Il New York Times sbatte Epoch Times in prima pagina. E si fa male da solo

Falsità in prima pagina: il 25 ottobre il New York Times ha dato molta visibilità a uno strano articolo riguardante Epoch Times, firmato Kevin Roose, che poi è stato in parte ripreso da alcuni giornali italiani.

Roose ha lavorato a quest’articolo per almeno otto mesi. Il risultato, tuttavia, è stato molto deludente. Invece di tentare di dipingere un quadro realistico di Epoch Times in qualità di media emergente, Roose è incorso in errori fattuali ed è ricorso ad allusioni e false dichiarazioni nel tentativo di macchiare la reputazione di un media concorrente.

Al centro dell’articolo c’è l’evidente malcontento del NY Times per il fatto che, a suo dire, Epoch Times è diventato, «uno degli editori digitali più potenti del Paese» (cioè degli Stati Uniti). L’articolo avrebbe potuto facilmente essere scritto come la storia di successo di un gruppo di cinesi-americani che hanno a cuore i loro diritti ad esprimere la propria opinione e sono riusciti a far crescere un grande media indipendente. Invece, Roose si affida a parole come «segreto» e cerca di legare Epoch Times americano a un media non correlato, al fine di mettere in discussione la qualità del suo pluri-premiato giornalismo.

Errori fattuali e false dichiarazioni

Roose ha incluso volutamente una serie di informazioni evidentemente erronee, nonostante fosse stato informato della loro inesattezza prima della pubblicazione.

Ad esempio, scrive che «forse l’esperimento più audace è stato un nuovo sito di politica di destra chiamato America Daily», ma Epoch Times non ha alcun collegamento con quest’organizzazione mediatica, com’è stato riferito a Roose in risposta alle sue domande via e-mail.

Lo stesso Roose non fornisce prove a sostegno di quest’affermazione e si limita a far notare invece l’esistenza di un ex dipendente di Epoch Times che ha lavorato poi per America Daily. Tuttavia questo coinvolgimento è avvenuto dopo che questo dipendente aveva lasciato Epoch Times americano.

Non ha senso ritenere Epoch Times responsabile delle azioni di un ex dipendente che lavora per un’altra società di media. Allo stesso tempo, questo mostra quanto Roose si sia voluto spingere, nel tentativo di mettere in cattiva luce Epoch Times, tanto da citare legami inesistenti con altre aziende.

Nel suo articolo Roose allude al fatto che la crescita di Epoch Times su Facebook sia stata in qualche modo il risultato di «click farm». Tuttavia non fornisce alcuna prova per tale affermazione. Come dichiarato in un’e-mail in risposta alle domande di Roose, Epoch Times «ha utilizzato gli strumenti promozionali di Facebook per ottenere un maggiore seguito organico e non attraverso ‘bot’ o ‘account falsi’», al contrario di quanto da lui scritto.

Roose scrive anche che Epoch Times è stato «uno dei più importanti promotori dello ‘Spygate’, una teoria del complotto senza fondamento secondo cui i funzionari dell’amministrazione Obama hanno spiato illegalmente la campagna di Trump del 2016».

Questa è una rappresentazione intenzionalmente falsata del lavoro giornalistico di Epoch Times americano sull’argomento dell’indagine Crossfire Hurricane dell’Fbi nel 2016. Epoch Times è stato davvero un leader nell’informazione sull’argomento, tanto da essere stato citato da altri media, incluso il NY Times stesso. Inoltre, l’argomento resta oggetto di indagine da parte del procuratore statunitense John Durham. Altro che teoria del complotto.

Roose afferma inoltre che «pubblicazioni e spettacoli collegati a Epoch Times hanno promosso la teoria della cospirazione QAnon e diffuso affermazioni distorte sulle frodi elettorali e sul movimento Black Lives Matter». Si noti l’espressione «pubblicazioni e spettacoli collegati a» Epoch Times. Incapace di attaccare direttamente Epoch Times, Roose cita queste entità «collegate», senza nemmeno specificare a cosa si riferisca.

In realtà, Epoch Times non ha mai «promosso la teoria del complotto QAnon» né pubblicato informazioni imprecise sulla «frode elettorale e sul movimento Black Lives Matter».

Citazioni selettive

Nel suo articolo, Roose cita esclusivamente ex dipendenti scontenti per attaccare The Epoch Times, ignorando i commenti positivi che hanno espresso altri intervistati.

Ad esempio, Roose ha intervistato il dissidente cinese Guo Wengui per il suo articolo, ma i suoi commenti non sono stati inclusi. In un video di YouTube, Guo riferisce di aver riferito a Roose che The Epoch Times è «eccellente» e «brillante». Inoltre, Roose aveva assicurato a Guo che l’intervista fosse volta a scrivere un articolo su di lui, salvo poi fargli domande riguardanti Epoch Times.

Guo ha anche elogiato Epoch Times per il coraggio dimostrato nei suoi servizi giornalistici ad Hong Kong, nonostante le intimidazioni del Pcc: «Li rispetto molto. Epoch Times trasmetteva in diretta girando a piedi per le strade di Hong Kong con le loro telecamere, puntando direttamente al Pcc. Pensi che sia facile?» aveva detto Guo, a Roose. Guo gli aveva anche chiesto: «Perché non indagate sul Pcc? […] Che tipo di media mainstream siete?».

Tuttavia, nessuno dei commenti di Guo sono stati inseriti nell’articolo. È normale che il NY Times includa solo citazioni di persone che parlano negativamente di un argomento trattato? Come può questo non essere prova di un grave pregiudizio?

Pregiudizi personali

Dei post sui social media indicano che Roose aveva preso una decisione su Epoch Times, prima ancora di scrivere l’articolo. In una serie di tweet pubblicati nel novembre 2019 e ora cancellati, infatti, Roose derideva Epoch Times e la sua posizione critica sul comunismo.

In una separata serie di tweet del dicembre 2019, Roose e altri tre giornalisti sostenevano di meritare «un premio» da Facebook, per aver indotto la società a vietare le pubblicità di Epoch Times. Roose si è unito allo scherno commentando: «Dio, avremmo tutti così tante case per le vacanze ormai». Sebbene il tono dei tweet fosse gioviale, tre dei quattro giornalisti – Roose, Smith e il reporter di Nbc News, Ben Collins – sono stati di fatto coinvolti in attacchi pubblici rivolti a The Epoch Times. Smith, del resto, ha anche contribuito all’articolo di Roose.

L’uso di Roose del «noi» in questo commento, e il semplice fatto che i giornalisti di testate concorrenti festeggino insieme una disgrazia subita da Epoch Times, solleva questa domanda: si tratta forse di una campagna coordinata e premeditata contro Epoch Times?

Inoltre, qual è la posizione degli editori del NY Times di fronte a questa espressione di chiaro pregiudizio e possibile collaborazione fra giornalisti concorrenti?

Violazioni dei diritti umani in Cina minimizzate

Nel suo articolo, Roose cerca di minimizzare la persecuzione in corso in Cina contro la disciplina spirituale Falun Gong. Questa persecuzione è stata ampiamente documentata da gruppi per i diritti umani e da enti governativi come il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Invece di citare una qualsiasi di queste informazioni disponibili pubblicamente, Roose cerca di sminuire i fatti.

Il giornalista ignora anche una grande quantità di prove che dimostrano come il Pcc uccida i prigionieri di coscienza, in particolare i praticanti del Falun Gong, per i loro organi, e invece descrive questo fatto oggettivo come una semplice «accusa».

Questo fa il gioco del Pcc, che per anni ha lavorato per influenzare i media americani. Articoli come questo sono estremamente preziosi per il Pcc, in quanto può usarli per i suoi sforzi di propaganda interna volti a giustificare le sue campagne di persecuzione in corso.

Lo stesso NY Times ha persino tradotto in cinese un precedente articolo di Roose su Epoch Times, il che sembra addirittura un tentativo di ingraziarsi il regime, mostrando di criticare uno dei principali avversari della sua propaganda.

Articolo in inglese: New York Times’ 8-Month-Long ‘Investigation’ of The Epoch Times: Light on Facts, Heavy on Bias

 
Articoli correlati