Il «patto col diavolo» di Bergoglio

Il Vaticano continua a soddisfare le richieste del regime cinese pur di riallacciare le relazioni diplomatiche con la Cina. Il famoso avvocato cinese dei diritti umani Chen Guangcheng, ‘risponde’ condannando pubblicamente questa linea politica della Santa Sede con un articolo intitolato ‘Il Vaticano sta facendo un patto con il Diavolo’, definendolo un tradimento morale nei confronti dei fedeli cattolici di tutto il mondo.

Recentemente molti media hanno annunciato che il Vaticano, guidato da Papa Bergoglio, sta per siglare uno storico accordo con la Repubblica Popolare Cinese per la ripresa delle relazioni diplomatiche: di fatto il Vaticano ha già capitolato di fronte ai diktat del regime cinese in merito alla nomina dei vescovi in Cina. E secondo una fonte interna alla Santa Sede mancherebbero pochi mesi alla firma di un trattato ufficiale.

Questa mossa costituisce una clamorosa inversione di rotta rispetto alla posizione che il Vaticano ha mantenuto inalterata per oltre sessant’anni, e ha scatenato numerose critiche nei confronti della leadership di Bergoglio. I detrattori sostengono che rinunciare al diritto di nominare i propri vescovi, priverebbe la Santa Sede di ogni residua autorità morale e de facto sui cattolici cinesi. Inoltre sarebbe un atto di tradimento eclatante nei confronti della ‘chiesa cattolica clandestina’ in Cina, ancora oggi pesantemente perseguitata dal regime cinese in quanto fedele solo alla Chiesa cattolica romana.

Tra i critici dell’accordo spicca appunto Chen Guangcheng, avvocato dei diritti umani diventato famoso nel 2012 per essere evaso dagli arresti domiciliari e aver raggiunto l’ambasciata americana a Pechino. Da allora Chen vive negli Stati Uniti dove continua a battersi per il rispetto dei diritti civili e a criticare apertamente il regime cinese. In un articolo pubblicato da Radio Free Asia il 20 febbraio Chen non ha usato mezzi termini: «L’accordo del Vaticano equivale a vendere la casa di Dio al diavolo».


L’ avvocato e attivista cinese per i diritti umani Chen Guangcheng fotografato in occasione di una visita allo Yuan legislativo di Taipei, Taiwan, il 25 giugno 2013. (Ashley Pon/Getty Images)

Chen, che attualmente è membro del Whiterspoon Institute e ‘professore ospite’ presso l’Institute for Policy Research and Catholic Studies dell’Università Cattolica d’America, è fra quelli che ritengono che la Santa Sede di Papa Francesco stia ingenuamente svendendosi al regime cinese, siglando un accordo che porterebbe beneficio unicamente al Partito Comunista Cinese: «Il Vaticano non sa che in Cina tutto deve sottomettersi alla volontà del Partito Comunista Cinese? Perché nel 1951 la Santa Sede ha rotto le relazioni con la Cina? È avvenuto proprio perché il Partito comunista insisteva nel voler controllare ogni cosa. Incluso Dio».

Il Vaticano e la Repubblica Popolare Cinese non intrattengono rapporti diplomatici dal 1951, perché il Pcc (ufficialmente ed effettivamente ateo) non appena preso il potere, ha avocato a sé il diritto esclusivo di nominare tutti i vescovi della Chiesa Cattolica Romana in Cina, in modo da poter mantenere il pieno controllo della Chiesa. E nel 1957 il regime comunista cinese ha fondato la propria Associazione patriottica cattolica cinese, un’organizzazione fantoccio che dovrebbe ‘rappresentare’ i cattolici cinesi.

La Santa Sede in passato non aveva mai riconosciuto questa organizzazione e tutti i precedenti papi hanno rifiutato di accettare i vescovi unilateralmente nominati dall’Associazione patriottica cattolica cinese: la facoltà di nominare i vescovi, nota come ‘investitura’, è considerata uno dei fondamenti della Chiesa Cattolica.

L’avvocato Chen ha anche parlato della controversia recentemente emersa a proposito delle parole di apprezzamento pronunciate da un alto prelato della Santa Sede nei confronti del regime cinese: durante un’intervista, l’arcivescovo Marcelo Sánchez Sorondo, direttore della Pontifica Accademia delle Scienze, ha dichiarato che il regime cinese oggi è probabilmente tra i migliori interpreti degli insegnamenti della Chiesa in ambito sociale. Lo sconcerto di  Chen Guangcheng non sorprende: «Stanno facendo finta di essere ingenui o lo sono veramente? Vogliono veramente condurre la Chiesa Cattolica, che conta oltre un miliardo di fedeli, a concludere un accordo con l’anti-cristiano e anti-cristo Partito Comunista Cinese?».

Chen ha anche sottolineato che l’arcivescovo Sorondo, uno dei maggiori sostenitori dell’accordo tra Papa Francesco e il regime cinese, ha presenziato a una controversa conferenza sul traffico di organi svoltasi a Pechino ad agosto del 2017.  Nel corso della conferenza, Sorondo è arrivato al punto di encomiare la politica di donazione degli organi in Cina.
«L’ostinata ignoranza di Sorondo è oltremodo disgustosa» ha commentato Chen, ricordando che la dittatura comunista cinese è responsabile dell’ampiamente documentato prelievo forzato di organi dai praticanti del Falun Gong e da altre vittime.

La conclusione di Chen Guangcheng è durissima: «Facendo un patto con il diavolo, che è il Partito Comunista Cinese, la Santa Sede umilierà se stessa e infangherà il nome della chiesa di Dio, di cui avrebbe il dovere di essere la rappresentante».

 

Articolo in inglese: Pope Francis’s Vatican Is ‘Making a Deal With the Devil,’ Says Chinese Dissident

Traduzione di Marco D’Ippolito

 
Articoli correlati