La crisi dell’industria cinese

Il manifatturiero cinese rappresenta un’arma a doppio taglio per il mondo intero: da una parte porta il piacere di uno shopping economico, dall’altra il dolore derivante dalla chiusura delle imprese. Il mondo sembra essersi abituato ai prodotti made in China acquistabili a bassissimo costo, che hanno però vita breve. Certo, il consumatore sa cosa sta acquistando e per questo, in caso di necessità, può ripetere lo stesso acquisto a basso costo, mentre la durata della vita del prodotto diventa un fattore secondario. Ma questo non durerà a lungo se Donald Trump si trasferirà alla Casa Bianca il prossimo gennaio.

Le imprese fallite e abbandonate nell’Ohio e nel Michigan sono state vividamente riportate agli occhi del pubblico americano grazie all’acceso dibattito fra Trump e la Clinton. Le esportazioni cinesi in America e la potenza industriale che le permette, continuano a essere le preoccupazioni principali del governo cinese, e attualmente sono diventate un rompicapo e una patata bollente per entrambi i Paesi ai due lati del Pacifico.

Il Washington Post sostiene che la Cina stia andando verso una nuova sconfitta nella competizione fra i settori manifatturieri di tutto il mondo, a causa della scarsità di personale qualificato, dell’aumento dei costi del lavoro, di agitazioni da parte dei lavoratori e di altri fattori. Dopo 30 anni di crescita accelerata e discontinua alimentata da un sorprendente boom nel settore edile e nelle infrastrutture, l’economia cinese ha semplicemente perso la propria energia. E le multinazionali stanno riportando i propri impianti in Occidente.

Tutto questo è allarmante poiché si sta verificando in un periodo in cui l’economia cinese sta entrando in stagnazione con disordini sociali e conflitti alle stelle, inoltre l’atmosfera in Cina è lievitata ulteriormente e ha raggiunto un nuovo livello di irrazionale autocelebrazione. I media cinesi, specialmente quelli online, sotto il silente consenso del regime hanno iniziato un nuovo ciclo di esagerazioni e vanti al fine di mostrare quanto le industrie e il manifatturiero cinese siano capaci. Per esempio un’azione di questo tipo si è verificata sulla ‘comunicazione quantica satellitare’, che non è niente più di un test per una possibile crittografia utilizzando la teoria dei quanti: niente a che vedere con la tecnologia satellitare.

Il governo cinese inoltre si è impegnato per sviluppare la propria industria spaziale, ma fonti interne potrebbero ribattere che, mentre la Cina è in grado di produrre motori per lanciare razzi, non è ancora stata capace di fare motori per aerei da caccia all’altezza delle promesse. E mentre Pechino si impegna ancora in sforzi di stile sovietico per portare l’uomo nello spazio, l’industria spaziale statunitense per l’orbita terrestre è passata in mani private.

I leader comunisti in Cina non sono solo attaccati al potere: lo sono anche al ‘rendimento’ derivato dall’utilizzo di tale potere; e questo accade in qualsiasi campo, dal controllo delle nascite, ai motori autoreattori, alla ricerca scientifica.
Negli anni ’70 e ’80, si è verificata una pioggia di meteoriti nella provincia di Jilin nel nordest della Cina. Dato che si trattava di un raro fenomeno astronomico capitato durante la Rivoluzione Culturale, il regime del tempo capì che poteva utilizzare il fenomeno per promuovere lo status del Paese all’interno della comunità scientifica internazionale. A questo scopo, in quel periodo furono avviati su larga scala diversi studi guidati dallo Stato e furono pubblicati diversi articoli, tuttavia, nel momento in cui questo episodio uscì dall’attenzione generale le attività di ricerca diminuirono.

L’esperienza tedesca ci dice che il supporto dello Stato nei confronti della ricerca privata e la prosperità degli istituti di ricerca privati, hanno contribuito al successo della Germania nel settore tecnologico e in particolar modo nel manifatturiero.
Tuttavia, il made in Germany non ha sempre goduto  del prestigio attuale: nel periodo successivo alla fine delle due guerre mondiali, il Regno Unito aveva preteso che i prodotti importati dalla Germania fossero marchiati chiaramente, e non perché fossero di qualità superiore ma inferiore, per cui i britannici volevano differenziarli dai propri. Mezzo secolo dopo, nessuno crede che i prodotti britannici siano superiori a quelli tedeschi, e al contrario, molti Paesi cercano di imitare il successo tedesco. La Cina sarebbe quindi un’eccezione?

A fine settembre, la società tedesca Dmg ha chiuso le proprie attività a Shanghai a causa del rallentamento della crescita economica della Cina e globale, del deterioramento delle condizioni di mercato, del basso tasso di utilizzo delle proprie capacità produttive, dell’alta inflazione e dell’escalation dei costi di produzione.

Dmg è il leader mondiale nella produzione di macchine utensili, e praticamente tutte le macchine in Cina nel manifatturiero di precisione erano fornite da questa società tedesca. Le automobili cinesi, i cellulari, e le industrie di elettrodomestici dipendono tutte dalla Dmg per i loro macchinari. Si può dire che questa multinazionale rappresenti le fondamenta del manifatturiero cinese.
L’uscita di Dmg dalla Cina è senza alcun dubbio un duro colpo per la condizione del settore. Le ambizioni dei piani di Stato della campagna ‘made in China 2025’ che sarebbero stati attuati tramite robot, stampa in 3D, e internet delle Cose, potrebbero ora tutti fallire.

Negli ultimi 20 anni, l’istruzione superiore cinese ha visto una sorprendente crescita senza pianificazioni integrate e a lungo termine. Un’assenza nel controllo della qualità e nella commercializzazione dell’educazione superiore, ha reso diffusa l’educazione universitaria ma la struttura complessiva è completamente distorta, con programmi e scuole professionali evidentemente lasciate a se stesse.
Molte lauree brevi e scuole tecniche sono state ‘innalzate’ indiscriminatamente a una durata di 4 anni, con conseguente calo nella qualità dell’istruzione superiore in Cina.

Quando i comunisti cercavano di espandere e consolidare il loro potere, etichettavano gli operai come ‘pionieri della borghesia’; ma nel momento in cui riuscirono a conquistare le redini del Paese e il sostegno da parte dei lavoratori, i colletti blu cinesi diventarono i reietti, non i pionieri. Lo status sociale degli operai è sceso lungo una spirale negli ultimi vent’anni, e questo a sua volta, ha gettato le basi per questa situazione di stallo e per l’attuale crisi del manifatturiero.

Il famoso ‘sistema duale’ tedesco delle università e della formazione professionale ammirato da tutto il mondo, pone l’enfasi sia sugli insegnamenti in classe che sulla pratica nelle fabbriche. Tutti vorrebbero imitare le piccole e medie imprese tedesche, ma il modello tedesco non è affatto facile da replicare, anche perché se lo fosse, ci sarebbero diversi manager tedeschi sparsi nel mondo forti degli anni di esperienza in patria.

Thomas Kautzsch in un articolo pubblicato a giugno su Harvard Business Review, sostiene che i tedeschi siano leader del settore automobilistico, delle macchine utensili, e dei componenti per auto grazie al fatto che riescono a integrare software, sensori, reti di comunicazione, e componenti di ogni tipo nella misura più ampia. Attualmente infatti sono riusciti a diventare i leader anche nella produzione digitale in ogni applicazione, dalle automobili, ai treni agli elettrodomestici per la cucina.

L’Economist sostiene che il metodo di produzione tedesco non sia facilmente esportabile come i loro prodotti. Sebbene una piccola impresa come Beckhoff Automation produca i dispositivi di controllo per più della metà delle turbine a vento della Cina, i loro segreti di produzione non sono facilmente imitabili dalle società cinesi, anche se quest’ultime sono famose per la loro abilità di imitare qualsiasi cosa. Oltretutto Beckhoff Automation opera a Shangai, sotto il loro naso.

Beckhoff Automation è una di quelle piccole imprese che costituiscono la categoria delle piccole/medie imprese in Germania, sebbene, il suo modo di operare e il suo stile di management risalgono a 200 anni fa. Agli occhi di Hans Beckhoff, uno dei quattro fratelli che gestiscono l’impresa, possiedono tutto e non prendono niente. Questo è certamente in linea con le tradizionali imprese private cinesi esistenti prima del 1949, ma sicuramente non con la situazione attuale, dato che tutte le imprese manifatturiere più importanti sono di proprietà statale e sono fortemente indebitate, tanto che ora i debiti le stanno soffocando.

Steven Rattner di Foreign Affairs, ha studiato come l’America potrebbe imparare dalla Germania, il tempio del manifatturiero europeo. Rattner ha notato una forte cooperazione fra il governo tedesco e le imprese private, inoltre sostiene che un altro fattore fondamentale per la produzione tedesca è un componente chiave presente ovunque che i tedeschi spesso affermano: «Produciamo cose che si inseriranno in cose, che si inseriranno in altre cose ancora». Le imprese tedesche, piccole, versatili e adattive possono concentrarsi sulla crescita a lungo termine e sul mercato azionistico, piuttosto che sul breve termine; una logica che le omologhe cinesi trovano difficile da imitare.

La Germania ha almeno due armi che le permettono di ambire al trono mondiale del manifatturiero: le macchine utensili delle piccole/medie imprese (come la Beckhoff), e i grandi marchi industriali (come Mercedes-Benz e Bmw). Il settore manifatturiero cinese non ha nessuna delle due: le imprese di Stato cinesi sono grandi, enormi gorilla inadeguati allo sviluppo di una nicchia, e come se non bastasse, i contratti con le grandi multinazionali del manifatturiero soffocano i marchi domestici.

Infine, un ulteriore fattore a detrimento della leadership cinese, è che sebbene la Ricerca e Sviluppo statali sembrino onnipresenti, al contrario sono i tedeschi a eccellervi: la cooperazione più prolifica fra un’istituzione pubblica e una privata è quella con la Fraunhofer Society, una società che rappresenta la forza motrice delle esportazioni di prodotti tedeschi ad alto contenuto tecnologico.
In una direzione simile, dopo aver conosciuto il modello Fraunhofer, l’amministrazione Obama ha richiesto 1 miliardo di dollari per formare una rete nazionale di innovazione e cooperazione. Implementare lo stesso schema in Cina potrebbe essere molto difficile principalmente a causa di fattori come il sistema politico, la burocrazia e la corruzione.

Il dottor Tian Xie (John M. Olin Palmetto) è professore di business e professore associato di marketing all’Università di Aiken della Sud Carolina, a Aiken, in South Carolina.

Quelle espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore e non riflettono necessariamente il punto di vista di Epoch Times.

 

Articolo in inglese: The Conundrum of Chinese Manufactoring

Traduzione di Davide Fornasiero

 
Articoli correlati