Il Nobel per la Pace contro la violenza sulle donne

Denis Mukwege, un ginecologo che aiuta le vittime delle violenze sessuali nella Repubblica Democratica del Congo, e Nadia Murad, un’attivista per i diritti umani yazida sopravvissuta alla schiavitù sessuale nello Stato Islamico, hanno ricevuto il Premio Nobel per la Pace il 5 ottobre 2018.

Il Comitato per il Nobel norvegese ha dichiarato di aver assegnato il premio a loro due in virtù degli sforzi intrapresi per porre fine all’uso della violenza sessuale come strumento bellico: «Entrambi hanno svolto un ruolo cruciale nel far conoscere, e combattere, questi crimini di guerra»

Mukwege dirige l’Ospedale Panzi nella città di Bukavu, nel Congo orientale. Dalla sua apertura nel 1999, la clinica accoglie migliaia di donne ogni anno, molte delle quali richiedono un intervento chirurgico dopo essere state violentate.

Murad invece è un’attivista della minoranza Yazidi in Iraq e più in generale dei diritti dei rifugiati e delle donne. Era stata ridotta in schiavitù e violentata dai militanti dello Stato Islamico a Mosul, in Iraq, nel 2014.

«Entrambi, in modi diversi, hanno aiutato a dare maggiore visibilità alle violenze sessuali in tempi di guerra, cosi che i responsabili possano essere chiamati a rispondere delle loro azioni», afferma il Comitato del Nobel.

‘Nient’altro che violenze sessuali’

Murad aveva 21 anni nel 2014, quando i militanti dello Stato Islamico hanno attaccato il villaggio dove è cresciuta, nella zona settentrionale dell’Iraq. I combattenti hanno ucciso coloro che hanno rifiutato di convertirsi all’Islam, inclusi sei dei suoi fratelli e sua madre.

Murad, insieme a molte altre giovani donne del suo villaggio, è stata fatta prigioniera dai militanti, e venduta ripetutamente per fini sessuali nell’ambito del commercio degli schiavi dello Stato Islamico.

Alla fine è riuscita a fuggire grazie all’aiuto di una famiglia mussulmana sunnita di Mosul, il principale gruppo etnico in Iraq, ed è diventata un’attivista per i diritti umani della sua comunità in tutto il mondo.

Nel 2017 Murad ha pubblicato una memoria delle sue traversie, The Last Girl, nella quale racconta gli strazianti dettagli dei suoi mesi di prigionia, della sua fuga, e del suo percorso da attivista per i diritti umani.
Ha scritto: «Ad un certo punto, non c’erano nient’altro che violenze sessuali. Era diventata la normalità quotidiana».

Gli attacchi dei militanti contro le comunità Yazidi in Iraq settentrionale sono parte di quella che l’Onu ha definito una campagna genocida lanciata dai militanti sunniti contro le minoranze religiose.

Questo premio Nobel è stato insignito in un anno in cui gli abusi e le molestie contro le donne, di tutte le estrazioni sociali e in tutto il pianeta, sono stati al centro dell’attenzione.
Quando le è stato domandato se il #metoo movement avesse ispirato la scelta del premio di quest’anno, la presidentessa del Comitato per il Nobel, Berit Reiss-Andersen, ha dichiarato: «Il #Metoo e i crimini di guerra non sono la stessa cosa. Ma li accomuna l’attenzione per la sofferenza delle donne e per gli abusi sulle donne, oltre all’idea molto importante per cui le donne devono abbandonare il concetto di ‘vergogna’ e parlare apertamente».

Il premio verrà assegnato a Oslo il 10 dicembre, anniversario della morte dell’imprenditore svedese Alfred Nobel, che ha fondato l’omonimo premio nel 1895.

 

Articolo in inglese: Nobel Peace Prize Won By Campaigners Against Rape in Warfare Denis Mukwege and Nadia Murad

 
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