Il Partito Comunista Cinese a un bivio

Nel periodo estivo, nella località balneare di Beidaihe in Cina, l’atmosfera non è necessariamente quella da parole crociate, tuffi e chiacchiericcio: qui, infatti, è tradizione che l’élite del Partito Comunista Cinese si incontri per determinare le strategie politiche future.

Tuttavia, quest’estate sembra che il leader cinese Xi Jinping voglia interrompere la tradizione: Epoch Times ha appreso da varie fonti che gli incontri politici – di solito una sorta di contrattazione per i futuri incarichi politici – avranno un’importanza marginale, e i vecchi quadri in pensione, che in passato avevano avuto un grande potere dietro le quinte, non saranno i benvenuti ‘in spiaggia’ quest’anno.

Le nuove regole a Beidaihe sono il culmine di diverse mosse politiche e militari di Xi Jinping fatte nelle recenti settimane: appare chiaro che Xi vuole proseguire la sua campagna per eliminare la fazione politica rivale e consolidare il suo controllo sul regime. Se riuscirà a mantenere sotto continuo scacco i suoi avversari fino alla riorganizzazione che avrà luogo alla fine di quest’anno al 19simo Congresso Nazionale del Partito, sarà capace di riempire la Commissione Permanente del Politburo (la più importante assemblea dei leader del Pcc) delle persone a lui vicine e fedeli.

RESISTENZA POLITICA

Molti osservatori della Cina ritengono che Xi possa essere il più potente leader cinese delle ultime decadi, in quanto ha accumulato un mucchio di cariche e titoli: quello di leader centrale e ‘cuore’ del Partito, di comandante in capo dell’esercito, capo di diversi piccoli ma potenti corpi legislativi e ancora altro.
Le credenziali ufficiali, tuttavia, sono un indicatore poco rilevante dell’autorità di un leader, in un sistema politico nel quale le alleanze simil-mafiose che si allargano a macchia d’olio in reti clientelari permettono agli ex massimi leader di rimanere influenti anche dopo il loro ritiro dall’incarico ufficiale.
Per esempio l’ex capo del partito Jiang Zemin (al potere dal 1989 al 2002) ha ridotto il suo successore (Hu Jintao dal 2003 al 2012) ad una mera figura di rappresentanza, attraverso l’inserimento, all’interno del Politburo, di membri che erano completamente leali a Jiang, oltre che mediante l’ampliamento dei membri da sette a nove (per potervi inserire altri scagnozzi). La stampa cinese fuori dal continente, ha infatti commentato ironicamente più volte, che gli ordini inviati da Hu raramente erano arrivati più lontano del cancello di casa sua.

Jiang avrebbe potuto predisporre un sistema simile anche per Xi se non fosse per gli scandali che hanno tempestivamente colpito un suo uomo chiave (Bo Xilai) nel 2012. Secondo Bill Gertz del Washington Free Beacon, infatti, Wang Lijun (il braccio destro dell’ex membro del Politburo Bo Xilai), quando ha cercato di fuggire nel consolato degli Stati Uniti temendo per la sua vita, ha rivelato ai diplomatici statunitensi che era in corso «la più grande lotta per il potere nella leadership del partito». In quel periodo Xi, in un discorso pubblico, ha fatto chiare allusioni ad un tentativo colpo di Stato, dichiarando che Bo Xilai e altri associati di Jiang che erano stati purgati, avevano cercato di «distruggere e spaccare» il Partito.

A dispetto dello scandalo di Bo Xilai, Jiang è stato comunque in grado di far sedere in posizioni chiave i suoi fedelissimi compari e di tenere sotto controllo gli organi dello Stato anche sotto Xi.

Per esempi tre dei sette membri del Politburo sono noti alleati di Jiang. Fino all’inizio di quest’anno, inoltre, la maggior parte dei funzionari di alto livello erano legati alla fazione di Jiang. E tuttora la fazione influenza ancora gli organi della Sicurezza Nazionale del regime, l’apparato legale, il Dipartimento della Propaganda e il Ministero degli Esteri.

Gli analisti dicono che la resistenza della fazione di Jiang ha impedito all’attuale leadership di applicare le riforme nel campo politico, legale ed economico negli ultimi cinque anni.
Xi tuttavia ha avuto un grande successo nella sua campagna anti-corruzione: molti degli oltre 200 funzionari di alto livello e generali dell’esercito che sono stati purgati appartenevano alla fazione di Jiang.

L’ULTERIORE ASCESA DI XI JINPING

L’indebolimento della fazione di Jiang e il rafforzamento della parte di Xi si può vedere bene dalle recenti mosse politiche e militari di quest’ultimo.

Nell’ultima settimana di luglio, Xi ha purgato Sun Zhengcai, l’ex membro del Politburo che sembrava essere la radice più dura della fazione di Jiang, in quanto visto come un possibile leader futuro. Alcuni giorni dopo, Xi ha convocato un urgente incontro di due giorni per i leader massimi del regime in un hotel di Pechino, dove appunti e registrazioni non erano permessi e la sicurezza era al massimo livello. Il sito di notizie on line Up Media ha riportato che Xi ha giurato di «sopprimere ogni opposizione anti-Partito, esterna o interna» e «i fattori instabili […] a tutti i costi».
Zang Shan, giornalista di Hong Kong, ha detto a detto ad Epoch Times di credere che il tempismo del meeting, convocato prima delle ‘vacanze’ a Beidaihe, stia a significare grossi guai per gli anziani fedeli alla fazione di Jiang: «È possibile che Xi prenderà misure contro Zeng Qinghong o Jiang Zemin; qualcosa può accadere nelle prossime due o tre settimane». Zeng Qinghong era stato vice presidente e il braccio destro di Jiang.

TRE SCENARI

Secondo il corrente assetto del regime cinese, per la nuova Commissione Permanente del Politburo che verrà annunciata all’imminente 19esimo Congresso del Partito, si profilano tre possibili scenari.

Primo scenario: tutti i membri della Commissione sono scelti da Xi o dai suoi uomini di fiducia. Wang Qishan, capo della campagna anti-corruzione e vicinissimo alleato di Xi, rimane oltre l’età di pensionamento, che è posta a 68 anni (Wang ne ha 69). Questo scenario indicherebbe una posizione del tutto dominante di Xi nei confronti della fazione di Jiang.

Secondo scenario: i compari di Jiang riescono a ottenere due o tre seggi. Questo può succedere se la fazione di Jiang è capace di creare significativi problemi interni o esterni alla leadership di Xi prima del 19esimo Congresso del Pcc. Xi dovrebbe scendere a comprimessi con la fazione di Jiang e offrire loro una ‘presenza’ nel suo governo.

Terzo scenario: Xi taglia il numero dei membri del Politburo da 7 a 5 lasciando tra questi 5 solo i suoi fedeli e alleati. Questa prospettiva lascerebbe credere che la fazione di Jiang sia sull’orlo del collasso e che Xi voglia muovere il Paese verso un modello non diretto da una leadership collettiva, ma basato sulla sua unica autorità.

Articolo in inglese: How the Chinese Leadership Could Take Shape at a Key Political Meeting

Traduzione di Fabio Cotroneo

 
Articoli correlati