Il mito del bilancio delle vittime del Covid in Cina

Di Peter Zhang

George Bernard Shaw una volta disse: «L’assassinio è la forma più estrema della censura». Non stava esagerando. La rapida fine della politica Zero-Covid di Pechino ha mostrato la realtà dei numeri del Covid-19 riportati in Cina, ma i dati pubblicati sono ancora lontani da quelli che il buon senso si aspetterebbe.

Il 16 gennaio perfino Hu Xijin, un propagandista pro-Pechino spesso deriso per il suo servilismo, ha ammesso tramite il suo account Twitter che «il bilancio effettivo delle vittime di Covid-19 in Cina dall’inizio di dicembre è decisamente superiore a 60 mila, perché i dati ufficiali contavano solo i morti negli ospedali».

Forse non a caso, lo stesso giorno, Bloomberg ha pubblicato un articolo intitolato «I dati sui decessi per Covid dell’ospedale cinese sono solo un decimo del bilancio totale».

Con la brusca fine della politica Zero-Covid all’inizio di dicembre 2022, la Cina ha assistito a un’immediata epidemia di infezioni da Omicron in tutto il Paese, che ha infettato almeno 900 milioni di persone, l’80% delle quali presentava sintomi gravi, come riporta uno recente studio dell’Università di Pechino poi censurato dalle autorità del Partito Comunista Cinese (Pcc) e successivamente cancellato da tutte le piattaforme di social media.

Un rapporto della società di analisti con sede nel Regno Unito Airfinity ha stimato che nella sola giornata del 13 gennaio ci sono state 3,7 milioni di infezioni da Covid e 25 mila morti per Covid, portando il bilancio totale delle vittime a 584.000 dal 7 dicembre 2022.

Gli esperti temono che i dati di cui sopra siano solo la punta dell’iceberg. Alcuni hanno stimato che il bilancio delle vittime potrebbe raggiungere dai 200 ai 400 milioni, dato il crescente tasso di infezione. Zeng Guang, l’ex capo scienziato dei Centri cinesi per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), ha dichiarato il 12 gennaio che questa pandemia si è propagata a Pechino, seguita da Guangzhou, Chengdu e Chongqing, ma il suo picco più mortale non è ancora arrivato. Una ricerca di «Casi Covid in Cina» su Twitter produce immagini di ospedali sovraffollati di pazienti Covid-19 e pompe funebri piene di bare. Zeng Guang prevede che la pandemia continuerà per almeno due o tre mesi.

Dato che la Cina ha ristretto la definizione di mortalità Covid-19 a coloro che sono deceduti per insufficienza respiratoria dopo aver contratto il virus, il bilancio effettivo delle vittime rimane un mistero. Il 17 gennaio Reuters ha riferito che il suo giornalista aveva visto un avviso stampato del governo in un pronto soccorso dell’ospedale di Pechino, che invitava i medici a «cercare di non» scrivere ‘insufficienza respiratoria indotta da Covid’ sui certificati di morte.

Lo stesso articolo di Reuters citava un medico di un grande ospedale pubblico di Shanghai che affermava: «Abbiamo smesso di classificare i decessi per Covid-19 dalla riapertura di dicembre. […] È inutile farlo perché quasi tutti sono positivi».

Secondo il Pew Research Center, negli ultimi anni la popolazione cinese ha subito un calo, cedendo all’India il titolo di Paese più popoloso del mondo. Il basso tasso di natalità, oltre al massiccio bilancio delle vittime delle pandemie Sars e Covid-19, ha ridotto la popolazione cinese.

Per compensare questo forte calo della popolazione, negli ultimi anni Pechino ha spinto per una politica dei due figli e ora anche una politica dei tre figli nel tentativo di aumentare la crescita della sua popolazione. La politica del figlio unico, un tempo approvata, è stata ufficialmente abbandonata alla fine del 2015. Pechino ha recentemente ammesso che 9,56 milioni di persone sono nate in Cina nel 2022, mentre 10,41 milioni sono morte. In altre parole, le autorità hanno riconosciuto che la Cina aveva 850 mila persone in meno alla fine del 2022 rispetto all’anno precedente: la prima riduzione segnalata in sei decenni.

Secondo gli storici una massiccia e mortale pandemia come il Covid-19 non è nuova né unica alla luce della lunga storia della Cina. Spesso si sono verificate pandemie insieme a cambiamenti dinastici. Tra il 243 aC e il 1911 sono state registrate circa 290 gravi epidemie. Almeno 700 casi di diffuse malattie infettive sono stati identificati dal VII secolo aC alla fine del XX secolo in Cina.

Da una prospettiva culturale, sia il buddismo che il taoismo interpretano a  livello spirituale le pandemie catastrofiche come ‘retribuzione karmica’. Tradizionalmente, le persone in Cina hanno sempre trattato i disastri naturali come una forma di punizione divina e un monito per i mali della società. Ciò  è molto in linea con la fede cristiana: raccogli ciò che semini.

La recente Rivoluzione del Libro Bianco in Cina ha dimostrato che le masse sono stanche dell’insabbiamento e delle bugie del Pcc, così come della sua disumana politica Zero-Covid, che secondo alcuni ha causato più morti della pandemia stessa.

L’11 gennaio, l’Organizzazione Mondiale della sanità (Oms) ha ribadito che la Cina dovrebbe essere più trasparente sulla sua situazione Covid-19. Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico per la risposta Covid-19 dell’Oms, ha dichiarato: «Ci sono alcune lacune informative molto importanti sulle quali stiamo lavorando con la Cina per colmarle». Ma l’appello dell’Oms è ininfluente agli occhi di Pechino.

Come riportato da Radio Free Asia, Jiang Yunzhong, segretario del Partito Comunista per la biblioteca della prestigiosa Università di Qinghua, ha scritto sulla sua piattaforma di social media: «Qual è il grosso problema per qualche milione di morti? Nel 2021 la Cina ha avuto 10 milioni di morti; altri 5 milioni sono solo il 50% del numero di decessi».

La sua indifferenza nei confronti delle vittime del Covid-19 ha portato all’indignazione pubblica sui social media cinesi. Tale atteggiamento crudo e spietato ha in molti aspetti riflesso quello della leadership del Pcc verso il valore della vita umana.

Ciò che conta per il Pcc è mantenere il suo potere politico, a tutti i costi. Il presidente Mao Zedong una volta lo ha detto apertamente: «Il comunismo non è amore».

 

Peter Zhang è un ricercatore di economia politica in Cina e nell’Asia orientale. Si è laureato alla Beijing International Studies University, alla Fletcher School of Law and Diplomacy e alla Harvard Kennedy School come Edward Mason fellow. È affiliato con gli studi globali e internazionali presso l’Università di Salamanca. 

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

Articolo in inglese: The COVID Death Toll Myth in China

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