppo, si sono riuniti online per discutere le misure da adottare nell’ambito dell’emergenza causata dal virus del Pcc (Partito Comunista Cinese).

Il noto economista Carlo Cottarelli ha commentato l’accordo raggiunto dall’Eurogruppo come un compromesso da non buttar via. Con il Mes, anche noto come Fondo salva Stati, l’Italia potrà ricevere in prestito «praticamente senza condizionalità», 36 miliardi di euro, pari al 2 percento del Pil italiano.
Il problema è che secondo i più scettici – Lega e Fdi in primis – il Mes non sarebbe solo inadeguato, come sostenuto anche da Conte, ma costituirebbe addirittura una seria minaccia per l’Italia, che se fosse costretta ad usufruirne rischierebbe di uscirne con una sovranità fortemente indebolita.

Il secondo strumento presente nell’accordo è il cosiddetto Sure, che andrà a finanziare la cassa integrazione dei vari Paesi, e che secondo Cottarelli porterà in Italia tra i 15 e i 20 miliardi di euro.
Mentre la terza misura sul tavolo è rappresentata dall’intesa sulla Banca europea degli investimenti (Bei), che grazie a uno speciale fondo di garanzia di 25 miliardi di Euro sarà in grado di elargire prestiti agevolati alle imprese per un totale di 200 miliardi di euro.

Infine, i ministri hanno discusso la proposta del ministro francese per l’istituzione del cosiddetto European Recovery Fund, che garantirebbe aiuti per 500 miliardi di euro totali ai membri dell’Unione. Secondo Palazzo Chigi questo fondo dovrà essere finanziato con i famosi (sebbene sinora mai emessi) Eurobond: titoli pubblici garantiti congiuntamente dai Paesi della zona euro.
Conte ha dichiarato nella conferenza stampa del 10 aprile che l’obbiettivo dell’Italia sono gli Eurobond e che «non ci sono alternative, servono nuovi strumenti», sottolineando comunque che si tratta di «un negoziato difficilissimo, perché ci sono altri 26 Paesi con cui relazionarsi».

In effetti, secondo quanto riportato da Adnkronos, il ministro olandese Wopke Hoekstra ha dichiarato come sia chiaro che «c’è una maggioranza contro gli eurobond» nell’Eurogruppo, specificando poi che «gli eurobond sono una cosa con la quale non sono d’accordo e con la quale non sarò mai d’accordo» poiché è «mia convinzione profonda che non solo siano ingiusti nei confronti del contribuente olandese, ma che alla fine sarebbero una cosa che aumenterebbe, anziché diminuire, i rischi per l’Unione Europea nel suo complesso».

Insomma è difficile prevedere come andrà a finire la discussione sugli Eurobond, che verrà affrontata dai primi ministri dell’Unione nelle prossime settimane. Certo è che in questa emergenza l’Ue si gioca la sua credibilità e il suo futuro.

Sinora – per aiutare l’Italia nell’emergenza sanitaria – Germania, Francia e Austria hanno donato circa 4 milioni di mascherine e decine di migliaia di tute protettive agli operatori sanitari italiani. Inoltre, Austria e Germania hanno accolto nei propri ospedali numerosi italiani affetti dal virus del Pcc; Varesenews scriveva il 30 marzo che ammontavano a 63 i pazienti italiani trasferiti nei reparti di terapia intensiva tedeschi.

 
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