Il Pcc festeggia il centenario, ma sono già 380 milioni i cinesi che hanno lasciato il Partito

Di Eva Fu e Jessica Mao

Nonostante il Partito Comunista Cinese si autodefinisca il salvatore del popolo, centinaia di milioni di cinesi nel Paese e nel mondo hanno già lasciato il Partito e i suoi gruppi affiliati.

In un discorso del primo luglio, volto a celebrare il centesimo compleanno del Pcc, il leader cinese Xi Jinping ha affermato che il Partito «è stato scelto dalla storia e dal popolo».

Xi ha parlato a una folla orchestrata di 70.000 persone in Piazza Tiananmen a Pechino, selezionata per l’occasione, che ha alzato bandiere rosse e applaudito per acclamarlo in una dimostrazione di lealtà al Partito.

Sotto il rigido sistema di censura del Partito, i mezzi per valutare il sentimento più ampio del pubblico cinese sono limitati, considerando che questo rischia il carcere per aver pubblicato un commento sbagliato online, non approvato dal regime. Ma i dati del Servizio Globale per le Dimissioni dal Pcc, un gruppo con sede a New York conosciuto colloquialmente come «Tuidang Center», suggeriscono che la fiducia nel Partito stia calando.

Il sito web dell’organizzazione, che dal 2004 ha iniziato a coordinare gli sforzi per far sì che i cinesi possano recidere i propri legami con le tre principali organizzazioni affiliate al Pcc – il Partito Comunista, la Lega della Gioventù Comunista e le organizzazioni dei Giovani Pionieri – mostra che quasi 380 milioni di cinesi lo hanno fatto, rinunciando ai giuramenti che un tempo avevano pronunciato a sostegno del comunismo.

Al 6 luglio Il numero è attualmente pari a 380.033.002, segnando quindi un aumento di circa 25 milioni rispetto a ottobre dello scorso anno.

Secondo i dati ufficiali, fino a giugno la Cina aveva 95,1 milioni di membri del Partito Comunista, ma questo dato non include i membri della Lega della Gioventù Comunista e dei Giovani Pionieri.

Nel 2004, Epoch Times ha pubblicato la serie editoriale Nove Commentari sul Partito Comunista Cinese, che descrive in dettaglio la storia e il funzionamento interno del Partito sin dal suo inizio. Da lì è nato il movimento «Tuidang», con persone in Cina che stampavano copie della serie e se le passavano tra loro. Il Tuidang Center con sede a New York, che ha più di 100 filiali in tutto il mondo, ha soprannominato il primo luglio il «Tuidang Day» o il giorno delle «dimissioni dal Partito».

Yi Rong, il direttore dell’organizzazione, ha affermato che il numero di dimissioni rappresenta un crescente risveglio della popolazione cinese, un fatto in sé «che vale la pena celebrare». «Gli oltre 10 anni del movimento Tuidang hanno lasciato il Pcc tremante di paura», ha detto a Epoch Times.

Un po’ alla volta sono state esposte le disastrose campagne politiche del regime nel secolo scorso, come: il ‘Grande balzo in avanti’, un movimenti in cui si sperava di aumentare, di colpo e nettamente, la produzione di acciaio del Paese, cosa che ha portato a una carestia di tre anni e a decine di milioni di morti; la ‘Rivoluzione Culturale’; la ‘politica del figlio unico’, recentemente abolita, in base alla quale sono stati effettuati oltre 300 milioni di aborti; la soppressione della fede religiosa e il soffocamento delle libertà di Hong Kong.

L’anno scorso, nel mezzo della pandemia, il Centro Tuidang ha avviato una petizione per chiedere la fine del regime comunista cinese, raccogliendo più di 1,1 milioni di firme.

Il Pcc ha solo se stesso da incolpare, afferma Yi. La gestione iniziale della pandemia da parte del regime e il continuo insabbiamento dell’origine del virus, hanno mostrato al mondo la sua «faccia spudorata» e, di conseguenza, lo hanno reso sempre più impopolare sulla scena mondiale.

 

Articolo in inglese: On the CCP’s Centennial, 380 Million People Have Already Quit the Party and Its Organizations

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